Le funzioni del marketing e della comunicazione in campo. Lo schema che puo' funzionare per vincere insieme.
Ci sono squadre che esprimono forza e carisma, quelle in cui le azioni in campo sono fluide e pensate, quelle in cui le emozioni non rimangono nei confini delle linee tracciate a terra ma si diffondono come una sferzata di energia positiva, pronta a creare il cambiamento. Ma cosa crea questo impatto? Come si crea questa storia?
Ci sono innanzitutto gli atleti, la professionalità e l’unicità come ingrediente umano che, con buona pace di qualsiasi intelligenza generativa, sapranno sempre sorprendere grazie a tutti i dettagli che nascono da una storia individuale non ripetibile.
Ma questa unicità non è sufficiente e non si esprime se non convogliata in un ruolo. Conoscere la propria posizione in campo rispetto ai compagni e il contributo che la propria unicità può dare è uno dei segreti di quell'armonia che parte dalla persona e che si irradia su tutta la squadra. A questo punto, potrebbe sembrare che il gioco sia fatto.
Assegnare il ruolo e affidarsi alla professionalità di ciascun giocatore dovrebbe bastare. È proprio così? Cosa accade quando gli schemi non funzionano?
Nella pallavolo quando la ricezione non è buona perché non si è "colto al meglio" il messaggio che arriva dall'altra parte della rete, o quando un palleggiatore non è a tempo e non alza correttamente la palla, infine quando un centrale o un opposto non intercettano l'alzata e l'occasione per creare un'azione perfetta sfuma?
L'errore del singolo fa parte del gioco e così un attacco mancato ma la squadra che funziona è quella in cui i giocatori conoscono il proprio spazio e i compagni avvertendo con tattica e intuizione il momento per valorizzare gli altri atleti in campo.
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Affidare un ruolo alle competenze del marketing e della comunicazione in campo e mantenere questa metafora in questa prospettiva sarebbe un errore. Ogni ruolo, dalle relazioni con i media, allo specialista eventi, all'esperto di posizionamento, alla comunicazione interna, al marketing di soluzione, ciascun ruolo, può rivedere sé stesso in diverse posizioni in campo. A volte, tocca ricevere o alzare, così come schiacciare o battere.
Detto così, sembra difficile. Come si può cambiare ruolo e prospettiva? Fortunatamente, abbiamo gli obiettivi e il senso del nostro stare in campo. Questo obiettivo è creare quell'energia misurabile in un'azione coordinata che va a segno e che, nel migliore dei casi, oltre a concretizzarsi in un punto sul tabellone, genera quella spinta anche fuori dal campo, quell'armonia che anche chi non gioca avverte come (questa sì) generativa di un impatto positivo.
Non si è parlato della panchina e nemmeno degli avversari. La panchina è in squadra e deve essere pronta a entrare ed essere determinante. Un battitore eccellente può svoltare una partita, un giovane esordiente può rivitalizzare uno schema introducendo una discontinuità positiva. Ma non si dimentichi la panchina!
E gli avversari? Senza avversari non ci sarebbe il gioco e nemmeno il dialogo per creare quell'energia che rende interessante una partita.
La relazione con chi sta dall'altra parte della rete (ma nello stesso campo e nello stesso palazzetto) nasce dal rispetto e dalla conoscenza e nessun giocatore può entrare in campo senza essersi preparato e senza quella curiosità che può portare a mettersi in discussione.
Del ruolo degli allenatori e di tutto lo staff si potrebbe parlare a lungo. Certamente la scelta dei giocatori perché coprano il giusto ruolo è determinante ma non è l'unico elemento. Il coraggio e la fantasia di una squadra è frutto del contributo di ogni singolo giocatore che dovrebbe ricordare che non sarebbe in campo se non ci fossero anche gli altri.