La strada giusta per evitare il traffico

La strada giusta per evitare il traffico

Durante lo IAB Forum 2016 ho avuto il piacere di intervistare Avichai Bakst, Director of Business Development di Waze, il navigatore GPS acquisito da Google per la sua capacità di innovare nel mondo della mobilità.

Ascolta l'intervista originale in inglese o continua a leggere per la sua traduzione in Italiano.

Giulio Gaudiano: Ciao Avichai, è un piacere averti qui. Vorrei partire prima di tutto spiegando a chi non conosce Waze, cos’è Waze e qual’è l’idea che sta dietro a questo progetto.

Avichai Bakst: Waze ad oggi è il navigatore GPS più utilizzato al mondo e aiuta le persone a spostarsi da A a B nel modo più veloce possibile. Per esempio quello che vogliamo fare è portare le persone da casa a lavoro, o viceversa, nel modo più sicuro e veloce possibile. Il nostro mantra, quello in cui io credo, è che possiamo far risparmiare alle persone, ogni giorno, anche solo 5 minuti della loro vita.


GG: Il motto di Waze è “Outsmarting, traffic, together” e fa pensare ad un modo collaborativo e originale di gestire il problema del traffico. Puoi dirci due parole su questo punto focale: la “gestione collaborativa del traffico”?

AB: Certamente! Una delle cose più importanti che ci differenzia degli altri navigatori è che i dati condivisi dagli utenti si trasformano in aggiornamenti in tempo reale per chi sta guidando. Tutto ciò è realizzato da una community di utenti - ad oggi abbiamo tra i 65 e i 70 milioni di utenti nel mondo - e tutte queste persone contribuiscono alla community anche solo utilizzando la app mentre guidano. Non c’è bisogno di contribuire in maniera attiva, per esempio segnalando incidenti o proponendo modifiche alla mappa. Basta tenere la app aperta mentre si guida e con i dati che noi raccogliamo facciamo in modo che tu possa aiutare la community, senza neanche pensarci. E’ questo il potere del crowd sourcing: puoi avere un grande impatto sociale. E' ciò che succede con Wikipedia, dove ognuno può modificare le pagine, questo avviene anche con noi dove tutti i dati, in tempo reale, possono avere un impatto positivo sulla navigazione degli altri ed aiutarli, grazie ad una app che è scaricabile e utilizzabile gratuitamente, per sempre, da chiunque. Questo è una leva molto potente.

E’ questo il potere del crowd sourcing: puoi avere un grande impatto sociale.

GG: Possiamo pensare a questa condivisione da molti a molti, come ad un aspetto della Sharing Economy?

AB: Penso che per alcuni aspetti lo sia. Di fatto il mondo sta andando nella direzione della condivisione, dell’aiuto reciproco. Se pensi ad Airbnb, dove condividi le informazioni sugli appartamenti in cui alloggi, o al car-pooling, che ti fa condividere la macchina con altre persone per fare un tragitto comune, ci rendiamo conto che questo è un trend che si sta diffondendo ovunque. Questa tendenza sta diventando sempre più capace di condividere anche attività individuali e credo che questo aspetto “sociale” sia lo stesso che sta dietro alla nostra app.

GG: Tu hai detto: “Waze è gratis per tutti”. Proprio oggi parlavo di Waze ad un mio amico e lui mi ha chiesto: “Come fanno a monetizzare?”

AB: Waze è nato 8 anni fa, ma solo 4 anni e mezzo fa abbiamo creato una piattaforma per inserire annunci pubblicitari. Abbiamo capito dopo aver guadagnato centinaia di migliaia di utenti, che potevamo monetizzare quegli utenti, fornendo loro informazioni commerciali in tempo reale. Non volevamo solo sparargli pubblicità a caso, come banner intrusivi, ma volevamo creare valore per le persone. Ed è stato così che se oggi vedi sulla mappa un distributore di benzina Esso o un McDonald, forse è proprio ciò di cui hai bisogno per fare benzina o per prendere qualcosa al volo per cena. Anche se non salterai giù dalla macchina la prima volta che li vedi perché ne hai un bisogno immediato, magari lo farai la settimana successiva. E’ così che cerchiamo una performance pubblicitaria nel tempo, creando brand awareness. Aiutiamo le persone a capire dove sono determinati negozi, magari facendogli conoscere brand che non conoscono ma che incontrano sul loro tragitto abituale. Questo è il valore aggiunto che cerchiamo di dare tramite la pubblicità. Mostrare pubblicità a caso è molto semplice, ma quello che cerchiamo di fare noi è mostrare la pubblicità giusta, nel momento giusto, ad una persona che conosciamo: sappiamo che sta guidando, che ha uno smartphone, che sta andando a lavoro o tornando a casa. In questo modo possiamo lavorare per dagli una pubblicità che sia utile.


GG: Nell’ultimo anno mi è successa una cosa: due volte - la prima durante il lancio del film Terminator 3 e la seconda per l’ultimo episodio di Star Wars - il mio navigatore ha cambiato voce iniziando a parlare come Arnold Schwarzenegger o come il robot di Star Wars. Che cenere di impatto ha una simile operazione di Brand Marketing?

AB: E’ curioso come questa strategia abbia due aspetti. La casa di produzione, per il lancio di Terminator 3, voleva fondamentalmente far conoscere il film e si è rivolta a Waze per perseguire questo obbiettivo pensando di trovare il loro target. Loro ci hanno dato un budget e noi gli abbiamo dato visibilità, ma c’è anche un’altro aspetto importante. Quello che vogliamo fare è divertire gli utenti usando la voce di Terminator o del robot C1P8 o di Morgan Freeman per il film “London is Falling”. Per inciso Morgan Freeman ha una voce molto rilassante e le persone sono state molto contente di guidare con la sua voce come guida. Quindi non si tratta solo di fare pubblicità ma di dare valore, assecondare chi guida e creare una sorta di emozione positiva che renda piacevole la guida. In questo modo mentre guidi senti la voce rilassante di Morgan Freeman che ti dice “svolta a destra” o “vai a sinistra” o “procedi sempre dritto per cento metri”. Non si tratta di fare soldi ma di rendere migliore l’esperienza di chi guida.

Non si tratta di fare soldi, ma di rendere migliore l’esperienza di chi guida.

GG: Nell’ultimo anno si è sentito parlare molto di intelligenza artificiale e di interazione vocale tra uomo e macchina. Per Waze c’è la possibilità di inserire la destinazione usando la tecnologia del riconoscimento vocale, ma non c’è molta interazione con il software, tranne alcuni pop-up e avvisi vocale se il tuo itinerario è cambiato e il tuo tempo di arrivo a destinazione è diventato più lungo o più breve di quello dichiarato ad inizio viaggio. Che tipo di sviluppo l’intelligenza artificiale e l’interazione vocale possono avere in Waze?

AB: Stiamo cercando di aggiungere sempre più comandi vocali perché la sicurezza di chi guida è la nostra priorità. Più comandi si possono dare a voce, più sicura sarà la guida. Non vogliamo integrare funzioni come il controllo delle stazioni radio ma solo focalizzarci sulla guida. C’è poco da fare: se io ho Waze installato sulla mia macchina o sullo smartphone e posso avviarlo, dirgli dove voglio andare e sentirmi guidato con la voce, il mio viaggio sarà più piacevole e sicuro. E’ questo quello che vogliamo fare.

GG: Parliamo di quando il navigatore GPS ti porta nel luogo sbagliato. A volte capita. Non molto spesso a dire il vero, ma comunque, con qualsiasi tipo di GPS, può accadere che sbagli indirizzo di destinazione, o può succedere qualsiasi altra cosa durante il viaggio. A volte poi si incontra traffico, o un incidente stradale. Pensi che se in tutti questi casi Waze interagisse con il guidatore, cercando di attenuarne il senso di frustrazione, si potrebbe creare una sorta di fiducia nonostante il contesto negativo?

AB: Secondo me noi dobbiamo farci carico della responsabilità di queste cose, almeno fino ad un certo punto. Voglio dire che se chi guida inserisce come destinazione un luogo pericoloso, noi dobbiamo condurlo fin là anche se sappiamo che è un luogo pericoloso. C’è un’esempio a Rio de Janeiro, dove ci sono alcune aree della città che sono pericolose da visitare, per cui abbiamo aggiunto una funzionalità che, nel caso venda inserita come destinazione una di queste aree, ti domanda: “Sei sicuro di voler andare lì? E’ una zona pericolosa”. Noi abbiamo una mentalità molto aperta e siamo alla continua ricerca di modi per poter proteggere chi guida con noi. Per cui se sappiamo che stai andando in un posto pericoloso, vogliamo avvisarti. Anche se si tratta di un errore umano e se il nostro lavoro è portarti dal punto A al punto B, noi cerchiamo di fare del nostro meglio per garantirti di arrivare sano e salvo a destinazione. 


GG: E’ incredibile! Negli ultimi anni ci sono stati un sacco di cambiamenti nel nostro modo di usare le tecnologie, eppure per quanto riguarda i navigatori GPS si tratta sempre della stessa storia: scrivi l’indirizzo dove vuoi andare, premi “Start”, e sei guidato a destinazione. Che ne pensi? Ci sono cambiamenti che non vediamo che stanno cambiando il mondo dei navigatori GPS o si tratta semplicemente di un’esigenza semplice che viene gestita in modo molto semplice?

AB: Io penso che siano vere entrambe le cose. “Semplicità” è la parola d’ordine in molte società tecnologiche. Per cui se pensi che Waze ha un sacco di sviluppatori e ingegneri che lavorano per migliorare il software, ma alla fine questo software fa qualcosa di molto semplice. E’ qualcosa di molto complesso se guardi al codice, ma dal punto di vista di chi guida si tratta solo di avere la strata più breve, o ancor meglio, la strada più veloce e sicura, aiutandoci l’un l’altro con la condivisione di dati. In fondo penso che sia la semplicità il vero punto di svolta: Waze è una app simpatica, è gratis, ti da una sensazione piacevole quando la usi, e mentre guidi non ti senti solo ma, in un certo senso, accompagnato dagli altri 7 milioni di utenti che la usano e che contribuiscono a migliorare il tuo percorso.

"Semplicità" è la parola d'ordine per molte tech company

GG: Quando ho provato Waze per la prima volta sono rimasto colpito dall’opportunità di interagire con gli altri utenti e di creare gruppi locali. Era un tipo di interazione nuova dal mio punto di vista. Ma poi, utilizzandolo tutti i giorni, non ho avuto più tempo di utilizzarlo per interagire. Ci puoi dare qualche dato sulle interazioni tra guidatori? Le persone parlano effettivamente tra loro o è una sorta di funzionalità secondaria?

AB: E’ decisamente una funzionalità secondaria. Noi non incoraggiamo le persone ad interagire mentre guidano e di sicuro cerchiamo di fare in modo che chi utilizza l’applicazione mentre si guida si un passeggero e non il guidatore. Tuttavia noi vogliamo che sia possibile una sorta di componente sociale, in modo che le persone sentano di poter interagire con le une con le altre. E’ quello che dicevo prima rispetto alla componente sociale: il nostro slogan è “Outsmarting traffic together” e far sentire unite le persone ha un grande valore per noi. Noi lo incoraggiamo sicuramente, ma di certo questa funzionalità è secondaria perché la cosa più importante è portarti da un punto ad un’altro nel modo più veloce e sicuro possibile.


GG: Nei prossimi 5 o 10 anni - parliamo un po’ del futuro - vedremo grossi cambiamenti per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata, la realtà virtuale ma anche le smart city. Quali pensi siano le già grandi opportunità per chi si occupa di mobilità e traffico dal tuo punto di vista.

AB: L’intelligenza artificiale è sicuramente qualcosa di centrale per il futuro della mobilità, anche se non possiamo prevedere come. Io posso affermare con certezza che dal momento che il trasporto diventerà unicamente un servizio, ci saranno una serie di cambiamenti epocali nei prossimi 15-20 anni. Possiamo prevederli a grandi linee: macchine che si guidano da sole e car sharing di sicuro saranno qualcosa di centrale per il trasporto. Le persone non dovranno imparare a guidare. Possiamo immaginare che i bambini che nascono oggi non impareranno mai a guidare. Ci saranno di sicuro grandi cambiamenti e se al momento non possiamo prevederli ad uno ad uno, possiamo sicuramente dire che ci saranno, soprattutto per quanto riguarda i più di 1 milione di incidenti stradali causati da distrazioni ogni anno. Stiamo parlando di 1 milione di persone muore ogni anno in incidenti d’auto, che stiamo subendo senza senza motivo. E’ ovvio che ci saranno dei cambiamenti: ci sarà più car sharing, più guida autonoma, più persone che viaggiano si spostano insieme e ci saranno meno macchine per strada. Se riduciamo al 10% in muore delle macchine in strada, non esisterà più il traffico. Se pensi che il 97% del tempo la macchina che tu possiedi resta inutilizzata. Nelle macchine ci sono quasi sempre 2 o 3 posti liberi e negli Stati Uniti, ci sono più parcheggi che persone. Le dovranno per forza cambiare. Non parliamo poi dei cambiamenti climatici: anche se guardiamo a quelli è ovvio che le cose cambieranno. 

GG: 10 giorni fa ero a Boston e ho usato Uber per andare alla conferenza alla quale stavo partecipando. Ho usato Uber Pool, questa è una funzionalità non disponibile in Italia, per cui forse a molti che stanno ascoltando questo podcast potrebbe sembrare strano. Si tratta della possibilità di condividere la stessa macchina con altre persone che devono andare in luoghi vicini alla tua destinazione. Waze sta cercando di innovare anche da questo punto di vista esplorando il car pooling o il car sharing?

AB: Si, certamente. Abbiamo creato un software che aiuta le persone a fare car pool, cioè a guidare condividendo la macchina. Possiamo dire che se quando siamo partiti il nostro slogan era “Outsmarting Traffic Together” oggi è “Ending Traffic Together”. Vogliamo eliminare il traffico, ridurre il numero delle macchine in strada e speriamo che se le persone impareranno a muoversi insieme questo obbiettivo sarà raggiungibile. Abbiamo lanciato questo progetto nella baia di San Francisco, lo abbiamo lanciato anche in Israele, abbiamo iniziato in zone ad alto traffico dove le persone vanno al lavoro in macchina, in modo che possano provare a viaggiare insieme. Ti immagini le persone che viaggiano in una macchina vuota, che magari a 4 o 6 posti? Quando guidi ti senti stupido ad essere da solo. Se consideri l’esperienza che fai quando vai in taxi o in autobus, perché non condividere la tua macchina con altre persone che vanno nella tua stessa direzione e ridurre inquinamento, traffico, numero di automobili. E’ ovvio che questo è un trend e che ci stiamo focalizzando su questo, proprio come stanno facendo Uber o Lyft negli USA.

Quando siamo partiti il nostro slogan era “Outsmarting Traffic Together”; oggi è “Ending Traffic Together”.

GG: Magnifico. Noi speriamo davvero di avere presto questa funzionalità in Italia. Avichai, grazie mille per il tuo tempo. Saremo molto contenti di ricevere commenti dagli ascoltatori su quello che ci siamo detti. Per qualsiasi persona che vuole provare Waze, la cosa migliore è scaricare l’applicazione dall’app store e provarla, perché provarla è il modo migliore di vedere come funziona.

AB: Perfetto! Di certo più saremo ad usare l’applicazione, più riusciremo a muoverci meglio e più velocemente con dati più attendibili sul traffico. Grazie mille per avermi invitato: è stato un piacere!


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