L’anno più felice della storia dell’umanità

L’anno più felice della storia dell’umanità

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"Quando uno comincia a criticare i tempi in cui vive, la sua epoca è finita" - Karl Lagerfeld

Il magazine The Spectator, citando i dati e le statistiche della World Bank, battezza il 2013 come l’anno più felice della storia dell’umanità. Dal punto di vista dei grandi numeri sembra che tutto stia procedendo per il meglio. Grazie alla tecnologia l’aspettativa di vita in Africa ha raggiunto i 55 anni. Le vittime della malaria sono diminuite di un quinto negli ultimi cinque anni e molte malattie endemiche non colpiscono più con la virulenza di un tempo. Le statistiche del Peace Research Institute di Oslo rivelano che ci sono stati meno morti per cause belliche nell’ultimo decennio – nonostante i conflitti in Iraq e in Afghanistan – che in qualunque altro analogo periodo del secolo precedente e dunque, in termini relativi, l’umanità deve considerarsi in pace. Insomma tutto bene, possiamo goderci i nostri device in santa pace.

A dirla proprio tutta, però, ci era parso che non fossero tutte rose e fiori guardando le immagini di barconi stracolmi di migranti al largo di Siracusa, di terre allagate nel mezzo del Brasile, di occhi sbarrati dei nuovi tossicodipendenti nel centro di Atene, senza citare le faccende proprie di casa nostra come salari, disoccupazione, crisi, tasse crescenti. Eppure ci siamo così assuefatti al potere della statistica e dei dati da faticare a non credere al fascino dei numeri nonostante sulla nostra pelle la percezione sia diversa. E forse non è solo una percezione.

  •  Il Paraguay chiude il 2013 con il +13,6 di crescita del PIL, quarta economia al mondo per tasso di crescita dopo Sierra Leone, Sud Sudan e Turkmenistan. Ottimo! Peccato che gli indici di povertà si siano ridotti, in dieci anni, solo dal 36,8 al 32,4 per cento (1).
  • Una stima approssimativa (e parziale – e a questo faceva riferimento Bill Gates) dichiara che per trasformare le «epidemie» che sembrano in regresso in «forme endemiche di basso livello» servirebbero 87 miliardi di dollari. Stiamo parlando di tre sole patologie in una stima fatta oggi: con tutta probabilità domani questa stima sarà già da aggiornare. Chi è disposto oggi, adesso, subito a mettere sul piatto 87 miliardi di dollari per l’Africa?
  • Din don, annuncio all’umanità: la peste bubbonica segnalata dalla Croce Rossa e dall’Istituto Pasteur nel carcere di Antananarivo ha prodotto 60 morti e 260 contagiati (2). Vedo Renzo e Lucia correre mano nella mano per le strade di Milano: peccato che la notizia sia dell’ottobre 2013 e non dello stesso mese del 1629. Chiederemo aiuto al Governatore Ambrogio Spinola, lui se ne intende.
  • È stato davvero un anno fantastico per l’umanità. Fonte: Rapporto CRIM, indagine sui crimini, riciclaggio di denaro e corruzione. Nell’Unione Europea ci sono 880.000 schiavi (di cui 270.000 per sfruttamento sessuale). Il traffico umano genera 25 miliardi di euro l’anno, mentre quello che riguarda organi umani e animali esotici frutta tra i 18 e i 26 miliardi l’anno (3). Potremo finalmente vedere gli schiavi intorno a noi in realtà aumentata grazie ai nostri Google Glass: imperdibile.
  • Contare per favore: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21. Fatto? Ok, 21 secondi: un altro bambino è appena morto per cause legate alla carenza d’acqua (4). Procediamo al ritmo di miglioramento di un secondo all’anno, di questo passo il concetto di infinito resterà molto simile a quello che ha sempre significato.
  • Emergenza cibo in Siria: milioni di persone hanno abbandonato le proprie case e migliaia sono senza cibo: mangiate animali impuri, speciale Fatwa in cui si rende lecito ciò che per diritto mussulmano è illecito: mangiare animali come cani, gatti, asini (5). Nel momento in cui le religioni, anche quelle più dogmatiche, derogano ai propri principi c’è sicuramente da prevedere tempesta.
  • Abbiamo appena messo sul tavolo del salotto il nostro nuovo smart tv al plasma 3D da 52 pollici? Accidenti, con i 67 dollari di salario minimo mensile di un operaio tessile in Bangladesh (6) ce ne vuole per comprarselo. A ben pensarci l’importante è che lo desideri al punto da farlo diventare l’obiettivo della propria esistenza (magari appena dopo il cibo). Il resto? Amen.
  • In Irlanda i titolari della medical card pagheranno un contributo di 2,5 euro per ogni medicinale dispensato (e l’Irlanda è il primo paese dell’Eurozona in grado di uscire dal piano di salvataggio della sua economia, un modo meraviglioso per festeggiare il fallimento, ma in Svezia come fanno?).
  • 34,5 miliardi di tonnellate, l’emissione di CO2 annua, 10 miliardi dei quali dalla sola Cina (7). Oh oh, in California si sono appena resi conto (8) che una parte del loro inquinamento arriva proprio da là: siamo sullo stesso pianeta e mica ce ne eravamo accorti. Già che c’eravamo, anzi, gli abbiamo cambiato suono, a questo pianeta.
  • Come dice Michael Webster, neurobiologo della Cornell University, «è uno tsunami dalle conseguenze inimmaginabili, stiamo diventando sempre più rumorosi, ma nessuno se ne accorge» (9). Secondo la World Health Organization (10) solo il rumore del traffico sottrae ogni anno un milione di anni vita in salute in Europa Occidentale. Sono anni di malattia, disabilità o morte precoce. L’inquinamento acustico generato dal traffic causa danni al 44 per cento della popolazione UE e costa 326 miliardi di euro alla sanità comunitaria. Come dire che il silenzio sta diventando un altro privilegio per ricchi.
  • I danni alle economie dei Paesi dell’Ue prodotti dal cybercrime toccano i 290 miliardi di euro. E nel rapporto si denuncia che la crescent corruzione costituisce una «seria minaccia» poiché solo nel settore pubblico sono stati registrati 20 milioni di casi, per un danno complessivo di 120 miliardi di euro all’anno (11).

Ovviamente, come tutte le altre elencate in questa breve carrellata della realtà – che ci fa notare come poi forse gli anni migliori dell’umanità debbano ancora venire –, questa è un’ottima notizia: per un’economia che soffre ce n’è una che prolifera. Se il rumore, il cybercrime, la peste uccidono, dovremo trovare modi per sconfiggerli. E quindi far proliferare i nemici di quel male che però, nella maggior parte dei casi, genereranno loro stessi altro male che chiamerà altri a risolvere il problema in un circuito chiuso dal quale sono pochi a trarre vantaggio e del quale sono molti a pagare le conseguenze.

In questo meccanismo tanto fine a sé stesso quanto propedeutico alla stessa fine del mondo, la tecnologia è stata chiamata a dare un contributo decisivo. Buttata nella mischia con uno dei suoi magici superpoteri: la promessa dell’immediatezza salvifica.

Note: (1) Danilo Taino, Sette / Corriere della Sera, 10 gennaio 2014, p. 45. / (2) Danilo Taino, Sette / Corriere della Sera, 25 ottobre 2013 / (3) Per questi dati si rimanda al sito del Parlamento Europeo, nella pagina delle Commissioni (CRIM è elencata tra le Ex commissioni speciali) / (4) Il dato è monitorato dall’organizzazione non profit statunitense Water.org. (5) Danilo Taino, Sette / Corriere della Sera, 25 ottobre 2013 / (6) Danilo Taino, Sette / Corriere della Sera, 10 gennaio 2014, p. 45. / (7) Ibidem. / (8) Reuters, «China pollution wafting across Pacific to blanket U.S.: study», Yahoo News/Health, 21 gennaio 2014. / (9) Michele Neri, «Malati di rumore alla ricerca del silenzio perduto», Sette / Corriere della Sera, 18 ottobre 2013. / (10) Si veda alla voce «Noise pollution» nella sezione Health topics del sito di World Health Organization. (11) Dati CRIM.

Nota Metodologica / Questo post è un estratto da "Boomerang: perché cent'anni di tecnologia non hanno (ancora) migliorato il mondo", Egea, Milano, 2014 - e fa parte di "Ieri, oggi era domani" - una selezione di scritti per sette giorni di cattivi pensieri e altro provenienti dal passato remoto e, forse, con un minimo di utilità per questo Covid-presente e futuro. Perché se l’avevamo già scritto allora, l’abbiamo già superato oggi. O forse no.

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