La teoria del NO
Vi siete mai domandati che differenza c'è tra rispondere ad una domanda/richiesta con un SI o con un NO?
Tutti i giorni riceviamo richieste o domande, e tutti i giorni rispondiamo sì o no a seconda della persona che ci fa la richiesta o dal tipo di richiesta che ci viene fatta. Ma rispondiamo sempre secondo la fattibilità della richiesta?
Dovremmo farlo, ma non lo facciamo.
Come mai se una cosa è fattibile o un problema risolvibile rispondiamo di no? E' ovvio che spesso rispondiamo di no perché non ne abbiamo voglia o perché non abbiamo tempo di gestire una situazione, ma molte volte rispondiamo di NO perché il no implica che non dobbiamo fare nessuna azione, nessun cambiamento alla situazione attuale.
Il SI, invece, prevede un cambiamento da parte nostra, una azione da svolgere.
Dire di NO quindi è comodo, non è giusto, ma è comodo.
Solo che per rispondere di no e non subire una seconda richiesta, o la stessa formulata in un modo diverso, bisogna non solo dire di no, bisogna anche dirlo convinti, usando una motivazione che regga il no. Se alla fine del gioco la motivazione del no regge, il nostro ruolo è terminato, non dobbiamo fare più nulla.
Il Sì invece prevede sempre una azione, un mettersi a disposizione dell'altro interlocutore, che sia un amico o che sia un cliente.
In una telefonata per presa appuntamento con un cliente, senza il giusto obiettivo è normale sentirsi rifiutare, con una risposta qualunque: non ho tempo, non mi interessa, non ho i soldi ecc... ecc...
Il rifiuto da parte di un interlocutore non significa che quello che ci dice sia la verità, ma ovviamente il nostro interlocutore sta cercando una scusa per liberarsi di noi. Il motivo di tale scusa? Gli abbiamo dato la possibilità di rispondere di no, e se gli crediamo, allora il nostro interlocutore ha vinto. Ma di questo magari parliamo un'altra volta...
Medito gente. Medito.