Legge sul lavoro autonomo e conciliazioni di lavoro.
La Legge sul lavoro autonomo approvata in via definitiva dal Senato il 10 maggio 2017 disciplina all'art 5 la "delega al Governo in materia di atti pubblici rimessi alle professioni organizzate in ordini o collegi" al fine di "semplificare l’attività delle amministrazioni pubbliche e di ridurne i tempi di produzione".
In altre parole il legislatore intende ampliare le competenze delle professioni ordinistiche demandando al governo di individuare, mediante decreti legislativi, quali atti pubblici potranno essere devoluti ai professionisti.
La norma potrebbe essere veramente di impatto nel contenzioso di lavoro se, come richiesto da tempo dai giuslavoristi, la negoziazione assistita fosse estesa al diritto del lavoro, consentendo così agli avvocati, attraverso questo strumento, di sottoscrivere le transazioni, ai fini e per gli effetti dell'art. 2113 c.c.. Si tratterebbe di una misura obbligatoria che non dovrebbe però essere appesantita da inutili formalismi e da una tempistica eccessiva lunga. Inoltre, per avere efficacia deflattiva dovrebbe applicarsi a tutte le vertenze individuali di lavoro, indipendentemente dal loro valore.
Il successo di questo strumento risiederà, da un lato, nella competenza degli avvocati giuslavoristi e, dall'altro, nei riflessi economici per le parti sia in termini di utilità conseguite che di spese sostenute.
Sarebbe comunque un primo passo nel senso di una significativa estensione della cd. "giurisdizione forense" ossia di quella che il Presidente Avv. Remo Danovi ha definito l'"attitudine dell’avvocatura a intervenire con i mezzi offerti dalla normativa vigente per la definizione delle liti e come legittimazione formale riconosciuta dalla legge".
Questo sarà il ruolo futuro dell'avvocatura, con interrogatori e prove affidati in via esclusiva ai difensori, per rendere il processo ancora più celere ed adattarlo ad una società in continua evoluzione.