LASCIARE ANDARE
Siamo a un giro di boa e come ogni fine anno ci accingiamo alla nostra ultima sigaretta.
Quando ero bambina, a Salerno, c'era un'usanza che oggi ritengo incivile, ma sicuramente era un momento importante: allo scoccare della mezzanotte, dopo il brindisi, urlando frasi propiziatorie, si usciva fuori ai balconi e si buttava giù tutto ciò che non serviva più, tutto ciò che di vecchio avevamo in casa. Una volta al mattino trovammo una lavatrice vecchia schiantata al suolo, mi sono sempre chiesta chi avesse avuto la forza di sollevarla, un'altra la mamma di una nostra amica scoprì che di sotto era finito anche il servizio buono di calici di cristallo. E la maggior parte delle volte l'anno vecchio portava via parte del nostro passato lasciandoci un immenso senso di vuoto.
Da quando le discipline olistiche e il coaching sono diventate una moda e sono alla portata di tutti, sono state depauperate della loro vera essenza. Ogni termine, ogni espressione dovrebbe essere compreso fino in fondo, nella sua vera essenza e dovrebbe diventare parte integrante di noi. Invece si risolve tutto con una gran presa per il culo supportata da una bella dose di presunzione e tutto questo non è scevro da effetti collaterali.
Oggi vorrei soffermarmi sul lasciare andare, ne ho parlato già lo scorso anno con il decluttering, oggi vorrei affrontarlo da un'altra prospettiva, più ampia.
Cosa significa lasciare andare? E cosa bisogna lasciare andare? E soprattutto, perché in copertina c'è Massimo Troisi?
Ho sentito tante persone a fine anno dire "Basta! Ricomincio da zero. Devo trovare il coraggio di lascio andare tutto e ricominciare."
Ma Massimo nel suo film "Ricomincio da tre" ci illumina
«Basta, ricomincio da tre.»
«Da zero. Da zero: ricomincio da zero.»
«Nossignore, ricomincio da... cioè... Tre cose me so' riuscite dint'a vita, pecché aggi'a perdere pure chelle? Aggi'a ricomincià da zero? Da tre!»
Ecco, è proprio questo il punto, o almeno, non è certo il solo. Cosa devo lasciare andare? Devo lasciare andare ciò che è tossico, ciò che non mi permette di evolvere o di guarire.
Ma lasciare andare non significa dimenticare, cancellare, significa prenderne consapevolezza, significa guardare in faccia la propria ombra e integrarla. Lo so sembra un paradosso: lasciare andare riconoscendo e integrando. Eppure si può. Come? Attraverso percorsi evolutivi seri.
Nel frattempo, se desiderate potete provare una meditazione che aiuta nella predisposizione a lasciare andare. Se vi interessa inviatemi un messaggio al 338.7780160 ve la spedisco direttamente sul vostro telefono così la mia voce potrà guidarvi tutte le volte che lo vorrete.
Vi auguro un giro di boa grandioso che vi consenta di custodire ciò che di prezioso avete e lasciare andare ciò che è tossico.
Un abbraccio di luce
donata de bartolomeis
Professional Counselor, professionista ai sensi della legge n.4/2013, presso Libera Professionista Whatsapp 3343017539 Approccio umanistico-gestaltico. Iscritta associazione di categoria S.I.co di Roma.
1 settimanaIl cambiamento,connaturale alla Natura umana, non può essere frutto di reattività inconsapevole ed evitante, ma scelta meditata e responsabile, volta all'autentico benessere olistico della persona. Non può essere un'applicazione di idee comprese solo a livello razionale, bensì l'esito di un percorso esperienziale di profonda conoscenza di sé a più livelli, spesso anche doloroso perché occorre chiudere tante gestalt rimaste sospese e abbandonare ciò che è davvero "tossico" o non funzionale, per poter riprendere il percorso evolutivo bloccato.