Quello che il coronavirus ci ha insegnato, per davvero
Soprattutto all'inizio di questa epidemia, sono circolati una serie di messaggi sulle lezioni che ci avrebbe dato questa epidemia, spesso finendo in discorsi dallo sfondo moralistico e sentimentalistico ai quali non ho mai creduto troppo. Mi sembra difficile che una persona, o una società, diventi improvvisamente "migliore" nel giro di qualche mese, soprattutto quando questo accadimento tocca la maggior parte di noi solo indirettamente. Tuttavia, a ben vedere, c'è una serie di lezioni che possiamo trarre da questa crisi, sebbene di natura molto più pragmatica.
1. Lo svago crea benessere ed è fondamentale per la nostra economia
Tutte le attività economiche non essenziali soffrono di uno stigma a confronto di quelle produttive, come se avessero una dignità inferiore. Ovviamente l'importanza economica di un'acciaieria è superiore a quella di una discoteca, ma l'opinione generale è che quest'ultima debba godere di minori tutele perché in fondo non le merita. L'abbiamo visto soprattutto in primavera, con le molteplici invettive lanciate a ristoratori, operatori del turismo, cinema, che si lamentavano per le ripercussioni sui loro affari e chiedevano tutele. Poi è diventata chiara la mole di lavoratori e filiere che il blocco dei settori del turismo, della ristorazione e dello spettacolo ha costretto alla paralisi, e ci si è resi conto che quelle attività sebbene non essenziali per chi ne fruiva lo erano per chi ci lavorava, e che questi ultimi erano tantissimi, e che quindi in fin dei conti erano essenziali un po' anche per tutta l'economia.
2. La statistica è una disciplina oscura, e andrebbe insegnata meglio anche a scuola
La statistica è quella disciplina che permette di prevedere il comportamento di sistemi troppo complessi perché tutti i suoi elementi possano essere considerati individualmente, e richiede una forma mentale radicalmente diversa da quella che usiamo nella nostra vita comune. Sapere di statistica non vuol dire saper fare una media, ma comprendere perché hanno senso tutte le misure che riducono statisticamente la probabilità di contagio anche se non la annullano, e anche capire come queste sono collegate al tasso di ospedalizzazione e quindi alla mortalità.
3. Una misura funziona anche se non tutti vi si adeguano
Questo è un po' conseguenza del punto precedente. Bisogna rendersi conto che le disposizioni funzionano anche se c'è qualcuno che trasgredisce, e che non si può addossare a "quelli che si ostinano ad andare in giro senza mascherina" la colpa di un'epidemia che non si ferma. Anzi...
4. Il fondamentalismo regolatorio fa più danni di un po' di buon senso
Il rispetto integrale delle regole nella specie umana non esiste, ed è impossibile pretenderlo. Una buona organizzazione funziona non perché possiede regole idealmente perfetta, ma perché ha meccanismi in grado di assorbire senza danni anche la quota di trasgressioni. Spostare un po' di responsabilità anche sui regolatori per creare strutture più solide aiuta a limitare i danni provocati dalle trasgressioni.
5. La retorica anti-italiana degli italiani ha un po' stufato e forse è il caso di passare avanti
Rispetto agli altri paesi, in Italia l'epidemia ha fatto meno danni anche perché il rispetto delle disposizioni (mascherina e spostamenti) è stato di gran lunga maggiore, contro ogni luogo comune che ci vorrebbe meno ligi e affidabili dei cittadini stranieri. Personalmente, credo che questa retorica anti-italiana abbia un po' fatto il suo tempo. Ho l'impressione che questa continua auto-denigrazione non sia altro che un alibi per poterci comportare peggio di quello che potremmo essere, e passare avanti non ci farebbe altro che bene.
6. Volere è potere
Sembra una frase fatta, ma improvvisamente con la pandemia tutta una serie di cose sono diventate smart: burocrazia, appuntamenti, riunioni, lezioni. Non è che magari avremmo potuto farlo meglio e prima, invece di cullarci nell'indolenza? Fare innovazione costa fatica, ma prima o poi arriva un momento in cui tocca per forza, e tutta insieme.
7. La bicicletta è il miglior modo per spostarsi in città
Ed è ora che i ciclisti siano trattati con più dignità anche dagli amministratori.
8. Il progresso scientifico è di importanza fondamentale
Alla fine, siamo tutti in attesa di un vaccino. Ogni nazione del mondo si sta muovendo per contenere i danni in attesa del vaccino, altrimenti le misure prese sarebbero differenti, volte più a contenere i danni di un'epidemia che deve sfogarsi più che al blocco momentaneo del contagio. A quanto pare, le prime dosi di vaccino arriveranno a dicembre, a neanche un anno dalla scoperta del virus. Mai prima d'ora è stato possibile produrre un vaccino con questa velocità, e se il coronavirus fosse arrivato anche solo 10 anni fa non ci saremmo riusciti. A costo di essere controverso, ricordo che un simile progresso è stato possibile anche grazie all'utilizzo della sperimentazione animale e delle tecnologie di manipolazione genetica.
9. Non possiamo rinunciare alla plastica
Preso atto di questo, bisognerebbe insistere più sulle politiche volte a un riciclo efficace, che a eliminarla completamente. Purtroppo il tasso di riciclo della plastica è molto basso, e questo è un problema (molto più della plastica in sé).
10. Avere un'informazione accurata aiuta a gestire meglio qualsiasi crisi
Una grossa parte di responsabilità dei momenti di maggior confusione è stata causata dalla circolazione di notizie false, imprecise o faziose. Conseguenza estrema è stata la formazione delle frange di negazionisti, che non credono che il coronavirus esista davvero. Tutti questi fenomeni hanno senza dubbio complicato la gestione della crisi, e aiutato quei soggetti (politici e non) che senza alcuno scrupolo hanno provato a ottenere facile visibilità e consenso. Questo è un problema grave, non specifico di questi ultimi mesi, che però non ha una soluzione semplice. Ciononostante, bisognerebbe prestare molta più attenzione a queste questioni.
E voi, credete che ci siano altre lezioni che questa epidemia ci ha insegnato (per davvero)?
Strategic Channel Sales Manager - Southern Europe | Brooks Instrument | OEM | EPC
4 anniAndrea, sono d'accordo! Mi hanno colpito in particolare i punti 1, 3, 5, quelli in cui, a mio avviso, c'era (e c'è) maggior distanza tra come stanno le cose e come vengono percepite da molti