La sesta estinzione

La sesta estinzione

“Quello di estinzione è forse il primo concetto scientifico con cui devono vedersela i bambini di oggi” (Elizabeth Kolbert).

Sono state cinque le grandi estinzioni della storia della Terra e vengono racchiuse nel termine “Big Five”.

Sappiamo bene che un'estinzione è causata da un evento catastrofico che porta alla scomparsa di piante ed animali.

Questo concetto che purtroppo, oggi, ci pare così ovvio in realtà non lo è. Ci siamo mai chiesti quando si iniziò quindi a parlare di estinzione?.

Andando indietro nel tempo osserviamo che questo concetto non era presente in epoche quali il Medioevo o il Rinascimento per esempio. Cercandolo poi in periodi ancora più remoti, per esempio ai tempi di Aristotele e della sua pubblicazione intitolata “Storia degli animali”, non lo troviamo.

Il concetto di estinzione comparì durante il periodo della rivoluzione francese, per merito del naturalista Jean Cuvier e di un animale, da lui studiato, conosciuto come Mastodonte americano.

Sulla base dei suoi studi applicati a resti di diverso tipo (ossa, denti, e disegni di scheletri) Cuvier giunse alla conclusione che questa specie doveva essersi estinta e che quindi doveva esserci l'esistenza di un mondo precedente al nostro.

Cuvier si oppose, però, al concetto di evoluzionismo (che poi si troverà con Darwin). Scoprì, quindi, l'estinzione ma non accettò il concetto di evoluzione.

Perchè? Lui si basò principalmente sull'anatomia e giunse ad affermare che gli elementi che compongono un animale combaciano con le sue abitudini di vita.

Se quindi una sola di queste parti venisse alterata, verrebbe meno la sua integrità. Cioè se un animale nascesse con organi differenti da quelli dei suoi genitori non sarebbe in grado né di sopravvivere né di dare origine a un tipo di creatura nuova. Per Cuvier quindi era assurdo che gli animali potessero modificare i loro caratteri fisici in base ai mutamenti dell'ambiente.

A Cuvier comunque non interessava capire l'origine della specie quanto capire la sua scomparsa. Arrivò alla conclusione che la terra fu turbata da eventi terribili.

Secondo lui una sorta di catastrofe poteva essere sufficiente per far scomparire una specie. Ma che tipo di catastrofe? Dato che gli animali sono delle unità funzionali che si adattano alle condizioni di vita non c'è una ragione valida per cui debbano morire in massa.

Gli eventi devastanti quali: eruzioni vulcaniche, grandi incendi di foreste, ecc...non erano un valido motivo per pensare all'estinzione di una specie. Quando accadevano, gli animali si spostavano, semplicemente.

Tornando agli studi sul mastodonte americano questo risulta scomparire circa 13 mila anni fa e la sua fine rientra tra le scomparse definite come “estinzione della megafauna”. Questa catena di estinzioni coincide con la diffusione dell'essere umano moderno e in modo sempre più crescente si ritiene che sia un risultato diretto.

In tal senso l'evento critico delle ultime estinzioni sembra essere riconducibile non a meteoriti, glaciazioni o altro, ma bensì a noi.

Daniel Schon

CEO, Country Manager & Business Developer - Costruisco sistemi e reti per l'acquisizione clienti - Consulenza per la crescita, marketing e innovazione digitale.

4 anni

Ciao Eleonoro, anche se trovo il tuo articolo abbastanza forte e preoccupante da una parte, lo apprezzo dall'altra, perché trovo molte similitudini tra lo scenario descritto e aziende/professionisti che devono affrontare il cambiamento per non estinguersi. Quindi spero che potremmo in qualche modo vedere velocemente rinascere una forma evoluta del nostro modo di essere accomodanti e poco inclini al cambiamento, che invece richiede la massima urgenza. 😉

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