L’Employer-Branding. Quello vero. Capitolo 1.

L’Employer-Branding. Quello vero. Capitolo 1.

Ci siamo mai chiesti cosa veramente significhi employer branding?

Ci siamo mai chiesti come attrarre quei talenti che opterebbero per l’estero in cerca di fortuna?

Ci siamo mai chiesti cosa significa per la “nuova generazione” per “i giovani” arrivare ad essere soddisfatti della loro vita lavorativa ed avere successo?


Come HR dovremmo iniziare a farci domande che siano “al passo con i tempi”.

Ripensare al paradigma per cui il dipendente ha bisogno della nostra azienda quando è la nostra azienda ad avere bisogno del talento, di quel talento, di quella “risorsa umana”.

Ha ancora senso parlare di risorse umane? Forse sarebbe meglio indirizzarci nei confronti del personale come capitale umano, in quanto è su questo che si vuole investire per crescere come organizzazione.

È inutile pensare il contrario. Non investire per attrarre i migliori talenti, e non investire sui nostri dipendenti porterà ad avere sempre più risorse di “secondo livello” che non faranno crescere la nostra azienda e che la porteranno forzatamente ad una situazione stagnante o peggiorativa rispetto a quella precedentemente ereditata. Ma questo lo sapevamo.

Stesso è per la società. Una cultura che migliora, che si evolve, frutto dei nostri sforzi e degli sforzi che abbiamo messo nel far “progredire la specie” investendo nell’evoluzione della stessa, porterà ad un miglior benessere sociale, a meno oscurantismo politico, ad una sicurezza generale ed alla fiducia nel prossimo, valori che sono innati nella nostra collettività ma che possono, per ere, essere eclissati a favore di sfiducia, paura e controllo.


Abbiamo sperimentato lo smart working, la settimana corta, soluzioni “alternative” alla classica vita 9-to-5 per cosa?

Stavamo forse chiedendoci che cosa il nostro capitale umano valutasse come positivo e quindi cosa gradisse per essere maggiormente soddisfatto in una situazione di grande incertezza? Sicuramente abbiamo fatto un grande passo avanti nel vero e proprio employer-branding ponendo l’umano al centro, e quindi, in questa rivoluzione copernicana, l’azienda diventava fornitore dell’essere umano, e non il contrario.

L’azienda come fornitore.

Arriviamo a capire che in questo nuovo paradigma è l’azienda a fornire benessere al capitale umano per l’apporto singolare, unico ed importantissimo che ogni giorno viene fornito prestando lavoro.

Tutto questo dovrebbe essere approfondito, e sviluppato, non fermandosi alle pratiche messe in atto ma andando oltre. Come? Dipende dalla nostra azienda.

Dipende dalla nostra struttura e dallo specifico talento che abbiamo bisogno di attrarre.  

È nel rispondere alla singola richiesta del singolo dipendente che si crea la vera e propria reputazione, il brand, la memoria dell’azienda e come questa viene percepita nella e dalla società.

Davanti ad una società dove la “condivisione social” è prassi e principale sorgente d’informazione per il capitale umano, che si documenta per capire come può essere la vita lavorativa in azienda, l’employer-branding diventa lo strumento più accattivante per attrarre il talento e non più solo un bel modo di dire.

...[continua]...

Complimenti Giacomo Bergamaschi! La cosa affascinante delle tue riflessioni e che ci sono piu' domande che risposte. Attendo la prossima puntata " Dall' employer -branding all' Employee Retention!"

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