L'anno nero dei prodotti di Marca: a picco Granarolo, Danone e Conserve Italia. Performance di Heineken
Nel 2018 la marca del distributore straccia l'industria di marca, in particolare i top brand. La nostra marca industriale rimane ancora forte rispetto a diversi paesi europei, ma l'anno scorso le perdite di quota sono state pressoché generalizzate in quasi tutte le categorie del largo consumo confezionato. E se l'erosione continuasse al ritmo del 2,5% (a 10,486 miliardi le vendite di marche private) come nel 2018 allora bisognerebbe preoccuparsi.
Ma anche l'analisi nell'arco del triennio 2015/18 non è tranquillizzante: il dato aggregato delle 25 principali aziende (con fatturato superiore a 300 milioni) rilevato da IRI registra un calo complessivo dei ricavi del 4,5%, mentre le aziende meno grandi sono cresciute del 6,9% e i marchi del distributore del 3,6%.
Tuttavia in Italia quando si parla di marca del distributore non si può generalizzare: Conad e Coop sono stra-leader con oltre il 60% del valore. E se si aggiunge Selex, con i suoi 890 milioni, la quota sale al 70%. Tutti gli altri follower sono staccatissimi.
Quale il motivo dello scivolone della Marca industriale? Quello di sempre: se le imprese di marca non fanno vera innovazione sarà sempre più difficile contare solo su marketing e promozioni. Mentre, nel contempo, il marchio del distributore ha allargato gli assortimenti, con proposte nel salutismo, nel bio e addirittura nella fascia premium.
Top 25: chi le dà
La classifica dei brand Top 25, elaborata da IRI, considera il mercato dei prodotti confezionati di largo consumo che nel 2018 ha perso lo 0,3% a 57,08 miliardi. I Top 25 si ritagliano 17,4 miliardi, i brand più piccoli 29,2 miliardi e perdono mediamente mezzo punto percentuale. Il dato complessivo di IRI non comprende i 13 miliardi di fatturato realizzati nei discount, dove prevalgono i non brand.
Nella graduatoria solo 4 gruppi su 25 presentano un dato positivo delle vendite: la maglia rosa spetta alla sorprendente Heineken con un +9% a 523 milioni malgrado il mercato della birra nella seconda metà dell'anno abbia decelerato, soprattutto per il clima fresco. Nella birra i big player riescono a contenere la marca del distributore su quote molto basse.
Dietro il gigante olandese seguono Veronesi (carni bianche e salumi con i brand Aia e Negroni) con +1,9% a 522 milioni; in surplace Bolton (+0,8% a 1,014 miliardi) - che opera nel food e nei prodotti per la cura della persona e della casa -, Benckiser (+0,7% a 439 milioni) e Mars (+0,3% a 277 milioni).
Top 25: chi le prende
Maglia nera assoluta a Granarolo che sconta una caduta senza fine dei consumi del latte e dei suoi derivati con un pesante -6% a 662 milioni, ma il diretto concorrente Lactalis limita le perdite al -2,5% a 1,37 miliardi; anno negativo anche per Danone con un -5% a 479 milioni che, dopo anni di perdite di quote, ora si affida al nuovo ceo Alberto Salvia: il top manager ex Parmalat sostituisce Cyrille Auguste, nominato appena 15 mesi prima.
Nella detergenza Henkel lascia sul campo il 5%; nei succhi di frutta-derivati pomodoro, Conserve Italia archivia il 2018 con un pesante -4,5%; nel dolciario Cameo cede il 5,7% mentre il big player Ferrero rimane immobile a 1,42 miliardi di vendite; Barilla limita i danni con -0,6% a 1,77 miliardi: nel 2018 il mercato dei prodotti da forno-snack è cresciuto di 2 punti mentre la pasta ha ceduto altrettanto. Il dato di Barilla quindi dovrebbe sostanzialmente rispecchiare queste due macro componenti.
Continua l'agonia di Nestlé che, nonostante razionalizzazioni e cessioni di business, anche nel 2018 perde vendite per il 3,2% a 1,28 miliardi
Infine sorprende il -2,3% a 451 milioni del leader del caffè Lavazza, a cui non deve essere stato sufficiente il boom delle capsule per contrastate la caduta del caffè da moka. Sorprendente anche il -2,9% a 267 milioni del Pastificio Rana che opera in un mercato in crescita e che poco più di un anno fa rilevò lo stabilimento Nestlè di Moretta.
e.scarci709@gmail.com
Marketing Manager | Marketing and Digital Strategy | Communication | Brand management
5 anniIl +70% di conad-coop-selex fa riflettere: sembra che il consumatore abbia cambiato la sua prospettiva: non è più strettamente legato alla qualità della marca (e quindi al prodotto specifico) ma alla qualità del luogo di acquisto (il distributore ed i suoi servizi): sceglie prima dove acquistare e poi cosa acquistare e non come prima "dove posso trovare il prodotto della marca X". A questo punto l'associazione tra distributore di qualità e prodotto di qualità (del distributore) risulta semplice. E' come fidarsi di un professionista, se questo professionista ti dà sicurezza sarà più facile per te acquistare i suoi prodotti.
Professional Services & Factory Manager. Opinions are personal, facts are not
5 anniCosa impedisce all'industria di marca di fare meglio ?! La globalizzazione del prodotto? I costi del marketing e sponsorizzazioni ? Il peso degli investitori ? L'indisponibilità su larga scala di materia prima ? Il management ? Le costo delle consulenze ? Mi piacerebbe un prodotto locale a km.0 piuttosto che un sottoprodotto dell'industria mascherato da marca del distributore; a volte non è questo che abbiamo? Ovviamente non vale per tutti e tutto. La #Distribuzione dovrebbe impiegare il know how ed il cash flow che ha per aiutare la #pmi locale ad organizzarsi e mettersi in rete e mettere sugli scaffali un prodotto "marca locale".
Director of Operations | A&T Europe | Piscine Castiglione & Myrtha Pools | Pools & Wellness
5 anniInteressante: sarebbe ancora più interessante un’analisi delle cause
Responsabile Vendite Italia canale GDO
5 anniA mio modesto parere (ma dimostrato dalla crescita delle aziende più piccole e dei brand meno forti), il consumatore cerca insistentemente quella "novità" che purtroppo non trova negli scaffali. Negozi nelle gallerie e ripiani fotocopia l'uno dell'altro, non possono generare nuovi consumi... Le uniche novità e colore arrivano proprio dalle Marche delle insegne. Ci vuole più coraggio e spirito di rinnovamento, ma forse costa troppa fatica....
Group Chief Executive Officer @ DFP WORLD | Strategic Leadership, Financial Management
5 anniIl principale mercato mondiale di Heineken é la Cina, dove HK esporta enormi quantitativi di birra a ottobre/novembre e che vengono consumati al capodanno cinese (che e’ iniziato ieri) , al netto della cina il dato Heineken sarebbe decisamente differente....Gli altri (Bauli, lavazza, granarolo) non sono neppure multinazionali , vendono solo in Italia e un po in europa, non sono confrontabili