Le banche digitali
Il Credito sta rapidamente cambiando faccia, non solo a causa del covid-19!
Le banche tradizionali devono fare i conti con una agguerrita concorrenza proveniente dagli istituti nati sul web e attivi solo sui canali digitali, le cosiddette Fintech.
E ciò in conseguenza del fatto che cambia il mercato dei consumatori, il quale richiede sempre più alle banche velocità, efficienza e servizi innovativi. Con una relazione commerciale sempre più, se non esclusivamente, digitale.
Il World retail report 2021 di Capgemini evidenzia la corsa disperata del mondo bancario retail ad allineare la propria offerta alle aspettative dei clienti, per non correre il rischio di perderli definitivamente.
Tra le ragioni che spingono buona parte dei clienti verso un provider di nuova generazione, a scapito della banca tradizionale, vi sono:
1. Accesso semplificato
2. Servizi bancari più flessibili
3. Esperienze on demand e completamente digitalizzate (customer experience)
4. Servizi iperpersonalizzati
5. Assistenza 24 ore su 24
6. Iniziative di sostenibilità
Ed è proprio su digitalizzazione e ottimizzazione dei costi che le banche tradizionali puntano per non perdere la sfida e tener testa alla rivoluzione dell’OPEN BANKING, iniziata nel 2019 con l’introduzione della direttiva comunitaria sui servizi di pagamento. Con tale termine si intende la possibilità, per le cosiddette terze parti di accedere, dietro il consenso del correntista, ad alcuni dati del conto corrente. Queste terze parti sono società di servizi che forniscono funzionalità aggiuntive rispetto a quelle offerte dalle banche tradizionali, oppure gli stessi servizi, ma in maniera più efficiente o a costi più contenuti. Il rapporto banca-cliente, quindi, non è più esclusivo.
E allora la chiave per tener testa ai nuovi entrati consiste nell’implementazione, nel proprio modello di business, di nuovi canali di vendita, che passano per gli ECOSISTEMI APERTI, detti anche BaaS o Banking-as-a Service. Questi ecosistemi o piattaforme consentono al cliente di accedere a nuove fonti di dati e opportunità di monetizzazione. Consentono, inoltre, ai consumatori di accedere ai servizi bancari durante le attività di vita quotidiane. Quindi la scommessa, per le banche tradizionali, consiste nell’affiancare ai propri punti di forza – reporting, conoscenza del cliente, licenze, elaborazione delle transazioni e connessioni globali – nuovi servizi prestati da fornitori esterni e ampliare, così, la propria offerta per soddisfare al meglio le esigenze dei consumatori, che chiedono esperienze sempre più integrate e personalizzate.
Ecco che queste nuove partnership strategiche consentono di dar vita a nuovi prodotti e servizi in armonia con i nuovi stili di vita, i bisogni, i desideri e la personalità dei clienti. Perché i nuovi servizi finanziari saranno sempre più incorporati nella vita quotidiana dei clienti. Lo dimostra il fatto che oltre l’80% dei consumatori intervistati dichiara che un accesso semplificato e servizi bancari più flessibili li spingeranno a rivolgersi a un provider.
Il futuro passa, dunque, da una forte infrastruttura digitale e la parola chiave per il successo è COLLABORAZIONE!
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E questa grande apertura verso la condivisione delle proprie informazioni per ottenere una esperienza migliore e più personalizzata spinge gli operatori tradizionali ad acquisire competenze digitali per gestire questi ecosistemi e mettere il cliente al centro. Questa è la nuova era del BANKING 4.X.
Ma come fare?
Garantendo al cliente una esperienza omni-channel, attenta alla trasparenza, coerente e sicura attraverso tutti i touch point. I clienti di oggi cercano un’esperienza che trascenda il puro aspetto transazionale e chiedono alla nuova banca di presentarsi come one-stop shop, che attraverso marketplace collegati e altre piattaforme gli consentano di acquistare una casa o un’auto, con un’esperienza che ti consenta di cercare, comprare e finanziare l’acquisto in pochi passi, passando da un’esperienza tra fisico e digitale. Questo il nuovo concetto di BANKING-AS-A-LIFESTYLE. Un processo di acquisto in grado di fornire ai clienti consigli, prodotti e servizi di valore al momento giusto e attraverso il canale migliore.
Esempio di sfida al settore del credito tradizionale è quella posta in essere da Timfin, società del gruppo Tim in collaborazione con la spagnola Santander Consumer Bank, che nei negozi Tim vende ai propri clienti, oltre che cellulari e contratti telefonici, finanziamenti e prodotti assicurativi.
O ancora Findynamic, la quale ha dato vita al sistema MACHINE TO MACHINE PAYMENT, con cui consente ai macchinari dell’industria manifatturiera di “dialogare” con le banche definendo, in anticipo e automaticamente, forme di finanziamento.
Questi esempi di finanza integrata, detta anche “embedded finance”, mostrano come le aziende fintech forniscono servizi sempre più sofisticati e mirati, affiancando, completando e integrando, così, l’offerta di aziende operanti, il più delle volte, nell’economia tradizionale.
Questo nuovo punto di incontro vede 3 attori coinvolti, gli operatori fintech che forniscono tecnologia, processi e competenze, le società che mettono a disposizione il proprio marchio e i clienti nonché le istituzioni finanziarie, come banche e asset manager che forniscono permessi o licenze.
Altro elemento dirompente nei modelli di business delle banche tradizionali è dato dai servizi che consentono di acquistare oggi e pagare più tardi, il cosiddetto “buy now, pay later”, in grado di ingenerare nuovi modelli di acquisto.
Così la collaborazione di workinvoice con Azimut consente di fornire uno specifico servizio di anticipo fatture. O ancora, Tesla che propone ai propri clienti californiani, unitamente alla vendita dell’auto, una propria assicurazione automobilistica.
Questo cambiamento di paradigma consente di realizzare il desiderio delle aziende di fare nuovi ricavi sulla propria base di clientela e di fidelizzarli con più servizi di qualità, visto che rimangono all’interno dello stesso circuito societario anche quando acquistano prodotti finanziari. Il cambiamento consente, al consumatore, di poter usufruire di servizi digitali a prezzi più competitivi, con proposte più semplici e trasparenti e un’offerta finale più mirata.
Secondo il recente studio della società britannica Juniper Research il valore del mercato della finanza integrata può crescere da 43 miliardi di dollari nel 2021 a 138 nel 2026, in cui la parte del leone la fanno i ricavi da servizi buy now, pay later, con il 50% circa del giro d’affari.
Il nuovo mondo post-covid-19, dunque, richiede urgentemente alle società del credito tradizionali e pure alle compagnie assicurative un nuovo modo di pensare, che passi attraverso la stesura di accordi e collaborazioni con aziende, a costo di vedere il proprio ruolo compresso e meno importante nel rapporto con l’utente finale, ma che non ne comporti la perdita.
Agli operatori tradizionali serve, per far ciò, un upgrade dei sistemi informativi bancari attraverso cui svolgono le operazioni tipiche del business bancario, come la gestione del conto corrente, l’accensione di un mutuo, la gestione del risparmio. Perché ciò consente di abbattere i SILOS, ossia l’eccessiva frammentazione dei sistemi che limita la valorizzazione delle informazioni in possesso della banca e l’iper personalizzazione delle esperienze del cliente.
Il mondo del credito procede rapidamente verso l’INTEGRAZIONE DI PIATTAFORME, per dar libero sfogo alla crescita sinergica. Ma per far ciò servono esperienza, competenze applicative e di processo e, non ultimo, visione. Per cui attenzione, il settore del credito tradizionale è avvisato: per evitare che la montagna partorisca il topolino non ci si dovrà limitare a rendere il progetto di trasformazione dei sistemi core a un mero progetto di evoluzione tecnologica. In un mondo che cambia vorticosamente, il business deve essere in grado di seguire e soddisfare i bisogni e i desideri emergenti dei propri clienti.