Alla scuola delle donne
Che cos’è il progetto “Alla scuola delle donne”?
La migliore definizione è quella di uno spazio nel quale interrogarsi sul ruolo delle donne nell’ambito della conoscenza, nel mondo antico come in quello moderno.
Negli ultimi cinquant’anni gli studi di genere ci hanno insegnato molte cose sulle donne nella storia, nella letteratura, nella filosofia, nelle scienze. Ma soprattutto ci hanno insegnato che esiste una pluralità di prospettive dalle quali guardare a questi ed altri aspetti delle società e delle culture, e che quelli legati alla componente femminile si articolano anch’essi in una molteplicità di percorsi e di storie che val la pena di raccontare.
Uno di questi percorsi riguarda lo spazio del sapere. A quanta parte di esso le donne hanno avuto ed hanno accesso, nelle diverse società, antiche e moderne? E in che modo questo ha avuto una ricaduta sulle strutture e le forme di queste società? E, ancora: di questo sapere, quali contenuti si sono sviluppati specificamente in rapporto al mondo femminile?
Si tratta di aspetti riconosciuti dalla cultura “ufficiale”, di conoscenze che plasmano le società in maniera meno visibile ma più sommersa e profonda, o addirittura di contro-saperi che si pongono in concorrenza o addirittura in alternativa alle conoscenze socialmente accreditate?
E, poiché l’approccio alla conoscenza ha un aspetto passivo e uno attivo, una riflessione in questo campo non può prescindere dai ruoli educativi destinati alle donne, dagli ambiti in cui questi si disegnano e, ancora una volta, dall’influenza che questo può avere nel definire la società.
L’impulso iniziale di questo progetto - avviato nel 2016 - muove dallo studio delle società antiche, greca e romana. Ma non si tratta di una prospettiva fine a se stessa perché queste società per alcuni versi sono servite da modello a quelle più recenti, per altri costituiscono un utile specchio rivelatore di dinamiche in atto ancor oggi.
Le donne antiche, nonostante il loro spazio fosse definito all’interno di società profondamente maschiliste, furono investite di ruoli importanti, da quello di custodi delle memorie familiari, della vendetta e del sangue, a quello di prime destinatarie della promessa salvifica delle religioni misteriche, da quello di sovrintendenti delle attività economiche primarie a quello che toccava gli orizzonti più alti della cultura del loro tempo, sia pure talvolta pagandone un prezzo altissimo.
Le tracce della loro vita reale si ritrovano molto più nella documentazione materiale che in quella letteraria e, in ogni caso, ci mostrano un percorso lungo e faticoso alla loro scoperta, che deve spesso far ricorso a percorsi d’indagine nuovi e a prospettive “trasversali”. Alla fine della ricerca, tuttavia, appare visibile come lo spazio del sapere consentito alle donne, o quello elaborato da loro, non fu mai uno spazio neutro o neutralizzato ma spesso aiuta a ricostruire un’immagine più autentica del mondo in cui queste donne vissero.
Siamo partiti pensando che la storia di queste donne, il loro “spazio nel margine” (come lo ha definito qualche anno fa il titolo di un saggio) di un modello culturale che ha costituito un paradigma fondamentale per la cultura moderna e contemporanea, avesse qualcosa da dire sulle società di oggi. Sì, anche sulla nostra quotidianità, nella quale l’educazione negata si rivela una schiacciante violenza esercitata su milioni di bambine e ragazze nel mondo, o nella quale, parallelamente, assume un’importanza sociale significativa la progressiva “femminilizzazione” di alcuni studi, come quelli classici e umanistici, di fronte a un accesso molto più limitato agli ambiti delle scienze “dure”, legate a modelli di sapere che acquistano sempre maggior riconoscimento nel mondo contemporaneo.
Ci siamo interrogati sulle luci ed ombre nel ruolo delle donne nella trasmissione del sapere e della cultura, superando gli stereotipi rivendicativi in voga sino a qualche decennio fa, e cercando di riconoscere il contributo attivo riservato alla componente femminile della società. Infine, abbiamo cominciato a ragionare sulla differenza fra l’emancipazione (a volte apparente) che era consentita alle donne antiche dall’accesso a conoscenze e modelli del sapere connotati al maschile e la possibilità di un contributo “al femminile” alla scienza, fatto di ambiti conoscitivi, di uno spazio autonomo d’indagine, di una prospettiva sui principi della ricerca veramente disegnata dalle donne che facevano scienza.
E, sul filo del confronto fra passato e presente, abbiamo riconosciuto che una “buona domanda” rimane sempre quella relativa all’effettiva capacità di elaborazione e condivisione di un pensiero e un metodo “femminile” del sapere, nella sua “messa a sistema”, conservazione e trasmissione. O ancora, a seguire, quale peso possa avere per una società una cultura che, emancipando i saperi elaborati dalle donne, solitamente relegati ai margini di competenze convenzionalmente demandate agli uomini, possa declinarsi anche al femminile.
Le nostre domande e le nostre risposte le abbiamo sviluppate con ricerche specifiche legate ai metodi d’indagine sull’antichità ma abbiamo cercato anche di aprire un dialogo con altri settori specialistici, con la scuola, con un pubblico più vasto. Perché a volte anche le semplici curiosità di chi desidera sapere aprono nuove strade da percorrere.
Vogliamo scommettere su questo dialogo, cercando di ampliarlo ed arricchirlo il più possibile, ma provando a non fargli perdere tensione e profondità. Per questo il progetto “La scuola delle donne” è in primo luogo orientato all’incontro di prospettive e punti di vista diversi, che partano da una base di lavoro d’indagine e offrano riflessioni e proposte che chiunque, con questi presupposti, possa raccogliere, sviluppare, condividere.
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Grazie ❤️
Flavia Frisone
Professore di Storia greca e Geografia storica del mondo antico - Dipartimento di Beni Culturali Università del Salento
Docente di Fonti epigrafiche e numismatiche greche - Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici "Dinu Adamesteanu"
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