LAVORARE 4 GIORNI LA SETTIMANA PORTERA' A RIDURRE IL BURNOUT E LO STRESS?

"Il tradizionale approccio al lavoro necessita essere ridefinito" dice l'economista di formazione Juliet Schor in questo video, parlando della necessità di introdurre la settimana lavorativa di 4 giorni. Questo mi riporta alla notizia del New York Times di un po' di mesi fa, in periodo post pandemico, che annunciava la nascita in USA di una generazione intergenerazionale "QUIT" che stava abbandonando il proprio posto di lavoro. Il fenomeno ha coinvolto quasi 4 milioni di americani in sei mesi ed è arrivato anche in Italia : la pandemia ci ha permesso di capire, che possiamo lavorare in modo differente e ottenere comunque dei risultati, costruendo una #worklifeintegration e non solo un #worklifebalance, che possono essere diversi da ognuno di noi e diversi anche a seconda delle fasi e dei momenti della nostra vita. C'è un cambiamento epocale in corso, accelerato, che sarebbe avvenuto ugualmente nel giro di 10 anni, accelerato dal COVID. Andiamo verso un cambiamento sostanziale della relazione tra le persone. L’azienda è la somma di persone e prodotti/servizi. Volontà e interessi delle persone costruiranno il nuovo modo di lavorare.

Chiediamoci: ci servono persone inchiodate in ufficio per 8 ore al giorno (e che magari ne lavorano realmente metà, facendo altro), alcune a rischio #burnout o quelle che costruiscono la propria felicità con maggiore efficienza e produttività, che possano coniugare lavoro, famiglia e interessi personali? 

Quindi non è più una questione di andare verso lo #smartworking o di #hydbridworking: è in atto un cambiamento sostanziale della relazione delle e tra le persone, un processo avvenuto in un anno e mezzo che porterà dei cambiamenti nel mondo del lavoro e questi dipendono dalla volontà delle persone e dai loro interessi, con persone sempre meno dipendenti dalle aziende, un'inversione dei fattori sembrerebbe.

Non più quindi un approccio "Command e Control", che ha obbligato alcuni dipendenti a seguire l'azienda nel posto di lavoro, tagliando quindi con le proprie radici e le proprie relazioni sociali. Ci saranno altri modi per ingaggiare le persone e fare che diano il massimo: il cambio di paradigma sarà la centralità delle persone, il loro benessere fisico e psicologico anche attraverso una riduzione dell'orario di lavoro, iniziative di benessere lavorativo, di welfare aziendale ad integrazione della busta paga e di #formazionecontinua, quest'ultima quale sfida dell'azienda nel rendere il proprio personale "impiegabile", che abbia cioè quelle competenze di #formazione, #globalizzazione e #digitalizzazione sempre attuali per essere attrattive sul mercato.

Non dimentichiamo che, secondo un recente studio del World Economic Forum, finalizzato ad approfondire le dinamiche occupazionali italiane dei prossimi 10 anni, emerge che le 6 #Competenzetrasversali in crescita entro il 2025 sono: 

  • #Comunicazioneempatica, #ascolto, #usodellinguaggio, pensiero positivo e quando serve pensiero utile, una cultura del #feedback (abilità di base);  
  • #Adattabilità, #resilienza, ascolto e comprendere gli altri (abilità sociali); 
  • Capacità di #problemsolving, raccogliendo le informazioni utili e valutando le possibili soluzioni, attraverso la capacità di ascolto attivo, il feedback, il pensiero critico e la creatività (abilità personali): 
  • #Intelligenzaemotiva perché chi la allena è in grado di comprendere il proprio mondo emotivo, di modulare i propri stati d'animo, di motivare se stesso, di raggiungere gli obiettivi che si prefigge e di relazionarsi efficacemente con gli altri   
  • Curare la propria Immagine digitale e fare #Personalbranding perché se non comunichi non esisti!  
  • #Apprendimento e #formazionecontinua durante tutta la vita.

Scriveva la poetessa americana Maya Angelou: "Se cerchi sempre di essere uguale agli altri non potrai mai scoprire quanto puoi essere unico".

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