Liberi Professionisti: quale tutela nel Ddl per il lavoro autonomo?
Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato. È questo il nome deldisegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri n. 102 il 29 gennaio 2016, su proposta del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che si propone di applicare alcune misure a tutela del lavoro autonomo previsto dal titolo III, Libro V del codice civile.
Il disegno di legge è suddividono in 3 titoli e 22 articoli:
- Titolo I – Tutela del lavoro autonomo
- Titolo II – Lavoro “Agile”
- Titolo III – Disposizioni finali
Dopo aver letto i 22 articoli previsti dal disegno di legge e ascoltato l’urlo assordante dei commenti dei professionisti che dovrebbero essere tutelati da questo provvedimento, appare lecito chiedersi se queste siano delle disposizioni a favore della professione o solo l’ennesima beffa per una categoria ormai in forte crisi. Da una semplice analisi del provvedimento, infatti, non si trovano vere misure a tutela ma solo goffi tentativi di rendere ancora più difficile l'attività libero professionale in questo Paese.
Formazione e Assicurazione
Si pensi, ad esempio, all’art. 5 che prevede da una parte la deducibilità completa dei costi relativi all’obbligo di formazione dei professionisti (provvedimento di per sé utile se non fosse deleterio il sistema di aggiornamento che è stato costruito dai Consigli Nazionali) e dall’altra la possibilità di dedurre integralmente gli oneri sostenuti per attivare un’assicurazione professionale contro il mancato pagamento delle prestazioni. Cosa significa questo?coscienti del fatto che la certezza dei pagamenti è diventata una chimera per molti professionisti che spesso lavorano gratis per il proprio committente, l’unico provvedimento che il Governo è riuscito a partorire costringe il professionista stesso a spendere altri soldi per poter lavorare in tranquillità.