La morte della Meritocrazia
Dopo tanti anni passati nel campo delle Risorse Umane, ormai paragono il concetto di Meritocrazia a quelli di Principe Azzurro, Famiglia del Mulino Bianco o addirittura del Paradiso, cioè realtà che non sono dimostrabili scientificamente ma che ci danno la forza e la motivazione per andare avanti.
Sono cioè, usando un termine un po' ampolloso, concetti idealtipici, ossia realtà a cui si tende ma che per definizione non si possono raggiungere.
In azienda invece la forze più forti che ho visto sono la:
a) Politica, ossia viene premiato colui che si sa muovere meglio nel costruire relazioni a suo favore a danno di altri e non chi è più bravo a lavorare, così come
b) l'Invidia, che come la forza di gravità fa per la materia, tira verso il basso i talenti aziendali, per cui, anche qui, non viene premiato chi è più bravo a performare, ma chi attira meno l'invidia dei colleghi, così come
c) l'Anzianità, ossia il fatto che ricopre posizioni a livello gerarchico più elevate e guadagna di più chi è da più anni in azienda e non chi è più bravo nelle attività quotidiane.
In azienda infatti, e gli addetti del settore hr lo sanno bene, si cerca in tutti i modi di far emergere i cosiddetti talenti e di premiarli ma la sfida è praticamente impossibile.
Schede di valutazione, MBO, Analisi della Performance e del Potenziale, sono strumenti che ci danno solamente l'illusione di valutare oggettivamente le persone al lavoro ma nella maggior parte dei casi sono usate per coprire le altre logiche, che abbiamo appena elencato, più profonde e potenti.
Questo non perché siamo cattivi ma a causa di meccanismi insiti nella natura umana:
1) Un Responsabile che ha una performance ed un potenziale medio, può riconoscere in un collaboratore una performance ed un potenziale alto?
2) Un' Azienda può veramente premiare un dipendente geniale che critica lo status quo perché vede nella sua immaginazione un'organizzazione meglio strutturata e funzionante?
3) Un gruppo di lavoro fatto da persone con medie capacità e abilità, può davvero incoronare uno al suo interno per le sue prestazioni?
Secondo me la risposta a tutte queste domande è, nel 80% dei casi per essere ottimisti, un secco no.
Ciò quindi non vuol dire che lampi di meritocrazia a volte gettano luce nel panorama aziendale, ma nella maggior parte dei casi, siamo di fronte ad una notte senza luna, in cui, hegelianamente, tutte le vacche sono nere, ossia i collaboratori sono tutti uguali e non se ne riconoscono veramente le peculiari capacità.
Come per l'argomento Privacy, quello del Work-Life Balance anche per l'argomento Meritocrazia, se ne parla molto proprio perché in verità sono realtà, come dicevamo all'inizio, che non esistono ma che vorremmo, nella nostra testa, che esistessero.
Oltre a tutto ciò, nel panorama di cambiamento continuo che abbiamo nelle nostre aziende, va aggiunto che si fa veramente fatica a fare crescere coloro che meritano perché basta
a) un'acquisizione che taglia il personale dell'azienda acquisita,
b) un calo di mercato, causato da un concorrente appena nato dall'altra parte del mondo, che disintegra la marginalità o anche semplicemente
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c) un evento catastrofico come una pandemia o una guerra,
che fanno inevitabilmente tabula rasa in un attimo di tutti i talenti che avrebbero dovuto scalare la scala gerarchica.
Oltre a tutto ciò mettiamoci pure che non esiste un talento puro e semplice, per cui un fenomeno in un'organizzazione potrebbe non esserlo in un'altra dato che la bravura della persona si esplica in una specifica determinata cultura aziendale e non appunto sic et simpliciter ovunque.
Per cui un talento, per essere tale, dovrebbe oltretutto trovare anche l'azienda giusta per esprimersi in quanto tale.
Abbiamo visto infatti in tutte le organizzazioni persone brave che poi, cambiando azienda, hanno fallito, anche e soprattutto agli alti vertici.
Pertanto, per essere realisti, dobbiamo ammettere che la meritocrazia esiste in un così piccolo numero di casi che possiamo dire per conseguenza che non esiste e che se vogliamo che in qualche modo attecchisca nel mondo aziendale, così come in altre realtà, le persone devono completamente trasformare sé stesse mettendo da parte comportamenti radicati, quali quello politico, dell'invidia e dell'anzianità, che ci hanno accompagnato fino dalla notte dei tempi e sicuramente ci accompagneranno per un ulteriore lungo periodo della nostra esistenza su questa terra.
Nel caso dovesse succedere questa trasformazione potremmo allora veramente dire che saremmo sicuramente di fronte ad una vera rivoluzione dell'uomo e del suo operare in ambito organizzativo.
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Trainer Tecnico Commerciale presso L'Oréal Italia - Divisione Prodotti Professionali - Brand L'Oréal Professionnel
2 mesiBravo Alessandro, condivido a pieno il tuo pensiero!