La viralità della fotografia - Cosa fare (e non fare) affinché un’immagine sia notata online
Navigatori accaniti o neofiti della rete, vi sarete imbattuti in portali e community che vi promettono di diventare famosi grazie alla viralizzazione di una vostra foto. Tutti vorremo che un nostro scatto entri in quel vortice di passaggi che consente di accrescere velocemente la notorietà. Attenzione però. È bene diffidare di quei siti, soprattutto se a pagamento, che sembrano avere la ricetta pronta per il successo. Secondo un recente articolo comparso su about.com non esiste una formula magica e l’arte della creazione di un prodotto virale è nelle mani di un numero limitato di agenzie che hanno un’influenza su larga scala nel mondo 2.0. Questo significa che non abbiamo nessuna speranza? No, significa semplicemente che dobbiamo “pagare un prezzo” in preparazione e in consapevolezza.La viralità ha diversi livelli. Quanti like su Facebook deve avere una foto per considerarsi famosa? Quanti utenti dovranno regrammarci su Instagram per sancirne il successo? La verità è che non esiste una scala e quindi potreste essere virali all’interno della vostra cerchia di amici oppure in un determinato luogo geografico (la vostra città) o, ancora, in una nicchia di interesse (tutti i fan di un libro, di un personaggio televisivo o di una squadra di calcio). La vostra foto potrebbe essere la più vista tra gli amanti di Quentin Tarantino se sarete stati bravi a individuare e a entrare in quelle community in cui si discute del regista americano.
Sul web si è spesso alla ricerca di contenuti informativi, di notizie fresche o di guide How to. Non saremo forse ricordati come degli artisti di eccelso valore, ma le immagini divulgative sono tra le più richieste sui motori di ricerca. Se uno dei nostri scatti riesce a posizionarsi in quel settore e comparire tra i risultati di Google (il motore di ricerca per eccellenza) avremo raggiunto la più vasta visibilità possibile.
Esiste, poi, un aspetto emotivo. Le immagini che stimolano determinate sensazioni inducono maggiormente gli utenti a condividerle sui loro canali social, dando avvio al processo di diffusione. Alcune delle più interessanti emozioni da innescare sono il buonumore (pensiamo alle innumerevoli pagine satiriche), l’affetto/sentimentalismo (vedi i gattini), lo stupore (eventi straordinari o contenuti nonsense), la nostalgia (per esempio con degli scatti evocativi di un determinato decennio).
Inutile ribadire quanto sia importante il canale di diffusione. Se le nostre immagini sono pubblicate su un sito che nessuno ha mai visto e vedrà nel futuro non è possibile attivare nessuna viralizzazione. Oggi non è semplice essere nelle condizioni di creare un proprio repository online di fama, quindi è consigliabile utilizzare i social network o le piattaforme di condivisione dedicate alle immagini – l’argomento è stato ampiamente trattato negli scorsi numeri –. All’interno di questi canali bisognerà seguire le regole specifiche di categorizzazione per permetterne un reperimento quanto più semplice.
Il periodo e il contesto in cui l’immagine è pubblicata può determinarne il suo successo. Se siete in possesso di una vecchia foto di Kobe Bryant quando da bambino muoveva i primi passi, il momento della sua ultima partita NBA è quello giusto per diffondere la vostra immagine. Non un giorno prima e non un giorno dopo.
La tempestività può cambiare la storia del vostro contenuto online. A volte la sola immagine non basta. Bisogna essere non solo dei bravi fotografi, ma anche dei comunicatori a 360 gradi, riuscendo a descrivere o a proporre delle suggestioni che possano fungere da corredo alle fotografie. Queste potranno essere firmate dallo stesso autore dello scatto oppure si potrebbe pensare delle collaborazioni tra professionisti.
Responsabile 𝐌𝐚𝐫𝐤𝐞𝐭𝐢𝐧𝐠 & 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 | 𝐃𝐢𝐠𝐢𝐭𝐚𝐥 & 𝐒𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥 𝐌𝐞𝐝𝐢𝐚 Consultant | Author
8 anniGrazie mille Stella Rampollo :) Mandami pure i tuoi feedback quando lo ritieni opportuno e sempre complimenti per la tua attività!