La relazione uomo-macchina e il futuro del lavoro
Il modo in cui gli esseri umani interagiscono con i computer sta subendo un cambiamento radicale, che avrà un impatto significativo sul futuro del lavoro.
Il film di Stanley Kubrick del 1968, 2001 Odissea nello Spazio, non era così lontano dal vero quando immaginava un futuro in cui una macchina (chiamata in quel caso HAL) poteva assumere il ruolo di collega o membro di un equipaggio, capace di capire il linguaggio e di processarlo, di interpretare le emozioni e automatizzare i ragionamenti.
Anche se tutto ciò non è ancora propriamente realtà nel mondo del lavoro, è comunque questa la direzione che l'interazione Uomo-Macchina sta prendendo, con la possibilità che si delinei un terreno di gioco a metà tra i due.
Molti di noi sono già abituati a conversare quotidianamente con una serie di macchine come Siri o Alexa, attraverso semplici comandi vocali.
E il mercato degli assistenti digitali sta fiorendo, tanto che si pensa che il loro numero sia destinato a crescere dai 3,25 miliardi del 2019 a circa 8 miliardi nel 2023. Siamo i testimoni di una generazione di persone che sono cresciute con smartphone e assistenti vocali e che si aspettano di poter chiedere a un computer di realizzare uno o più lavori per loro.
Questo trend sembra interessare anche l’Italia, dove l'utilizzo degli assistenti digitali a controllo vocale è sempre più diffuso, soprattutto quando si tratta di effettuare acquisti online o utilizzare servizi legati alla gestione dei servizi domestici. Secondo una ricerca di Juniper Research, infatti, il 72% degli intervistati preferisce rivolgersi ad un assistente vocale per il controllo degli elettrodomestici, di porte e finestre, dei punti luce e dei riscaldamenti.
Da strumento a collega
All'inizio dell'era informatica gli uomini erano al servizio del computer e li riempivano di dati attraverso schede perforate. Oggi, il computer si è evoluto in una sorta di cassetta degli attrezzi accessibile attraverso l'interfaccia bidimensionale dello schermo e capace di supportarci in qualsiasi cosa facciamo.
Ma gradualmente, la dinamica tra uomo e macchina sta cambiando, e il computer sta diventando sempre di più una forma di intelligenza pervasiva presente su tutte le piattaforme digitali e sistemi informatici, aiutando chi lavora a portare a termini le sue mansioni in modo facile ed efficiente.
Abbiamo appena iniziato a vedere come l’Intelligenza Artificiale influenzerà le interazioni tra umani e tecnologia, e come, per esempio, le funzionalità smart speaker di Amazon Echo, Apple HomePod e Google home stiano evolvendo da semplici comandi vocali a ecosistemi capaci di supportare applicazioni e interazioni dentro la casa.
Ci vorrà ancora del tempo prima che l’Intelligenza Artificiale sia largamente utilizzata come componente nei sistemi di business e nei workflow, ma ci sono già i segni di un prossimo cambiamento in questo senso. Il computer, da un semplice strumento, si trasformerà in un collega, nel reale senso del termine.
Una relazione di fiducia e collaborazione
Anche il legame emozionale tra umani e computer sta cambiando. Se i due possono lavorare insieme e il computer rappresenta un aiuto per l’uomo, potremmo finire per stabilire relazioni di fiducia. Il computer ha un suo modo di guardare al mondo, e ci aiuta a ottenere successi in determinati ambiti.
Nel workplace del futuro, potremo vedere computer che imparano dalle persone, per eseguire infine al posto loro i compiti più monotoni e ripetitivi e permettendo così di dedicare più tempo ai lavori più creativi.
Gli assistenti vocali saranno in grado di dare consigli e raccomandazioni agli umani offrendo parametri relativi alle performance di ciascuno e dando consigli sulle priorità relative ai carichi di lavoro o su come prendere le migliori decisioni o ancora su quando concedersi una pausa
Il futuro del lavoro
Riprendendo brevemente l’analogia con “Odissea nello spazio”, chi conosce il film sa che il computer HAL alla fine prende il controllo, dando la priorità a ciò che era meglio per la missione rispetto a quanto sarebbe stato il bene degli umani che componevano l’equipaggio.
Lo scenario di un computer che diventa dominante nella storia dell’Interfaccia Uomo-Macchina è senza dubbio una ovvia fonte di preoccupazione.
Tuttavia, il nostro mondo è progettato a misura d’uomo e la stessa Intelligenza Artificiale è programmata da umani e può avanzare soltanto nella misura in cui decidiamo che ciò accada. HAL aveva preso il controllo solo perché era stato programmato che così accadesse.
In futuro, vedremo probabilmente un confine tra uomo e macchina sempre meno netto, e ciò potrebbe avere un impatto decisivo sul modo in cui lavoriamo. Alcuni concetti che adesso sono soltanto emergenti daranno in realtà forma al futuro del lavoro. In particolare, vogliamo sottolineare come il passaggio da un’interfaccia a misura di computer a una a misura d’uomo permetterà agli umani di comunicare e collaborare con sistemi informatici in modo naturale e umano. In alcuni tra i casi di cui ci stiamo occupando, l’interfaccia Uomo-Macchina sarà intuitiva, intelligente e in ultima analisi molto utile, lasciando il workspace immutato ma al tempo stesso molto diverso.
Questo articolo è stato pubblicato anche su 01net.it : https://www.01net.it/relazione-uomo-macchina-futuro-lavoro/
Sales, R&D and Innovation, Agile PMO at Netalia | Co-founder & CEO at AppNRun
5 anniIl punto rimane sempre quello: l'uomo al centro e non altro, che sia ad esempio il profitto, un'ideologia, o il mero esercizio del potere... in ogni caso il tema dell'etica - già ampiamente trattato nell'ambito della Life Science - diviene ancora più rilevante se parliamo di algoritmi, tecnologie di intelligenza artificiale, sistemi a guida autonoma con meccanismi decisionali potenzialmente essi stessi in evoluzione. La responsabilità personale non viene meno quando si impiegano sistemi "intelligenti" ma il confine della responsabilità stessa è forse più difficile da tracciare. Il film "Sully" evidenzia bene quanto valga, ancora ai giorni nostri, il contributo dell'uomo nel prendere decisioni critiche, non solo in modo rapido e informato ma soprattutto svolgendo una valutazione etica dei possibili esiti delle decisioni stesse. E questa valutazione non sarà mai delegabile per un uomo che si possa definire tale.