La prima cosa da fare (lettera aperta a un risparmiatore comune)
Caro lettore, ti indirizzo questo articolo supponendo che tu sia “il risparmiatore comune”, che ha messo da parte alcune decine o magari un paio di centinaia di migliaia di Euro e che li ha investiti presso la propria banca, in cui tiene il conto corrente per le spese di casa.
Se sei più fortunato o hai rapporti con più banche e risparmi suddivisi qua e là, non snobbare queste righe, potrebbero esserti utili ugualmente.
C’è un fattore chiave per avere dalla propria banca una buona consulenza per gli investimenti. L’ho chiamato “la prima cosa da fare”. Nello stesso tempo è una cosa che non sempre viene fatta e che troppo di rado viene fatta davvero bene.
Possiamo chiamarla “mettere in chiaro”, ovvero trasparenza e informazioni complete, del cliente con la banca e della banca con il cliente.
Nella realtà dei fatti sono pochi i clienti che raccontano volentieri alla propria banca tutti i propri affari economici. La diffidenza è comprensibile: la nostra libertà dipende anche da quanto gli altri sanno di noi; le banche non sempre negli ultimi tempi sono apparse aver cura degli interessi dei propri clienti; l’impiegato di riferimento, chissà perché, cambia ogni due o tre anni. Sicché la confidenza magari non viene spontanea.
Tuttavia una buona consulenza non può che fondarsi su una condivisione dei dati. Nessuno terrebbe nascosti i propri sintomi al medico … Se questo riferimento ad un principio di buon senso e di fiducia reciproca non convince – e posso capire – aggiungerò un altro motivo, concreto e realistico anche in questo mondo imperfetto: la tutela che la legge ti accorda, la tutela che prevede che ti sia data una consulenza che non ti faccia danno, poggia proprio su questo, su ciò che tu hai detto alla tua banca e su ciò che la tua banca ha detto a te. Più che detto, scritto.
D’altra parte ti invito a valutare quanto serva fare i misteriosi: dal conto corrente partono tutte le tue spese, lì arrivano tutti i tuoi introiti, di lavoro o altro. Magari ci paghi le tasse sugli immobili. Se hai un mutuo ti hanno già fatto la radiografia. Se hai un’attività in proprio, pure. Su questo non mi dilungo oltre.
Ti racconto invece che da circa quindici anni c’è un principio generale nella legislazione dell’Unione Europea: la tua banca non ti può consigliare, per i tuoi investimenti, ciò che le pare. Proprio non può. Le tue caratteristiche costituiscono un limite, definiscono un perimetro, rispetto al quale alcuni proposte sono consentite, altre no. Questo principio generale è comunemente chiamato “adeguatezza”.
Ma questo forse già lo sai, hai già risposto alle domande del cosiddetto questionario MiFID o come altro lo hanno chiamato. E forse lo hai fatto malvolentieri, e forse lo stesso impiegato aveva una certa fretta, e magari anticipava le risposte e ti diceva “se non ha capito non si preoccupi, ci penso io, è una formalità”. Ebbene, no. Ciascuna di quelle domande ha un senso, è stata pensata per la tua tutela ed è stata vagliata dalle autorità di vigilanza. Ciascuna tua risposta costituisce un orientamento per il futuro dei tuoi risparmi.
Conviene prendere sul serio questa seccatura del questionario. Esso rileva le tue conoscenze ed esperienze circa gli investimenti. La tua obbiettiva possibilità di prendere rischi e la tua effettiva volontà di prenderli. L’orizzonte temporale che tu dai ai tuoi investimenti. Se è stato compilato in fretta, senza capire, se non ne hai una copia … chiedi di rifarlo. E chiedi di capire. È un tuo diritto.
Se riterrai che i consigli ricevuti ti abbiano ingiustamente danneggiato, sarà proprio questo questionario che potrai far valere. Eventualmente anche davanti ad un arbitro gratuito, l’Arbitro per le Controversie Finanziarie istituito presso la Consob.
Ora, dopo averti detto – un po’ in sintesi – le carte che devi mettere in tavola tu, cerco di farti un sunto delle carte che deve mettere in tavola la banca.
Ogni soluzione di investimento, ogni prodotto o servizio di investimento – insomma quello che ti viene proposto di comprare con i tuoi soldi – deve essere dotato di una propria documentazione illustrativa, che ti dia un’idea sufficiente delle caratteristiche, delle verosimili attese di rendimento e dei rischi. Ti deve essere data prima, prima che tu decida. Se non la comprendi ti deve essere illustrata prima, prima che tu decida. Se ancora non la comprendi, la proposta deve essere ritirata. E ti deve essere detto perché ti si consiglia quell’investimento, perché proprio quello invece di tutti gli altri possibili, perché proprio quello considerando gli altri che già possiedi.
Il complesso dei tuoi investimenti, infatti, non può essere una arlecchinata casuale. Deve essere anch’esso coerente con le tue caratteristiche. La banca te ne deve dare conto in un documento riassuntivo e chiaro.
La banca ti deve inoltre dare conto in modo chiaro dei costi impliciti dei tuoi investimenti. Per ciascun investimento, prima che tu lo sottoscriva. Per il tuo portafoglio complessivo, almeno una volta all’anno. Sì, perché investire costa, anche se non si vede. Qualcuno sta lavorando per te, acquista per te azioni, obbligazioni e altro sui mercati finanziari; confeziona con questi un prodotto (un fondo, una polizza, una gestione patrimoniale, un certificato, ecc.); lo distribuisce, paga un impiegato per proportelo, ecc. Non lo fa gratis, giustamente. Potrebbe chiedere il giusto e potrebbe essere esoso. Se guardi solo l’ultima riga, il risultato dei tuoi investimenti, non saprai mai quanto hai speso. Ma se hai speso troppo, l’ultima riga sarà poco soddisfacente. Hai diritto di sapere cosa c’è sopra.
Ahimè, ho dovuto essere molto sintetico. Ma le norme di cui ti ho scritto sono state fatte per evitarti il peggio e il sistema bancario si è attrezzato per adempiere ai suoi obblighi, adeguarsi alle tue caratteristiche ed anche per spiegarti più in dettaglio. Magari non tutti gli operatori sono diligenti, perché questo confligge con il loro interesse a fare in fretta, a non avere troppi vincoli, ad addebitare un po’ di nascosto al cliente costi elevati. Ma gli operatori corretti ci sono e ci sono operatori migliori di altri. Per avere il meglio è utile sapere che c’è ed è utile chiederlo. La prima cosa da fare è “mettere in chiaro”.
ex insegnante presso Liceo s.statale E Torricelli
4 anniGrazie! È molto utile