La terra ignota

La terra ignota

La terra ignota non ha confini da valicare. Ci si ritrova dentro, come in un labirinto, senza accorgersene. Tutto quello che sapevamo ieri non c’è più, non vale più. Cè’ solo un presente incerto che si accartoccia veloce su di noi con i numeri del terrore. Numeri che non tutti hanno visto compreso capito. Non tutti sanno di essere già oltre la vita conosciuta di ieri, di essere dentro la terra ignota. Ieri avevamo la libertà di uscire di casa, muoverci liberamente, baciarci, abbracciarci, parlare fitto fitto faccia a faccia, stare insieme in gruppo. Tutti questi gesti normali, adesso, non lo possono essere più. Sono al contrario la forza del nostro nemico. Decidere di continuare a vivere come prima significa decidere di collaborare con il virus. Significa mettere a repentaglio la propria vita e quella di tutti gli altri, a partire dai propri cari.  

Ora è il tempo dei comportamenti individuali responsabili. La nostra sola via d’uscita dalla terra ignota è evitare che il contagio dilaghi in uno spazio temporale troppo breve. I numeri sono spietati. Leggiamoli: le autorità ci dicono che questo virus per essere debellato dal corpo umano al momento ha bisogno di cure mediche per il 50% circa dei pazienti positivi. Ma oltre il 10% dei contagiati ha bisogno di cure salvavita in reparti di terapia intensiva. Il Sistema Sanitario Nazionale dispone di poco più di 5.000 di questi posti negli ospedali. Se il contagio prosegue con l’attuale curva epidemiologica (+20/25% giorno) arriveremo al punto di saturazione in meno di un mese.

Da quel momento in poi morire di COVID-19 o di una qualunque altra malattia che necessiti di una terapia intensiva sarà molto più facile. E lo sarà per tutti e in particolare per gli anziani. Perché è ormai è chiaro che i medici dovranno prendere una scelta dopo avere effettuato un triage, garantendo il supporto vitale non seguendo più il fattore temporale di accesso all’ospedale, ma valutando criteri di probabilità di sopravvivenza fra i diversi malati. 

Dopo alcune generazioni che hanno vissuto una normalità pacifica ora tocca alla nostra trovare la forza di uscire dalla terra ignota e portare tutti in una terra nuova per riconquistare il prima possibile tutte le nostre libertà.

Come adulti abbiamo una grande responsabilità nel far comprendere ai nostri figli e ai nostri anziani la gravità della situazione e condividere la scelta che solo atteggiamenti di cautela, che per primi dovremmo applicare noi stessi, potranno favorire la risoluzione di questa emergenza. 

Dopo tre mesi la Cina sembra aver vinto la sua battaglia contro il virus, ma al prezzo di una quarantena totale di oltre 60 milioni di individui sotto controllo militare e grazie all’utilizzo spinto delle tecnologie di tracciamento degli spostamenti. Nella nostra società democratica non siamo in grado di fare altrettanto, probabilmente. Le inadeguatezze e la confusione comunicativa di queste settimane da parte delle istituzioni nazionali certo non aiutano. Spetta dunque a noi come singoli individui scegliere di assumerci la responsabilità personale di comportamenti etici, non per coercizione, ma seguendo il libero arbitrio che ci deve consigliare di privilegiare la tutela della salute pubblica, ovvero la nostra e quella altrui. 

Da questo labirinto, da questa terra ignota, come da tutti i labirinti, non si può uscire tornando indietro, ma solo passando per il suo centro. Probabilmente la vita di ieri non tornerà più, ma solo così quella di domani potrà essere migliore di questo terrificante presente. Ognuno di noi deve trovare il suo centro, fatto di responsabilità e consapevolezza, dentro sé stesso. Non è facile, ma è indispensabile se vogliamo lasciare sani e salvi questa terra ignota.

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