Darnella Frazer, la 17enne che ha cambiato il mondo
È il suo, lo smartphone che ha documentato la morte di George Floyd, soffocato da un agente di polizia. Qualcuno la accusa di aver voluto mettersi in mostra, ma lei continua ad essere seguita da un terapeuta, perché il destino ha deciso che quel giorno non deve dimenticarlo
Era il 25 maggio 2020, un lunedì come tanti e Darnella Frazier, studentessa 17enne di Minneapolis, non poteva lontanamente immaginare che quel giorno avrebbe cambiato il mondo. Stava tornando a casa dopo aver accompagnato suo cugino a prendere un gelato durante il “Memorial Day”: erano passate da poco le 20 e i negozi iniziavano a chiudere, quando Darnella e il cugino escono dal “Cup Foods”, un negozio all’incrocio fra la 38esima e Chicago Avenue.
Sull’asfalto, a pochi metri da loro, si sta consumando il dramma di George Floyd. Un agente di polizia con i capelli rasati e modi bruschi gli tiene premuto sul collo il suo ginocchio. L’uomo si lamenta, soffre, ripete più volte “I cant’ breathe”, non riesco a respirare. Alle 20:20, dopo 8 minuti e 46 secondi, George Floyd ha smesso di lamentarsi.
Ma Darnella, più volte minacciata dagli altri agenti, con il suo smartphone ha ripreso per intero l’agonia dell’omone afroamericano, colpevole di aver pagato un pacchetto di sigarette con una banconota falsa da venti dollari. Senza quel gesto coraggioso, è molto probabile che la morte di George Floyd sarebbe stata classificata come “crisi respiratoria” da qualche medico legale senza alcuna voglia di mettersi contro il dipartimento di polizia di Minneapolis.
Quel video, che Darnella ha immediatamente postato sul suo profilo Facebook commentando “L’hanno ucciso”, è diventato virale, visto miliardi di volte in tutto il mondo, scatenando qualcosa di molto simile alla seconda guerra civile americana. Le proteste sono scoppiate ovunque con violenze, tafferugli, lacrimogeni, saccheggi di negozi, auto date alle fiamme e quelle parole che a Darnella sono rimaste piantate dentro la mente: “I cant’ breathe”.
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Da quel giorno la segue un terapeuta, per aiutarla fare pace con la propria coscienza di ragazzina che la morte l’aveva vista soltanto al cinema o in tivù, ma mai entrare in azione così vicina da poterla toccare, a pochi metri da lei.
Nei mesi successivi, dopo aver cambiato indirizzo insieme alla famiglia per l’insistenza dei media, Darnella ha deposto davanti all’FBI. Seth B. Cobin, il suo legale, ha spiegato tutto con poche parole: “Per lei è stato molto doloroso raccontare quello che ha visto. È solo una studentessa con un fidanzato e un lavoretto in un centro commerciale che ha fatto la cosa giusta: è la Rosa Parks della sua generazione”.
Secondo gli analisti, il merito della condanna a 22 anni di galera di Derek Chauvin, l’agente che ha soffocato George Floyd, va tutto nel video e nella testimonianza di Darnella. “Ancora oggi, quando mi capita di vedere un’immagine di George Floyd, mi rendo conto che al suo posto avrebbero potuto esserci mio padre, i miei cugini, i miei zii. Gente che da queste parti è colpevole a prescindere, perché ha una pelle di un colore sbagliato”.
Parole che nascondevano quasi una premonizione. Il 6 luglio 2021, un anno dopo l’omicidio di Floyd, Leneal Frazier, zio di Darnella, è stato ucciso da un’auto della polizia che nel corso di un inseguimento si è schiantata contro il suo veicolo fermo al lato della strada.