L’ennesima resistenza al cambiamento
© Mohammad Madadi 2020 / LUZ

L’ennesima resistenza al cambiamento

Ieri ho avuto il “piacere” di leggere un articolo su L’Economia del Corriere della Sera. Un articolo che definirei incompleto, tra refusi e fonti inesistenti, e che parla di una ricerca realizzata da Absolute Digital Media (di cui tra l’altro non c’è traccia sul loro sito), di una banalità sconcertante.

Mi ha sorpreso come un editore autorevole possa proporre un approfondimento così superato a livello di contenuti. Tratta argomenti che alimentano una cultura lavorativa arretrata e obsoleta, e che promuovono solo un’ulteriore resistenza al cambiamento già cospicua nel panorama italiano.

📊 La survey, condotta su 550 lavoratori, tratta dei modi a disposizione del Capo che fanno sentire i dipendenti più apprezzati sul luogo di lavoro.  Letta così impone già una visione idilliaca con diversi bias di partenza.

🏢 Parlare oggi di “luogo” di lavoro è al dir poco riduttivo, date le modalità di fruizione estremamente differenti a cui tutt* siamo costretti. Ogni realtà aziendale sta applicando in maniera diversa il lavoro agile, a seconda delle necessità personali, ed è un dato che non si può ignorare in una ricerca del genere. 

L’impossibilità di accedere ai dati sulla composizione e la conformazione del campione (che sembra già esiguo) lascia il dubbio che l’impostazione di questa ricerca non sia così scientifica.  

👏 Al primo posto c’è il “Riconoscimento dei risultati”, da cui proviene anche il titolo dell’articolo “Un «bravo» del capo vale più dell’aumento di stipendio”. L’ennesima occasione sprecata per superare la retorica stereotipata machista del Capo, quella figura ideologica maschile che si limita a fare tap tap sulle spalle dei dipendenti per rassicurarli delle loro prestazioni. Un’iconografia anche un po’ classista, che dite?

💸 Poi troviamo i bonus o l’aumento dello stipendio. Ecco, io credo che il riconoscimento economico debba essere considerato come un diritto basilare. Bisogna assicurare la stabilità negli aspetti contrattuali, per far sì che ogni lavoratore e lavoratrice possano portare avanti progetti personali concreti. Solo in questo modo sarà possibile per loro trovare i propri perché, le proprie motivazioni e passioni anche all’interno dell’azienda o della realtà lavorativa.

⏰ Anche il terzo punto, avere del tempo libero extra, non racconta nulla di nuovo. È ormai assodato che una riduzione delle ore lavorative aumenta la produttività e la stabilità a livello di work-life balance. Una stabilità che deve essere assicurata negli aspetti contrattuali. 

💡 Lo hanno detto Benjamin Franklin, John Maynard Keynes, ma anche John Stuart Mill, Karl Marx e Henry Ford. Non siete ancora convint*? Consiglio vivamente “Utopia per realisti” di Bregman, perché la cultura aziendale non si migliora solo con un grazie, quella è educazione. 

Dovremmo ragionare su tanti punti diversi di azione, tra cui un approfondimento sul ruolo degli investimenti e della finanza. Infatti i progetti imprenditoriali basati sugli algoritmi, e non incentrati sulle persone, non sono stabili allo stesso modo. L’atteggiamento contemporaneo a prediligere gli investimenti con un ritorno a breve termine è precario.

Come ha scritto Keynes:

la difficoltà non sta nelle idee nuove, ma nell'evadere dalle idee vecchie, le quali, per coloro che sono stati educati come lo è stata la maggioranza di noi, si ramificano in tutti gli angoli della mente.

 

Daniele Simonelli

Foreign Sales Account - Delivering process & competition advantages to companies

3 anni

Basta partire dal perché. Perché va male? Perché va bene? Analizzare e individuare.

Maddalena Agnelli🔅

HR Communication Manager | La mia passione è comunicare temi del mondo HR | Diversity & Inclusion | Formazione con Virtual Reality | Gender Equality

3 anni

Alice Siracusano condivido interamente il tuo articolo, le tue riflessioni non fanno una piega. Ciò che si dovrebbe dare per scontato e acquisito grazie a decenni di progresso sociale e culturale (premi, aumenti di stipendio, educazione ecc.) oggi non lo è affatto. Temo che abbiamo perso per strada un po' di valori, anche quelli più spiccioli, come dire "grazie".

Roberta Frau

Events & Sponsorship Manager | Internal Communication | Corporate Social Responsability Projects

3 anni

Tempo. Una parola che ricorre spesso nelle mie riflessioni di questi giorni in cui il tempo del lavoro e il tempo libero si sono fusi in un continuum senza paletti e argini. Non è necessariamente un male ma solo se il tempo del lavoro contribuisce attivamente a costruire il progetto più importante: chi siamo. E sopratutto chi vogliamo diventare attraverso quella esperienza. Questo motiva le persone. O meglio dà loro senso e direzione.

Pietro Feliziani

Project Manager PMP® | Project Management Office

3 anni

L’Iconografia del capo come pater familias è ancorata ad un passato che ci dicono superato dalla nuova visione aziendale. Anche in politica credevamo che la necessità dell’uomo forte fosse finita insieme al ‘900. Siamo destinati a ricrederci di continuo 😃

Angelo Faravelli

Marketing and communication temporary manager. Facilitatore dell'innovazione.

3 anni

Mi piace citare spesso una delle battute migliori di Luttazzi quando faceva la parodia del giornalista TV : "Una ricerca che mi sono appena inventato, dice che..."

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