La questione ucraina
Nelle ultime ore i sensazionalistici media occidentali paventano la possibilità di un attacco russo nei confronti degli amati cugini ucraini. Con lo scoppio delle ostilità sono due gli (improbabili) scenari che andrebbero a delinearsi: un’invasione su larga scala o un attacco minore.
L’invasione è ovviamente tatticamente possibile, nonostante le forze russe radunate al confine non siano ancora in numero sufficiente per sopraffare il seppur ben equipaggiato (meglio, riarmato dall’anglosfera) ma numericamente limitato esercito ucraino. Gli studiosi di strategia militare ci insegnano a tal proposito che il rapporto di forze tra l’armata d’invasione e quella di difesa dovrebbe essere 3 a 1.
La Russia possiede però alcuni vantaggi intrinsechi: circonda l’Ucraina via terra da Nord e da Est, può contare sulle esigue forze separatiste nel Donbass, oltre che dell’apporto bielorusso al conflitto. La penisola fortificata della Crimea costituisce infine base logistica sia per l’esercito che per la Flotta del Mar Nero, negli scorsi giorni rimpolpata da mezzi da sbarco anfibi provenienti da Kaliningrad. Senza dimenticare che quello russo resta l’esercito di terra più potente al mondo.
Insomma, nonostante l’apporto di Londra, fedele segugio di Washington, che ha garantito alle forze ucraine un gran numero di missili Stinger e Javelin (anti-carro e anti-elicottero), l’avanzata russa potrà essere solo rallentata, non arrestata. La mancanza di barriere orografiche e il dispiegamento di forze ostili su un fronte lungo 2000 km causerebbe l’inevitabile formazione di salienti in cui l’esercito ucraino si andrebbe per forza di cose a infilare. Per ultimo, la vicinanza di Kiev al confine permetterebbe a Mosca di completare le operazioni di invasione in tempi relativamente brevi, almeno per quanto riguarda la parte orientale del paese, compresa la capitale.
D’altro canto, mantenere il controllo su una nazione grande quanto l’Afghanistan, con una popolazione largamente ostile e filo-occidentale, è una questione molto più complicata. Detto che l’economia russa non è in grado di sostenere lo sforzo di un’occupazione militare, le sanzioni europee e statunitensi aggraverebbero la già compromessa situazione finanziaria di Mosca. Infine, il credito presso l’opinione pubblica internazionale del Cremlino esaurirebbe di certo. E a farne le spese sarebbe anche la Repubblica Popolare, costretta dalla tattica ad assumersi l’onere di sostenere l’ambiguo alleato.
Nel caso di un attacco minore, sia esso un’incursione volta a mettere in sicurezza le aree contese di Lugansk e Donetsk, sia un attacco cyber o un tentativo di colpo di stato, la situazione sarebbe ben diversa. Intanto, sicuramente emergerebbero contrasti in seno alla NATO sulle modalità di risoluzione della crisi. Le sanzioni si applicherebbero lo stesso? L’impedimento statunitense alla messa in funzione del raddoppio di Nord Stream resterebbe ancora effettivo?
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Come in gran parte delle vicende umane, l’interazione tra soggetti nazionali, che, è bene ricordarlo, sono formati da esseri umani, è una questione di percezioni. Le differenti percezioni della controversia tra Russia e Ucraina determineranno l’atteggiamento degli Stati nei confronti della stessa. La lente cognitiva attraverso la quale le collettività interpretano la realtà che li circonda, influenzata da retaggio culturale e storico di quest’ultime, inevitabilmente condizionerà la reazione alla crisi.
Proviamo un secondo a spostarci dall’ambito tattico a quello strategico. Se è vero che in battaglia l’effetto sorpresa è ancora l’aspetto più rilevante nell’economia di una guerra, il grande ammassamento tattico di truppe da parte di Mosca al confine rientra piuttosto nella logica di una più ampia contesa strategica tra Stati Uniti e Russia volta a ridefinire l’architettura securitaria dell’Est Europa. Seppur grande dimostrazione di capacità logistiche e rapidità esecutiva, lo stanziamento di oltre 130.000 soldati, mezzi e artiglieria lungo il confine ucraino sono da interpretare come forte carta negoziale in mano a Putin nel dialogo a distanza con l’omologo statunitense, Biden. Ma facciamo un passo indietro.
Per gli Stati Uniti il dossier ucraino costituisce sgrammaticatura strategica per eccellenza. Per Washington l’escalation o la de-escalation dello scontro rappresenterebbero per un osservatore esterno una situazione win-win. Se la Russia decidesse di attaccare, anche le cancellerie europee più aperte al dialogo e riluttanti ad applicare il regime di sanzioni previsto in caso di invasione sarebbero costrette a schierarsi col patron d’oltreoceano. Compattando di fatto il fronte euro-americano in ottica anti-russa, con le relative conseguenze sul piano energetico ed economico. Se Mosca procedesse invece con una de-escalation, senza che le sia stato offerto nulla di sostanzioso in cambio, la sconfitta russa in termini di credibilità internazionale rappresenterebbe di per sé una vittoria per la Casa Bianca.
Di contro, i motivi per cui l’amministrazione Biden si prodiga per una soluzione diplomatica alla questione sono essenzialmente due: il primo è che l’Europa rimane il continente per mezzo del quale gli Stati Uniti impongono la propria egemonia sul mondo. Un’ apertura europea nei confronti di Mosca rappresenterebbe una sconfitta per gli apparati statunitensi e di conseguenza una presa meno salda sui satelliti europei. Il secondo motivo è che nonostante l’Europa resti il continente più importante del globo, la sfida revisionista lanciata dalla Cina si combatte nell’Indo-Pacifico, specificatamente nello stretto di Taiwan. La questione ucraina comporterebbe per Washington un impiego di risorse non destinabili al contenimento marittimo di Pechino.
Per concludere, le tempistiche in questo caso sono fondamentali. L’arrivo del disgelo durante le operazioni militari incastrerebbe le forze russe nel pantano ucraino, vanificando i vantaggi di cui sopra. I prossimi giorni saranno fondamentali per capire quali concessioni possano ottenere i contendenti. Nella convinzione che una guerra alla periferia dell’Europa si debba evitare.
Italy Communication Specialist
2 anni👏🏻👏🏻👏🏻