La motivazione l'arma migliore

La motivazione l'arma migliore

Cari Lettori,


Vi ho lasciato a luglio con il primo articolo di questa rubrica che se non avete letto vi consiglio di farlo — cliccando qui  per non perdere il filo del discorso.


Sono sicuro che avrete sorriso a certe affermazioni e credo anche, vi posso capire, che avrete detto a voi stessi: “Facile a dirsi, un pò più complicato a farsi!”.

Avete pienamente ragione, ma vi ripetete questo perché pensate di non esserne all’ altezza oppure ne avete paura oppure preferite scartare l’idea di farlo perché non ci credete. Tutti questi sono stati d’animo leciti e umani, ma vi posso garantire che non costa nulla provarci ad essere quantomeno più propositivi e soprattutto avere la voglia di chiedere al nostro cervello e quindi a noi stessi cosa vogliamo cambiare (piccolo o grande che sia) nella nostra vita. Se al cervello fate la domanda giusta, lo stesso cervello, nei suoi Sembra strano, ma così succede. Provate a farvi una banale domanda e vedrete che il vostro cervello vi darà la risposta non immediata, ma ve la darà; ve lo posso garantire.

Subito dopo che avete individuato quello che vorreste cambiare oppure conquistare oppure migliorare iniziate a visualizzarlo. Si, visualizzarlo nella vostra mente, fantasticando ma rappresentandolo perfettamente e, piano piano, aggiungendo dettagli di ciò che state raffigurando. Maxwell Maltz – vedremo più avanti chi fosse – diceva spesso che: “la nostra mente non distingue un’esperienza vividamente immaginata da un’esperienza realmente vissuta”. Maxwell Maltz era un chirurgo plastico che poi si è interessato anche di psicologia, vedendo come il cambiamento radicale del volto (a quel tempo la chirurgia estetica non si occupava di rifare seni e nasi o liposuzioni e lifting, ma principalmente di curare cicatrici o ustioni molto gravi in seguito a incidenti) portasse spesso miglioramenti nella mente della persona che si sentiva brutta e sfigurata, ma non sempre questo accadesse. Vista la delicatezza del suo lavoro decise di studiare meglio la mente umana, anche per capire quando era appropriato accettare un lavoro (quando cioè un cambiamento fisico poteva risolvere un problema psicologico) e quando invece era necessario solo offrire un punto di vista migliore al paziente per metterlo nella giusta prospettiva.

Maltz studiava la psicocibernetica che pone gli uomini di fronte alla visione dell’immagine che loro positivi come il perdono, l’empatia, l’ottimismo, la fiducia in se stessi, sfruttando le stesse tecniche che fino ad oggi sono state usate per scopi negativi: ci si ripete sempre che cosa non si possa fare, immaginando gli scenari più negativi che potrebbero capitare, rodendoci per il rimorso o l’invidia, avendo paura di tentare e di fallire.

Gli uomini normalmente non si fermano a pensare a come funziona il loro cervello, i filosofi e gli psicologi sono in genere gli unici che si pongono queste domande, il che è strano se si considera che tutti quanti usiamo il nostro cervello per vivere così come usiamo il nostro corpo; sarebbe un po’ come se ci rendessimo conto di avere le gambe ma per tutta la vita non volessimo perdere tempo per imparare a usarle stando in piedi.

La psicocibernetica si propone di spiegare quali sono i meccanismi mentali dietro il successo. la parola “successo” è di per sé molto vaga, in che cosa consista l’avere successo dipende tutto da chi siamo e cosa vogliamo fare e diventare; tuttavia al di là dei diversi obiettivi che si possono scegliere ci sono nella vita persone positive, che si pongono ed ottengono molti traguardi e sono felici e soddisfatte di sé, ed altre che o non hanno il coraggio di puntare a nulla o falliscono sempre miseramente, e passano le giornate a lamentarsi e a dire quello che avrebbero fatto o potrebbero fare in futuro se la vita fosse più generosa o meno ingiusta, se gli capitasse l’occasione buona.

Il successo non è una questione di soldi e beni materiali, è la realizzazione di se stessi, l’ottenimento della serenità che deriva dal sapere dove si sta andando; per parlarne in senso metaforico è come pilota automatico che fa tutto il lavoro; viceversa il nervosismo, la fatica e la paura di un pilota che vola manualmente e con una cartina che non sa quanto sia precisa.

In sostanza se invece di immaginare sempre insuccessi, paure e sentimenti negativi, iniziassimo a visualizzare e pensare sentimenti ed emozioni positive il nostro cervello trasmetterebbe a tutto il nostro corpo stati d’animo positivi che si tramuterebbero in atteggiamenti esterni positivi e assolutamente edificanti per noi, in prima battuta, ma anche a chi ci circonda. Soffermiamoci ogni tanto a pensare tutto ciò perchè, veramente, ci rende particolarmente migliori e, soprattutto, ci permette di far crescere la conoscenza di noi stessi e delle nostre potenzialità. Come potrete vedere nella parte dedicata alla bibliografia, potrete trovare interessanti spunti e libri che parlano di tutto ciò in diverse sfacettature e in diverse chiavi di lettura. Quello che io ho imparato da tutti questi libri letti è che bisogna mettersi alla prova e rischiare, si rischiare di dire a se stessi: “ci ho provato, ma nulla è migliorato o successo nella mia vita”. Vi garantisco che provandoci seriamente e mettendosi alla prova, molto cambia e, anche, molto migliora della nostra vita e dell’atteggiamento di noi stessi verso la vita medesima.

Ci tengo a fare un piccolo inciso che è essenziale per predeterminare quella che dovrebbe essere la stella polare dei nostri cambiamenti: i valori! Ricordatevi che i valori, come vengono comunemente definiti dai padri fondatori della PNL, sono “super credenze”, cioè convinzioni molto profonde su quello che è molto importante per noi. i valori ovviamente sono e possono essere positivi e negativi.

I primi, per fare degli esempi, sono l’amore, la gioia, amicizia, salute, libertà, passione, etc;

I secondi, per fare sempre degli esempi, sono la rabbia, l’insicurezza, la depressione, la frustrazione, etc.

Ogni valore viene materializzato ed interiorizzato nel tempo, che di norma riguarda i primi ventun’anni della nostra vita, in tre fasi: periodo dell’imprinting, periodo del modellamento e periodo della socializzazione. Secondo Massey un famoso sociologo americano, intorno ai ventun’anni i nostri valori principali raggiungono una notevole stabilità e solo un’esperienza emotivamente significativa o, addirittura, un vero e proprio shock psichico potranno alterare la presenza o la gerarchia degli stessi valori. ovviamente questo, in linea di massima, è vero per tutti coloro che non diventano mai consapevoli dell’esistenza dei valori e della loro influenza nella propria vita. Per quelli invece che ne hanno preso coscienza oppure iniziano a prenderne coscienza e, quindi, ne assumono il controllo mentale, metterli in ordine e modificarli a proprio piacimento, può diventare una delle avventure più appassionanti della nostra vita perchè proprio da loro e dalla loro gerarchia mentale dipendono i nostri stati d’animo e la nostra immagine esterna.

Per non cadere troppo nel tecnico e, forse in alcuni casi, nel farraginoso, ci terrei che voi vi cimentasse nello scrivere i vostri obiettivi in un pezzo di carta – obiettivi che riguardano qualsiasi cosa vi stia a cuore – e tali obiettivi devono però avere un paio di caratteristiche essenziali affinchè siano decisivi. L’obiettivo deve essere specifico, definito e misurabile; con una scadenza certa; espresso sempre in positivo; fattibile; motivante; espresso in forma scritta (ma questo vedrete è un sistema che vi consiglierò anche quando ci addentreremo nel nostro lavoro quotidiano dell’ampliamento di reti e mantenimento delle stesse); non in contrasto con i propri valori; immaginabile e quindi visualizzabile nel vostro cervello; suddivisibile in sotto- obiettivi intermedi. Questo vi garantisco è l’esercizio che se fatto con concentrazione e con un occhio a tutto quanto abbiamo detto in precedenza, vi farà fare la differenza e vi farà ragionare su quanto ci siamo detti sino ad ora.

Ovviamente, visto che lo scopo di questi articoli è di darvi quella serenità e forza e passione per migliorare il vostro lavoro, uno degli obiettivi che vi consiglio di scrivere nella forma sopra riportata sia anche e non solo, di tipo lavorativo.

Vi aspetto per il terzo numero ad ottobre.

Mirko Odepemko per Intermedia channel

http://www.intermediachannel.it/l-angolo-de-ilbroker-seconda-tappa-del-viaggio-al-centro-della-motivazione/


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