Le domande del virus - 2^ parte

No alt text provided for this image

Ecco il seguito del mio articolo che prosegue le riflessioni sul cambiamento necessario per affrontare le transizioni che il virus, l'economia e la società richiedono (v. 1^ parte: https://bit.ly/35yH6aR). Questo testo è pubblicato nella sua interezza nel mio blog, https://bit.ly/3eZhDeY , dove pubblicherò i commenti di alcuni responsabili HR. Anche qui vorrei che si arricchisse un dialogo aperto, attraverso i commenti, sui punti di vista sulle tematiche toccate!

Nella prima parte di questo testo ho argomentato come sia necessario un approccio decisamente nuovo per la vitalità dei nostri sistemi sociali e in particolare nel mondo delle aziende. Come far crescere e diffondere un pensiero nuovo? Se in molti incominceremo ad elaborarlo, e fra questi molti ci saranno in modo significativo persone che, a vario titolo, hanno influenza sui nostri apparati sociali ed economici (imprenditori, manager, consulenti, intellettuali, giornalisti, decisori politici, amministratori pubblici) potremo sviluppare un insieme di nuovi comportamenti in grado di incidere sulla vita concreta della nostra società. Non sono solo le rivoluzioni a cambiare le società: allorché si riesce a praticare un nuovo modo di comportarsi quotidianamente nella sfera individuale e delle aggregazioni sociali di base, questi comportamenti individuali produrranno il modellamento di una nuova cultura e il radicarsi di una nuova consapevolezza. Considerato che abbiamo tutti dimostrato di saper essere flessibili e solidali, adattando anche i nostri comportamenti quotidiani alle esigenze del distanziamento sociale e delle diverse quarantene, perché non scommettere sulla capacità di adottare nuovi comportamenti che facciano evolvere la società verso modelli olocratici? Modelli innovativi che ci valorizzino come eco-sistemi?

Naturalmente, questi “nuovi comportamenti” dovranno essere guidati dalla capacità di dominare precisi schemi ideologici e operativi, modelli culturali innovativi che orientino l’azione verso obiettivi positivi, etici ed ecologici. Non ci sono manuali da proporre, poiché questi dicono piattamente alle persone ciò che devono fare. Penso piuttosto a “schemi” o “linee guida” che orientino le persone verso una capacità d’agire soggettivizzata. Perché i manuali invocano piattamente la disciplina, gli “schemi” consentono la creatività. E le persone sono ormai in grado di concedersi spazi e creatività, dopo aver sperimentato le costrizioni provenienti dal virus e aver vissuto negli ultimi anni i limiti di una globalizzazione miope e forsennata.

Dopo questa crisi mondiale si potrà attivare un nuovo risveglio sociale, che abbia uno dei suoi motori forti nel mondo delle organizzazioni, e lavorare a nuovi “software elastici” per la globalizzazione, meno influenzati da teoria neoliberiste e più sensibili ai temi strategici dell’ambiente e dell’etica. È ipotizzabile una tale evoluzione?

Sull'onda di queste riflessioni, mi stimola avviare un dialogo con alcuni rappresentanti di grandi organizzazioni, che possono fornire spunti dalle loro prospettive: attraverso uno spazio aperto di confronto potremo creare una possibilità di arricchimento per individuare soluzioni originali ed efficaci al cambiamento che ci è davanti. Sarà interessante, quindi, se qui di seguito, a commento di questo contributo, si aggiungeranno altre idee da parte di chi voglia sostenere la discussione.

L’audacia delle proposte ci deve animare per rendere finalmente possibili imprese collettive ritenute, prima di questa traumatica crisi, impossibili. Oggi sono semplicemente inderogabili.

Marco Dezi

Mechanical Engineer Responsible Naval Large and Medium caliber weapons

4 anni

Rubo dal Corriere parte dell'articolo di Giordano: Si parla tanto dei cambiamenti che saremo in grado o no di fare nel mondo post-Covid che verrà. Bene, eccone uno particolarmente importante: mantenere viva questa tensione verso ciò che non conosciamo. Esiste un modo di educare al non-sapere? D’insegnarlo già ai bambini, sovvertendo il principio dominante che la conoscenza sia un corpo statico di nozioni di cui appropriarsi pezzo a pezzo? Non ne ho idea, ma varrebbe la pena di rifletterci, anche in vista del rientro a scuola.

corrado alberto cutrufo

MI OCCUPO DI LAVORO E SVILUPPO

4 anni

Certamente la recessione mondiale porterà a forme nuove e , speriamo, più orientate ad un generale sviluppo sostenibile . Tuttavia aumenterà anche la fretta del recupero con il rischio di equilibri ancora più precari . Mi riferisco alla divisione delle ricchezze dove una minoranza dispone di una maggiore ricchezza rispetto a maggioranze sempre più povere . Fai bene ad indicare la strada ma anche i pericoli.

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate