Le destinazioni turistiche che non vogliono più turisti

Le destinazioni turistiche che non vogliono più turisti

È assodato che il turismo ormai è un fenomeno globale, ed è altrettanto vero che il 2017 è stato un anno di boom. Nemmeno l'instabilità di certe aree, gli attacchi terroristici nel cuore dell'Europa ed i numerosi disastri naturali che si sono sussseguiti in tutto il globo hanno rallentato la crescita del turismo.

Un recente studio dell'UNWTO (Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite) mostra che nel periodo compreso tra gennaio ed agosto 2017 ci sono stati circa 60 milioni di arrivi turistici internazionali in più in tutto il mondo, rispetto allo stesso periodo del 2016.

Ci sono ragioni per credere che questa tendenza continuerà nel 2018 e le ragioni sono chiare. Grazie alle nuove tecnologie che permettono di prenotare istantaneamente qualsiasi prodotto turistico da qualsiasi dispositivo, i blog e le guide turistiche online che aiutano a pianificare il viaggio e a scoprire nuove destinazioni, alle tariffe aeree a basso costo, alla crescente classe media ed ai millennials che hanno un potere acquisitivo sempre maggiore, le persone viaggiano come mai prima. L'UNWTO prevede che gli arrivi turistici internazionali salgano fino a quota a 1,8 miliardi entro il 2030.

Questo trend è un dato sicuramente positivo, ma racchiude in se un lato oscuro: il sovraffollamento delle destinazioni turistiche, il cosiddetto "Overtourism".

Avrete notato che negli ultimi anni sono aumentate le code per accedere a qualsiasi attrazzione turistica, piccola o grande, famosa o non. E non serve andare alla Torre Eiffel, ad Angkor Wat o al Big Ben per vedere da vicino questo fenomeno. Io vivo a 2 passi dalla Sagrada Familia a Barcellona, e vi posso assicurare che ci sono dei giorni che faccio fatica ad uscire dalla porta di casa o a raggiungere il mio ufficio che si trova a 100 metri in linea d'aria da questo importante monumento.

Il problema dell'Overturism, come viene chiamato, è molto reale e abbiamo visto recentemente come colpisce senza preavviso generando reazioni politiche e soluzioni pratiche poco convenzionali ed affrettate: a Venezia si è corsi ai ripari installando dei tornelli, ad Ischia si parla di contigentare gli arrivi e a Firenze si parla di limitare il numero delle case vacanza. Tutte soluzioni affrettate pensate per arginare un fenomeno, messe in atto senza una pianificazione o uno studio, stumenti necessari per offire soluzioni stabili, non paliativi.

Secondo un nuovo rapporto del World Travel and Tourism Council (WTTC), alcune destinazioni stanno studiando soluzioni per combattere questo fenomeno, come dicevo prima a volte improvvisate e non sempre ortodosse: stabilire restrizioni su quando, dove e quanto tempo i viaggiatori possono visitare determinate attrazzioni turistiche o zone della città.

Come cità il rapporto: "Limitare il turismo è un lavoro complicato, ed è probabile che provochi l'opposizione di coloro che potrebbero perdere revenue - o non vedere la crescita - come risultato."

In altre parole, proprio nel momento in cui viaggiare sta diventando più accessibile, potremmo vedere un'inversione di tendenza in nome della sostenibilità, e questo potrebbe avere un effetto diretto su come e dove prenoterete la vostra prossima vacanza.

Esempi di destinazioni internazionali che hanno rischiato, o che ancora rischiano di venire schiacciate dal fenomeno del Overtourism ce ne sono molti.

Quello che mi sembra più interessante è uno di quelli citati dal rapporto del WTTC: la città croata di Dubrovnik, anch'essa un sito del Patrimonio Mondiale con appena 1.000 residenti permanenti, sta tentando di tagliare gli 800.000 visitatori di navi da crociera che ha ricevuto nel 2016 a soli 4.000, utilizzando il monitoraggio dei visitatori tramite videocamere di sorveglianza e limitando gli arrivi delle navi da crociera durante le ore di punta.

Altri strumenti si presentano, come si è proposto poco tempo fa il Comune di Venezia sotto forma di barriere fisiche all'ingresso di luoghi o aree particolarmente popolari.

Altre città Europee, con intelligenza e la tecnologia, si sono dotate di stumenti meno draconiani per "spingere" i turisti a visitare le attrazioni quando sono meno affollate: Amsterdam ha sviluppato un'app che invia notifiche push ai turisti suggerendo alternative quando le code negli hotspot sono lunghe.

Se da una parte sembra che ci siano le ragioni per imporre limitazioni ai flussi turistici, questa prospettiva non è accettata da tutti in maniera uniforme. Il rapporto del WTTC cita: "È ragionevole ridurre il numero di visitatori ad un livello più sostenibile se tale azione rende certe destinazioni accessibili solo ai turisti più ricchi? Forse viaggiare non è un diritto fondamentale? "

Sono necessarie regole. Le restrizioni possono essere una soluzione ma non l'unica. Sono necessari gruppi di lavoro trasversali che includano tutti gli attori che lavorano nella gestione e promozione di una destinazione turistica per riuscire a trovare soluzioni stabili nel tempo.

E questa è una delle missioni del gruppo di lavoro creato dal progetto [FU]Turismo, che tra breve lancerà una Community riservata ai professionisti del mondo del turismo affinché si possano trovare soluzioni smart e sostenibili.

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