La solitudine fra noi

La solitudine fra noi

Marco se ne è andato e non ritorna più, ma la tristezza adolescenziale cantata da Laura Pausini per un amore perduto a causa di un padre trasferitosi per lavoro è ben presene fra oi: diventata un sentimento sociale molto diffuso negli ultimi anni, portando conseguenze molto ramificate.

A partire dagli adolescenti: in Europa, fra i 15 e i 24 , il suicidio rappresenta la seconda causa di morte (la prima sono gli incidenti stradali, spesso causati dall'abuso di alcol e sostanze che rappresenta un forte indice di disagio), mentre a procurarsi ferite con atti di autolesionismo è ormai un adolescente su 5. Secondo l'osservatorio del Bambin Gesù, i ricoveri per suicidio o ideazioni suicidarie sono passati "dal 17% nel gennaio 2020 al 45% del totale nel gennaio 2021. Per questo, l’ospedale ha predisposto un Servizio per la gestione dell’autolesionismo e la prevenzione del suicidio in età evolutiva". A causare questo aumento epidemiologico è stato l'isolamento sociale che i ragazzi hanno subito durante i mesi del lockdown: dai 15 ai 24 anni questa misura è stata particolarmente pesante, con le scuole superiori e le università trasferitesi stabilmente sulla rete mentre i bambini più piccoli hanno potuto in qualche modo continuare a frequentare le classi anche se non in modo costante.

La solitudine però non è diventata un male endemico della nostra società soltanto a causa della pandemia: lo racconta Noreena Hertz nel suo bel libro "Il Secolo della solitudine" (Il Saggiatore), facendo risalire l'atomizzazione della società agli albori del neoliberismo thatcheriano. È stata la signora di ferro tanto idolatrata da buona parte della politica a dichiarare, in una intervista al Sunday Times nel 1981, che "L'economia è il metodo, l'obiettivo è cambiare il cuore e l'anima". Secondo la Hertz, infatti: "Il neoliberismo ha cambiato radicalmente il modo in cui ci vedevamo l'un l'altro e gli obblighi reciproci che sentivamo di avere, valorizzando qualità come l'ipercompetitività e il perseguimento dell'interesse personale, a prescindere dalle conseguenze esterne". Facile vedere in questa considerazione le radici della mutazione del concetto di libertà che, partendo dalla partecipazione cantata da Gaber è diventata libertà di fare quello che voglio, indipendentemente dalle conseguenze che il mio comportamento potrebbe avere sulla società. Una situazione resa visibile in un storico spot di Vodafone dove le persone viaggiavano nel cielo rinchiuse in una bolla accompagnate dallo slogan "tutto intorno a te".

All'interno della bolla, anche il "più tempo per sé stessi, per leggere" che ci siamo raccontati durante il lockdown si è rivelato una pietosa bugia. I tristi dati presentati al rinato Salone del Libro di Torino dall'Associazione Italiana Editori e pubblicati su Il Libraio mostrano che da gennaio 2019 a gennaio 2021 il numero di italiani che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi è passato dal 65% al 56%, ed è aumentata anche la differenza fra le diverse tipologie di lettori: i lettori forti leggono sempre di più, i lettori deboli sempre di meno.  Il 59% delle copie vendute sono acquistate dal 23% dei lettori (quelli che leggono più di 7 copie l’anno).

Quello che è aumentato notevolmente è il numero di volte in cui controlliamo il cellulare, arrivato a 1200, per un totale di consumo di tempo di circa tre ore e un quarto ogni giorno. Per venire incontro a questo ossessivo compulsare, in alcune città come Sidney, Tel Aviv, Seul sono stati realizzati semafori che proiettano lo stop e il via sul marciapiede, per poter incontrare lo sguardo dei passanti telefonici, quando addirittura non inviano messaggi di direttamente sul cellulare per dire che bisogna fermarsi o che si può passare. Le città però non solo si formano sulle nostre abitudini, ma le formano: se da un lato favoriscono il nostro essere isolati, dall'altro lo promuovono. In alcuni parchi di Londra vengono diffusi fastidisosi ronzii udibili solo dalle orecchie dei più giovani per evitare assembramenti fastidiosi a quelle dei pensionati che danno da mangiare ai piccioni, e anche in Italia sindaci premurosi costruiscono panchine apposta per rendere impossibile il riposo dei senza tetto, senza rendersi conto che così limitano anche le occasioni di socializzazione di tutti.

Limitare la socializzazione, però, ha un grosso vantaggio dal punto di vista del liberismo economico di cui abbiamo parlato in precedenza: generando frustrazione, aumenta la ricerca di soddisfazioni compensative nello shopping. Lo sanno bene i cinesi di AliBaba, che si preparano a festeggiare l'11 novembre un nuovo Single Day, nato per anticipare l'orgia di acquisti del Black Friday che prelude al Natale, ma che ormai sta per essere superato dal Natale stesso, dal momento che nei supermercati i panettoni litigano già per conquistare spazio sugli scaffali alle zucche di Halloween. L'accensione anticipata delle lucine natalizie ha, insomma, lo stesso scopo delle luci costantemente accese nei pollai industriali dove le galline vivono in gabbie singole: disturbare la ciclicità per condizionare l'individuo a produrre. O ad acquistare, che in fondo sta diventando il nostro lavoro più impegnativo, quello cui è finalizzata ogni nostra attività.

Così anche la socializzazione si trasforma in una modalità di consumo: ritrovarsi per fuggire da una gabbia e pubblicare l'esito della fuga sulle piattaforme social, il cuore stesso dell'esperienza delle Escape Room, ha lo stesso sapore claustrofobico di un film di culto come The Cube. Non scapperemo dalla nostra solitudine, neanche radunandoci in piazza sotto palchi che ci spingono ad applaudire cose che razionalmente non condividiamo, ma che ci fanno sentire coccolati nelle nostre paure. Perché un insieme di IO non necessariamente riesce a costruire un NOI, e anche se sulla spiaggia troveremo cento milioni di bottiglie, anche se continueremo a non essere i soli a sentirci soli, resteremo pur sempre nella nostra isola deserta. E intanto Sting ha compiuto 70 anni...




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