LA NOIA. SENTIMENTO PESANTE MA UTILE
C’era una volta la noia. Sembra una battuta, ma non lo è, perché un tempo ci si annoiava di più, mentre oggi il cellulare e le connessioni digitali non fanno annoiare nessuno.
Quando ci si annoiava il sentimento provato era fatto di abulia come caduta del desiderio. Per meglio dire la noia che è emozione di tutti ma in particolare degli adolescenti, indica fastidio e disinteresse associato ad un senso di vuoto pesante e vischioso. È una condizione temporanea ma la sensazione prevalente è quella di stare lontani dal mondo, in disparte e per un tempo lungo.
La mancanza di voglia fa pensare che tutto sia fermo immobile e non ci siano le possibilità per rimettere in moto le energie. In tedesco la parola che la definisce è “langeweile” ovvero tempo lungo e immobile dove domina la distanza dello sguardo e fa vedere la vita come piatta e incolore.
Negli anni giovanili per alcuni è un peso insopportabile che non lascia intravvedere nulla di interessante da fare o da dire. Scriveva Roberto Gervaso: “la noia è incapacità di godere” (Il grillo parlante, Bompiani), cioè assenza di godimento e entusiasmi, apatia e per lo più abulia, cioè volontà inerte.
La paura è di chi sta a fianco a chi vive la noia che fa temere un ritiro dell’energia vitale e che l’insopportabile ripiegamento possa essere l’incipit di una depressione. In famiglia allora la noia è combattuta o messa al bando dai genitori, solitamente incapaci di tollerare un figlio inoperoso, senza interessi e in ozio. L’assenza di vitalità del pensiero che fa temere un disturbo dell’umore, non va trascurata ma la noia non è una patologia.
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È esperienza umana universale ineliminabile, di sicuro uno stato emotivo difficile ma allo stesso tempo può essere un potente stimolo alla creatività. Perché quando la noia ci riemepie, il nostro cervello cerca di uscire da quella situazione di stallo operativo e si mette alla ricerca di soluzioni nuove, mobilita il pensiero divergente e di solito fa intravvedere originali soluzioni che riguardano il senso della vita o le possibili vie di uscita dal disagio.
In altre parole la noia non è pericolosa ma è problematica la sua gestione. Il benessere mentale si costruisce piuttosto con l’accettazione di essa e non con l’evitamento. Perché è uno stato psicologico che appartiene alla nostra esistenza e ha un suo preciso valore. Caso mai dovremmo saper governare la noia e non sostituirla con altro. Per tutti è consigliabile di attraversarla provando a fare qualcosa di creativo, dipingendo, suonando o scrivendo.
Agli adolescenti suggerirei di connettersi con se stessi e li inviterei a riflettere su quei pensieri ricorrenti. Chiederei loro di fare qualcosa di nuovo, come una riflessione o una meditazione. Di certo chiederei di non riempire i vuoti relazionali con le connessioni digitali.
A chi sta negli immediati dintorni dei giovani invece di criticare e “predicare” a dismisura, penso sia meglio promuovere con l’annoiato qualcosa da condividere, un’attività comune come una passeggiata nella natura, magari in silenzio. Le ricerche sembrano dirci che c’è un rapporto diretto tra noia e benessere, tra silenzio delle parole dette e l’ascolto delle sonorità interiori e della comunicazione verbale e non verbale che ci riguarda.