La via italiana al fare impresa
da O2Blog

La via italiana al fare impresa

Una semplice passeggiata tra le bancarelle natalizie, in un clima di festa e serenità, musica e luci. I commercianti espongono i loro prodotti. Molto spesso sono espressione di una lavorazione artigianale, svolta con cura e attenzione al dettaglio e al gusto estetico, molte altre volte sono prodotti anonimi, tutti miseramente uguali, di scarsa qualità e simbolo di un “fare” volto solo allo sfruttamento speculativo di una opportunità.

Questa è la contaminazione che ci minaccia, insidia la nostra storia e la nostra espressione di civiltà e cultura. Insinua l’abitudine al consumo per il consumo, all’acquisto inconsapevole e demolisce i valori della bellezza, della qualità e del “lavoro italiano”. E’ una battaglia da combattere quotidianamente, nelle campagne di comunicazione e marketing come sugli scaffali dei centri commerciali, che deve essere condotta dalle aziende italiane come da tutti i consumatori.
Il declino è spesso rappresentato dal superamento di un modello di “fare impresa” reso obsoleto da nuovi comportamenti di consumo, dall'arrendersi a nuovi sistemi importati dall’estero e che nulla condividono con il percorso storico e culturale della nostra penisola. Un errore già compiuto a suo tempo, adottando principi e modelli di gestione manageriale provenienti dal mondo anglo sassone.


L’Italia è figlia di oltre 2000 anni di storia, in cui ha sviluppato una civiltà unica, figlia di grandi pensatori, fenomenali artisti e illuminati amministratori; ha raggiunto livelli di splendore che nessun altro Paese al mondo ha mai raggiunto, è stata guida e stella di riferimento per tutti i popoli evoluti per secoli e secoli. Vogliamo rinunciare a questa unica eredità? Vogliamo rinunciare a questo eccezionale “vantaggio competitivo”?


The only problem with Microsoft is that they just have no taste. They have absolutely no taste, and I don’t mean that in a small way, I mean that in a big way. They don’t think of original ideas and they don’t bring much culture into their product. ………. I have no problem with their success. …. I have a problem with the fact that they just make really third-rate products. Their products have no spirit to them. They have no spirit of enlightenment about them. …….. But the way we’re gonna ratchet up our species is to take the best and spread it around everybody so that everybody grows up with better things and starts to understand the subtlety of these better things. And Microsoft’s just McDonald’s.
Steve Jobs

Se non vogliamo perdere questa ultima battaglia, il Paese deve ritrovarsi e riunirsi intorno ai suoi valori ultimi ed essenziali: il concetto di “lavoro italiano” riassume un genius faber unico del nostro popolo che dobbiamo riuscire a recuperare nelle nostre organizzazioni aziendali e ancor più a farlo percepire come valore differenziante nei nostri prodotti, al mondo intero. “Lavoro italiano” è anche il nuovo contenitore mediatico che può comunicare il vero stile italiano a tutti i consumatori, che sono allineati ai nostri valori e desiderano condividerli. 

Forse è questa la vera sfida del “made in Italy” nel nuovo millennio, non solo provenienza geografica ma espressione di una precisa concezione del “fare”.
Vi invito a leggere questo articolo di Alberto Peretti sul Lavoro Italiano, filone di pensiero di cui importante esponente:

L'italianità come capitale intangibile

Apprezzo moltissimo e condivido, ma per tradurre questo giusto appello in pratica, occorre identificare chiaramente gli ostacoli che si frappongono. Ne vedo due fondamentali: 1. la diffusa impreparazione, connessa alla bassa scolarizzazione della nostra popolazione (tuttora persistente, basta confrontare il tasso di giovani laureati in Italia rispetto a quello di tutte le altre nazioni europee, che ci colloca al penultimo posto in graduatoria). 2.la debole propensione all'imprenditorialità, che fa si che quando pensa al lavoro la stragrande maggioranza dei nostri concittadini si affanna a trovarlo bello e pronto e di fronte all'impossibilità di trovarlo si rassegna o si lamenta, piuttosto che darsi da fare per costruirlo. Questi due limiti vanno affrontati con iniziative di adeguata portata, possibilmente non realizzate in esclusiva dalla solita mano pubblica, che continuerebbe a confermare l'inveterata convinzione che a tutti i nostri bisogni individuali e collettivi debba provvedere mamma stato, salvo constatare quotidianamente l'inviluppo di vincoli burocratici che fanno ristagnare tutte le politiche anche determinate dalle migliori intenzioni. Occorre rivedere dalle fondamenta il ruolo dello stato concepito dalla nostra classe politica e da molti concittadini: anziché considerare la mano pubblica come buona a fare tutto direttamente attraverso la creazioni di agenzie pubbliche incaricate di realizzare qualsiasi nuova iniziativa, i legislatori dovrebbero occuparsi di creare le condizioni perché l'iniziativa dal basso venga incentivata e facilitata, anziché ostacolata come oggi accade. I pachidermi burocratici incombono ancora troppo sul nostro sistema economico. Primo enorme pachiderma da ridimensionare la scuola pubblica, cui dovrebbe affiancarsi un numero crescente di scuole private da regolamentare in termini di qualità e misurare in termini di risultati. Circa il secondo tema, la diffusione di una cultura d'impresa, occorre rafforzare a tutti i livelli la consapevolezza che gruppi di individui di diversa età e stadio di vita, ben assortiti in termini di capacitò, esperienze e valori mettendosi in squadra possono generare nuove imprese di successo sul mercato e non solo dar vita a organizzazioni senza scopo di lucro. Questa consapevolezza già è diffusa fra i molti giovani che stanno sviluppando nuove start up giovanili, ma è arrivato il momento che si rimescolino le carte, cioè che i giovani, carenti di "saper fare" possano essere agevolati nell'incontrare figure esperte in uscita dalle grandi imprese che se ne liberano o perché troppo costose o perché cristallizzate dai troppi anni trascorsi in carriere specialistiche. Queste due linee di sviluppo costituiscono a mio avviso la condizione perché il valore di nuove imprese di qualità sia pienamente percepito e il vaso di Pandora di bellezza e artigianalità insito nella storia del nostro paese trovi libero sbocco.

Maria Luisa Villa

Business Manager - EMARKET SDIR Storage - Teleborsa

9 anni

Grazie Alberto per questi spunti che, rimando in tema natalizio, possono illuminare il nostro percorso! Auguri

I libri di alberto peretti sono sicuramente un passaggio obbligato per sviluppare il pensiero sul "lavoro italiano.

Marco Adriano

Spaspecialist Key Account Manager comfortzone

9 anni

Complimenti Alberto, concordo pienamente con te!!! Tra l'altro hai suggerito un articolo di alberto peretti che stimo particolarmente!!!

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