Le parole in un giorno di sole

Entro nella stanza. Un corridoio poco profondo immerso nella prima luce della sera. Fuori una mite pioggia di fine aprile, un freddo tenue e l'umidità nell'aria. Dentro, invece, profumo di fiori, di spezie lontane, luci soffuse. Chiudo gli occhi, fino a quanto basta.

Schiudo le palpebre. Il dolore esplode intorno, ma è sommesso. I volti fatti solo di occhi bassi, pieni di tristezza. I parenti ti accolgono, riconoscenti. Gli abbracci mancati, le carezze che non toccano la pelle, la distanza che non dona calore e conforto. Un passo avanti, sfioro con il piede il tappeto al centro del corridoio. Alle pareti foto di matrimoni, battesimi, ricordi di famiglia tra colore e bianco e nero. Raggiungo chi mi accompagna. E sono pronta. 

L'ultimo saluto non vorresti mai fosse l'ultimo. Prendi tempo, lo allontani nella mente e lui ritorna, ti ricorda che il momento è passato, ti spinge ad andare avanti. La stanza è spoglia. La vita, quella di questo mondo, non è più qui. Il ricordo e l'emozione si fanno più forti, quando incroci gli sguardi di chi qui, invece, c'è ancora. E poi aspetti, preghi, pensi, ascolti suoni e silenzi. Inspiri profumi ed essenze. 

Nell'aria suonano gli aneddoti dei tempi felici, i ricordi del dolore e di una battaglia contro il male si alternano a momenti di silenzio, forte più delle parole. L'ultimo saluto è un arrivederci amaro. Ma il distacco è parte di questa vita, e fa male. Eccome.

Una lacrima riga la mia guancia, si assorbe nell'incavo della mascherina e brucia negli occhi il sale che ne rimane. Siamo vicine, penso, anche se ora non è come prima, mia cara e dolce.

E il futuro che vivrò, avrà un passato in cui siamo state insieme, in cui hai fatto parte della mia vita e le nostre mani si sono toccate, i nostri sguardi si sono incrociati, le nostre voci hanno riso insieme. Un giorno di sole, quando intorno era pioggia e freddo. Un giorno di sole, quando intorno era buio e silenzio.

Buon viaggio, ovunque tu sia.