"L'avvocato deve essere prima di tutto un cuore"​ diceva Calamandrei. Giusto. Ma lasciateci un po'​ di spazio vitale per continuare a pulsare.
26 Febbraio 2020. Corridoi della Corte d'Appello di Brescia. Avvocati ammassati in attesa di entrare in aula.

"L'avvocato deve essere prima di tutto un cuore" diceva Calamandrei. Giusto. Ma lasciateci un po' di spazio vitale per continuare a pulsare.

Corte d’Appello di Brescia, mercoledì 26 febbraio 2020

La Corte d’Appello di Brescia comprende i circondari di Brescia, Cremona, Mantova, Bergamo. Il bacino di affluenza è enorme. Parliamo di 5.470 cause pendenti nel settore civile, secondo quanto riportato dal Presidente della Corte d’Appello nella Relazione alla Inaugurazione dell’anno giudiziario 2020. La Corte, sezione civile, tiene udienza il mercoledì dalle ore 10:00. Oggi, per la prima volta, si sono tenute le udienze dopo la c.d. “emergenza coronavirus”. I Giudici sono “barricati” nelle aule. Le udienze vengono fissate in gruppi alla stessa ora, quindi gli avvocati si accalcano nei corridoi, cercando disperatamente di capire, leggendo su un foglio attaccato al muro, quale numero è stato assegnato alla loro causa. Sarò la numero 1? La numero 25? Chi lo sa … Quando entrerò? In aula si entra una causa alla volta, mentre nei corridoi si creano assembramenti umani. Entrata in aula mi si chiede di stare a distanza (non di due metri ma direi di circa 6) e di evitare di depositare alcunché perché non accettano documenti passati di mano in mano. Nel frattempo gli avvocati in attesa sono fuori raggruppati nel corridoio.

Qualcosa mi sfugge …

Mi chiedo: ma non è possibile scaglionare le udienze e non metterle alla stessa ora? E in unico giorno? E pubblicare il ruolo sul sito on line invece che attaccarlo al muro?

Mi rendo conto delle difficoltà e del carico degli uffici, certamente enorme. Nessuno lo mette in dubbio. Non si tratta di fare polemiche, ma è necessario che vi sia rispetto, soprattutto in questi giorni.

Se non rispetto per gli avvocati, quanto meno rispetto per la collettività.

Sono profondamente amareggiata. E non per il corona virus.

Ho giurato solennemente, ormai tredici anni fa, "Consapevole della dignità della professione forense e della sua funzione sociale mi impegno ad osservare con lealtà, onore e diligenza i doveri della professione di avvocato per i fini di giustizia e tutela dell’assistito, nelle forme e secondo i principi del nostro ordinamento".

Di questa “dignità” oggi non sono riuscita a scorgere traccia.

Calamandrei diceva che “l'avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sé, assumere su di sé i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce”

Bellissimo. Felice di essere prima di tutto un “cuore”. Contenta di lavorare e partecipare alle udienze, anche in questi giorni.

Ma, per favore, imponiamo un minimo di organizzazione, razionalità e collaborazione.

Fiduciosa che saremo in grado di fare di meglio, tutti, anche io per prima, vi lascio alle vostre considerazioni.

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