Le mucche marroni e il miracolo del chocolate milk

Le mucche marroni e il miracolo del chocolate milk

Un sondaggio epocale aveva svelato che per milioni di americani, il latte nasce già al cioccolato grazie al colore dei bovini. Un segnale preoccupante della deriva di un’umanità strafatta che ormai vive una realtà artefatta


Risalgono al 2017, ma pare non siano migliorati affatto, i risultati inquietanti di un sondaggio realizzato dall’Innovation Center of U.S. Dairy, secondo cui il 7% degli americani è convinto che il latte al cioccolato derivi direttamente dalle mucche col pelo marrone.

Al primo sobbalzo sulla sedia la percentuale può sembrare tutto sommato bassa, ma il 7% del popolo a stelle e strisce significa 16,7 milioni di persone, o peggio ancora 7 americani su 100, che proprio pochi non sono. E va ancora peggio, scoprendo che anche salendo di grado il risultato non cambia: perfino il serissimo Dipartimento dell’Agricoltura americano, ammette che buona parte degli americani ignori del tutto che le tonnellate del tanto amato bacon consumato ogni giorno derivi dal maiale, o ancora che gli hamburger sono fatti di carne bovina (probabilmente una razza decolorata) e per finire che le patate non sono verdure e i succhi di frutta non siano affatto l’equivalente della frutta fresca.

L’istinto è quello di sorridere provando almeno a tradurre che “per fare un albero ci vuole un fiore”, ma probabilmente non basterebbe più. Vagli a spiegare – per dire - che il vitello tonnato in Italia non si fa immergendo per mesi dei manzi in piscine dove nuotano esemplari di pinna gialla (per via del limone di cui sono ghiotti), o ancora metterli in crisi ricordandogli che esiste anche il latte alla fragola, ma di mucche rosa non c’è traccia. Perché la faccenda è ben più seria e preoccupante di quanto si creda e soprattutto nasconde una verità inquietante: il genere umano sta perdendo contatto con la realtà circostante iniziando dal cibo che ingerisce, e intere generazioni crescono sapendo che i bambini non nascono sotto il cavolo ma in confezione singola o gemellare, con tanto di cellophane, vaschetta e garanzia. Come le bambole.

Secondo gli esperti, dati che sono il sintomo di una verità scottante: in una manciata di generazioni, è andato in fumo il sapere messo da parte in migliaia di anni di agricoltura e delle leggendarie braccia rubate ai campi che comunque sia hanno nutrito il pianeta.

Il sondaggio, parte della campagna “Undeniably Dairy”, era accompagnato da un commento imbarazzato degli autori: “Lo scopo consisteva nel valutare alcuni fatti interessanti e divertenti sulla percezione dei latticini da parte dei consumatori e i risultati non sono da considerarsi parte di una pubblicazione scientifica o accademica”. Aggiunte che non spostano il risultato di un millimetro, semmai aggiungono altri dubbi al resto del carico.

“Siamo condizionati a pensare che se si ha bisogno di cibo, si va semplicemente al supermercato o in negozio. Nulla nel nostro quadro educativo insegna ai bambini da dove viene il cibo prima di quel momento”, ha tentato di spiegare qualcuno nello sforzo di raddrizzare almeno in parte i risultati del sondaggio, ma è onestamente difficile trovare scusanti verso adulti che presto o tardi passeranno il loro sapere ai figli, e scuole dove fra materie sempre più sofisticate a artefatte manca sempre di più quella fondamentale: l’ABC dell’esistenza. Su questo pianeta siamo quasi 8 miliardi, e nessuno di noi è qui grazie ad un 3x2 divino.


Ma non c’è da stupirsi e neanche da preoccuparsi, è solo una questione che rientra nel diagramma “causa-effetto”: poca informazione equivale a nessuna informazione. E poi in fondo perché sprecare corse delle sinapsi chiedendosi almeno come faranno le mucche marroni non solo a produrlo, ma anche a zuccherare al punto giusto il latte al cioccolato?

La verità fa male, lo sappiamo, ma è sempre più chiaro che siamo destinati ad una meritata estinzione che perlomeno scivolerà pian piano e in silenzio, senza che nessuno se ne renda conto. Verrà la morte e avrà i tuoi hobby, avrebbe detto Pavese.

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