Lavorate in vacanza! Ma su di voi.
Prendere una vacanza è una responsabilità personale nei confronti della nostra salute e nei confronti della nostra azienda in ottica di performance. Una chiave però è il “meaning”: non possiamo lavorare in modo significativo se non riposiamo in modo significativo.
In questo articolo vedremo alcuni dati su come la vacanza contribuisce alla produttività, come programmare la pausa estiva, come fare che il serbatoio d’energia duri a lungo dopo il rientro e non tornare nostalgici ma guardando avanti con voglia di affrontare nuove sfide.
Lavorare da casa ha creato per tanti l’impressione che non ci sia bisogno di un momento “off” . Invece - se non si è incontrato uno stop sforzato totale di cassa integrazione o scenari meno felici - se si ha lavorato senza tregua in questi mesi. E se l’essere iper-connessi rendeva prima il confine poco chiaro tra vita privata e lavoro, portandosi sempre qualche cosa da fare la sera, in weekend o in vacanza, il lock-down ha creato uno blur (una sfocatura) totale che mette a grande rischio la preziosa e delicata motivazione intrinseca. Non trasciniamo questo blur in vacanza.
“What happens in the mind of man is always reflected in the disease of his body.” - René Dubos
Sappiamo che è necessario evitare lo stress a lungo termine, ma cosa fare per creare effetti positivi e massimizzare una vacanza?
Premessa - qualche dato:
- Andare in vacanza contribuisce alla felicità fino a 8 settimane prima, per via dell’effetto positivo dell’anticipazione.
- La felicità rende il 12% più produttivi (se vuoi approfondire puoi leggere questo articolo: Happiness & Productivity).
- Diversi studi dimostrano che coloro che non vanno in vacanza hanno maggiori probabilità di avere malattie cardiache e una mortalità più elevata rispetto a chi ci va.
- La fisiologia della Sindrome Generale di Adattamento (o G.A.S) indica come il nostro organismo fa fronte a uno stress acuto, come lotta contro uno stress cronico e quanto lo stress prolungato provochi disturbi fisici ed emotivi, impatti il sistema nervoso, il sistema endocrino e quello immunitario.
- La vacanza permette di trarre vantaggio della distanza psicologica: la Construal Level Theory (CLT) suggerisce che più sei distante da qualsiasi cosa nel tempo, nello spazio o socialmente, più astrattamente ci pensi. Quindi solo uscendo dalle dinamiche dell’ufficio realmente si può riflettere in modo chiaro su di esse.
- Un grande vantaggio competitivo è un cervello che fa pause per ottenere nuove prospettive ed energia. Lavorare senza soste è come allenare troppo un muscolo: si indebolirà. In vacanza, invece, si riduce il livello di stress che di norma attiva l’amigdala - la parte del cervello che elabora le minacce - sottraendo risorse dalla corteccia pre-frontale - la parte che pensa creativamente; meno stress, quindi, permette di migliorare il nostro modo di prendere decisioni.
- Lavorare nel tempo libero impatta a lungo andare la motivazione intrinseca: crea un conflitto interno tra obiettivi personali e professionali, il che porta ad avere meno piacere ed engagement nel lavoro, a prescindere di quanto uno ami la propria professione.
- Fare una vacanza può aumentare la probabilità di ottenere un aumento o una promozione (Are the People Who Take Vacations the Ones Who Get Promoted?)
- In uno studio condotto in 20 Paesi relativo al rapporto tra tempo trascorso in vacanza e produttività, i risultati indicano che trascorrere meno tempo alla scrivania costringe a perdere meno tempo, e contribuisce a un forte desiderio di fare molto e una tendenza a muoversi più velocemente. (Are We More Productive When We Have More Time Off?)
- I periodi di vacanza inutilizzati incidono negativamente sui bilanci delle aziende, oltre ad aumentare l’inclinazione ai burnout, e diminuire l’empatia nei confronti dei colleghi, dei clienti e ovviamente dell'azienda.
Managers, volete risultati e performance? Fate fare un break. (E mostrate l’esempio facendolo anche voi)
Chi è a capo di un team può dare un imprinting positivo mandando un messaggio chiaro a chi suppone che prendere ferie invii un segnale negativo, evitando il “vacation shaming” e facendolo vedere come una responsabilità nei confronti dell’azienda in ottica di performance.
Che indicazioni dare perché il lavoro venga gestito al meglio pre e post vacanze?
Incoraggiando a creare una lista di attività che si possono sospendere fino al rientro e quelle non procrastinabili. Queste ultime devono essere assegnate a qualcun’altro:
- Con un passaggio di consegna a un peer - creando un clima di supporto tra colleghi;
- Delegando a un collaboratore più junior - creando autonomia e responsabilità;
- Definendo un brief su come verranno affrontati queste settimane: con che criteri mettere in CC, il significato di “emergenza” per quando essere contattato, se serve un report finale.
In ogni caso questa to-do list è un modo per svuotare il cervello e ridurre lo stress, oltre ad essere di grande utilità al rientro!
Ci scordiamo troppo spesso di pianificare come verrà approcciato il rientro.
Perché non si venga sommersi il giorno 1, annullando in poche ore i benefici della vacanza, si può impostare la modalità di ripresa. Ognuno si conosce bene e deciderà la miglior modalità per sé: mattinata del rientro libera di qualsiasi meeting per leggere le mail (e prendere un caffè con i colleghi apprezzando cosi anche la parte relazionale del lavoro), o iniziare subito con un meeting di aggiornamento e ri-allineamento, etc.?
Una buona regola da impostare è che non si finisca tardi la prima settimana se non volete sentirvi dire: “la vacanza è già un lontano ricordo”.
Quanto rimanere connessi al lavoro in vacanza?
Avete notato la velocità in cui la casella di posta si riempie alla velocità con cui la svuotiamo? Perché questo semplice atto indica la nostra disponibilità e fa si che tutti continuino a scriverci anche sapendoci in vacanza.
Quindi è necessario scollegare COMPLETAMENTE dal lavoro mentre siamo in vacanza?
Avete la risposta voi. Il solo pensiero di passare 1 ora alla settimana a verificare le mail è vissuto da voi come stress e violazione del tempo di ricarica delle energie? Oppure verificare la posta elettronica tutti i giorni vi fa sentire sereni e di avere il controllo che non ci siano problemi critici?
Prima di tutto chiediamoci quanto connetterci è fatto in modo consapevole. Non solo perché è una abitudine, ma perché leggere le mail manda una carica di dopamina, può anche essere una forma di dipendenza.
Il punto è domandarsi se un compromesso fa più bene o più male?
Fatevi la domanda: per voi, i vostri peer, il vostro boss, i vostri collaboratori, i vostri clienti e soprattutto la vostra famiglia o compagni di viaggio? Perché abbiamo una responsabilità anche sulla vacanza di tanti altri stakeholders.
Cosa fare in vacanza per trattenere l’energia recuperata?
Relax non è sinonimo di pigrizia. Recuperare energie si può fare in tanti modi tutti molto personali: con la famiglia, con i libri, facendo lavori di ristrutturazione o giardinaggio, con gli amici, immersi nella natura, attraverso lo sport, varie forme d’arte, facendo un ritiro nel silenzio, con la meditazione, scoprendo nuove metà e culture diverse, etc.
Però quanto durerà il serbatoio di energia prima che si svuoti dopo qualche settimana di rientro alla frenesia del quotidiano? È necessario trovare il modo di alimentarla, continuamente: e questo si può fare solo con un lavoro su di noi.
L’energia vera arriva da un lavoro interno, sul nostro “core” (centro).
Perché siamo responsabili della nostra vita, se non vogliamo subirla, è importante fermarci e riflettere ogni tanto se la direzione che prende è principalmente scelta nostra; basata sui nostri valori, sui quello che vogliamo lasciare al mondo, osando sognare e mettendo in atto le azioni che ci permettono di raggiungerli.
Che momento migliore per far un po’ di chiarezza se non durante le vacanze estive?
Pure con i nostri gemelli di poco più di 3 anni credo fermamente che si possano trovare anche pochi minuti al giorno.
10 insights per coltivare il vostro “core”:
Abbiamo appena festeggiato gli 85 anni di mio suocero, circondato dalla famiglia. Nel suo discorso testimoniava la sua felicità per la vita che ha trascorso e che non cambierebbe niente.
Non avere rimpianti o sensi di colpa non serve a niente, l’importante è che siano usati per costruire e non subiti come emozioni passive. Ma mi chiedevo: se lui avesse immaginato questo giorno 50 anni fa, l’avrebbe davvero sognato cosi? Intendo ESATTAMENTE cosi?
Cosa ci piacerebbe che venisse detto della nostra vita e di quello che lasciamo al mondo?
Lavorare alla creazione della nostra visione è il primo passo, per poi fare in modo che i nostri comportamenti contribuiscano a costruirla giorno dopo giorno. Avere una visione chiara, obiettivi precisi, permette non solo di limitare il blues del rientro delle vacanze, ma anche di accrescere il nostro senso di potere che ricarica naturalmente la nostra energia.
Vi propongo 11 spunti, tra temi, approcci ed esercizi per “affinare la lama”, e vi invito a scoprirne altri, e condividere le vostre consapevolezze con qualcuno per renderle più potenti.
- Un potente esercizio per scrivere il proprio copione è quello del funerale di Covey. Immagina il discorso di 4 persone venute per onorarti e testimoniare il loro amore durante il tuo funerale: un congiunto, il tuo miglior amico, un collega di lavoro, un membro della tua comunità/compagno di hobby. In che modo avresti voluto aver influito sulle loro vite? Da qui emergono principi da far vivere ogni giorno verso chi si vuole essere, ciò che si vuole fare.
- Una bella riflessione sullo scopo può venire dalla risposta a questa semplice domanda: Che risposta daresti se il tuo/un bambino ti chiedesse “In cosa consiste la vita?”
- Riflettere sul tuo sistema valoriale permette di essere più liberi e autentici nella creazione di un piano d’azione. Scegli i 5 valori che contano di più per te, assegna un voto per il tuo livello di soddisfazione per ognuno (quanto è presente e realizzato nella tua vita oggi). A seguire, pensa a cosa aspiri per ogni valore e stabilisci quali comportamenti mettere in atto per aumentare il grado di soddisfazione.
- Fissarsi degli obiettivi specifici per i prossimi mesi. Se astratti come “essere un miglior leader”, “avere maggior autostima”, “essere più in forma”, il cervello non capisce, o peggio si spaventa per l’ampiezza. Gli obiettivi concretizzano identificando dei comportamenti, e pianificando già delle tasks specifiche in agenda.
- Per essere felici, è importante un approccio olistico coltivando tutte le aree della vita: lavoro, famiglia, relazioni, mente/crescita, svago, salute, finanze, autostima, spirito/contribuzione, etc. Modificarne un aspetto può influire sugli altri, nel bene e nel male. Prova l’esercizio della ruota della vita: dove non sei soddisfatto in un'area, identifica un primo passo per iniziare a concentrare la tua energia.
- Imposta una morning routine: un mindset forte parte dal modo in cui ci svegliamo al mattino. Perché subirlo quando si può decidere dal mattino su cosa focalizzare la nostra giornata, che sia importante per te e i tuoi obiettivi, prima che voli via la giornata? Le letture sono infinite sul tema, crea la tua.
- Come contribuisci ogni giorno? Inizia in vacanza: cosa puoi fare oggi per rendere la giornata di qualcun altro più luminosa?
- Osare sognare in grande può portare grandi insight. Se potessi raggiungere qualsiasi obiettivo al mondo che il tuo cuore desirerebbe, quale sarebbe? Che cosa creeresti se sapessi che non potessi fallire in nessun modo? Pensa tutti i giorni della vacanza ai tuoi sogni, anche folli, scrivili, vedrai che comincerai a farlo diventare un’abitudine di autorizzarti a sognare invece di pensare solo a quanto non riuscirai mai a fare, aprendo i filtri negativi del cervello e le prospettive davanti a te per agire verso i tuoi sogni.
- Fuori dalla follia quotidiana, puoi riflettere a modi di sprecare meno tempo. Quali sono i limiti che devi porre per riappropriarti del tuo tempo? Cosa stai tollerando oggi che non ti rende felice? E a chi puoi iniziare a chiedere un supporto? Unplug e unfollow: vari studi puntano i social media come fonte di stress. Fai il punto su cosa/chi ti ispira, ti stimola verso i tuoi obiettivi e ti aiuta ad essere la miglior versione di te-stesso. Se chi segui non risponde a questi criteri, valuta quanto tempo recuperi a non seguirli più.
- Allena il potere della gratitudine in vacanza per portarti dietro questa nuova abitudine come arma per creare uno switch dallo stress. A tavola, ogni sera, chiedi alla tua famiglia/compagni di viaggio: “Raccontami una cosa bella che ti è successa oggi”.
Diventare chi vogliamo è un lavoro quotidiano, dove si vanno a nutrire visione, competenze e relazioni, approfitta della vacanza per crearne l’abitudine.
E durante l’anno? Riportiamo una micro-vacanza nel quotidiano!
Perché è difficile passare in modalità di rilassamento dal primo giorno di ferie, (It Takes 4 Days of Vacation to Actually Unwind, Study Finds), è come fermare un treno di un colpo: deraglia, e per recuperare regolarmente energia, una buona abitudine è allenarsi praticando micro-breaks.
Il mio consiglio è (l’avrete capito ormai…): trova la strategia giusta per te. Prova varie modalità di pause, monitorati per essere consapevole dei risultati e impara. Che tipo di interruzioni sembrano aiutarti a diventare più creativo, produttivo, motivato, energizzato?
Magari sconnettendosi totalmente a pranzo (penso che tutti i miei clienti e colleghi anche dall‘altra parte del globo sapessero quanto fosse sacrosanta per me), spegnendo il telefono aziendale e quello personale qualche sera, cercando di creare qualche minuto di rilassamento quotidiani come 3 min di meditazione, un po’ di sport, un “power-nap” di 10-20 min, o una morning routine, una camminata per stimolare il pensiero creativo, o ancora una sessione di coaching ogni 2 settimane?
I miei percorsi di coaching con i miei super busy manager iniziano con una convinzione di questo genere: “devo trovare e poi recuperare un’ora e mezza...” e velocemente se evolve in “è una boccata d’ossigeno e si guadagna tempo chiarendo pensieri, priorità, emozioni, reazioni...”. Finiscono per replicare questo momento di pausa per farsi domande e ritrovare il focus da soli.
Questi sono suggerimenti da prendere come spunti: lo stesso esercizio può essere illuminante per una persona ed essere banale per un’altra.
L’importante è capire che il tempo di pausa è produttivo. E’ fondamentale prendere il tempo di esplorare i propri pensieri, testare cose nuove, fare dei piccoli step ed sperimentare nuove abitudini. Costruendo un giorno alla volta. Tutti i giorni.
Per creare una routine forte da mantenere SOPRATTUTTO IN TEMPI DI CRISI.
Qual è il tuo prossimo obiettivo di miglioramento? Come affini la tua lama?
EMEA Region Service Manager @Wipro Ltd
4 anniQuesto articolo con un’analisi oggettiva mi è piaciuto veramente molto, permettendo al lettore di fare un esame soggettivo e quindi portare qualche,magari piccolo, ritocco ai comportamenti quotidiani.. grazie Aurélie Lagarde per questi spunti di riflessione
OVERMED, MKTG COORD. PROFILO DEDICATO AI PROFESSIONISTI DEL SETTORE ODONTOIATRICO E ORTOPEDICO UMANO E VET
4 anniUn percorso davvero indispensabile per raggiungere un buon equilibrio fra work e tutto il grande resto!!! Grazie Aurelie, aspetto il tuo "libro" e.... buone vacanze🙂
Executive, Career & Life Coach ICF Certified 🫂 Team Coaching & One to One Coaching 📈 Talent & Performance Advisory, Research based 🧠 Emotional Intelligence Expert 👩🎓 Economia & Psicologia 🌎 ITA & ENG
4 anniGrazie Aurélie Lagarde ! Usiamo il tempo, non occupiamolo ☀️
Executive Creative Director at Dentsu Creative Italy
4 anniUn articolo che andrebbe stampato per ricordarsi ogni giorno come focalizzarsi. Niente va lasciato al caso. Buone vacanze Aurelie!
Facilito l'esplorazione di talenti ed emozioni creando le condizioni per lavorare meglio | Executive, Team e Emotional Culture Coach | Neuro-Aglity Profile ™️ Practitioner
4 anniUn articolo pieno di spunti interessantissimi! Utile a sfatare il mito (o il pensiero insano) che lavorare non-stop porti maggiore produttività e che il risposo sia solo una perdita di tempo... Riappropriamoci delle pause lavorative come momento per ricaricarci di nuova energia e dare il meglio di noi al rientro!