Lezioni di Fantastica

Lezioni di Fantastica

Ho preso questo libro pensando che dentro ci fosse “solo” la biografia di Gianni Rodari.

Non posso dire di essere una studiosa di questo grande personaggio, ho sempre cercato di imparare dagli esperti, poi è uscito “Lezioni di Fantastica”: un segno.

Un libro che non vuole ridurre Gianni Rodari a scrittore per bambini, produttore di filastrocche, maestro per qualche tempo… si capisce già dalla introduzione.

Sapete cosa c’è dentro queste pagine?

C’è Rodari, certamente, ma c’è anche storia e politica, ci sono parecchi spunti di riflessione, nomi di riviste che hanno arricchito l’Italia negli anni, c’è la scuola e la sua evoluzione, c’è l’importanza data ai genitori e al “fare insieme”, c’è la lotta (e la difesa) al fumetto e ai cartoni animati.

Io immagino una ricerca incredibile dietro la stesura di questo scritto. E la invidio.


Avrei potuto riportare parecchi passi per darvi un assaggio dell’opera e invece mi limito a questo:


“Una gara stranissima. Vince chi sta… più zitto. A me sembra che a scuola ci si vada per imparare a parlare: a stare zitto è buono anche un paracarro, se partecipasse lui alla ‘gara del silenzio’ non lo batterebbe nessuno. Conosco maestri che non pronunciano mai la parola ‘silenzio’. A entrare nelle loro classi non si sentono neanche le mosche volare: si sente invece un chiacchiericcio misurato ma intenso. A guardare bene, non ce n’è uno che stia zitto”.

Questo passo mi ha ricordato un episodio vissuto alle medie: io ero una ragazzina piuttosto vivace ai tempi, non mi si poteva di certo dire di essere “silenziosa”.

Ricordo che quel giorno venne la prof. di lettere dell’altra classe per un’ora di supplenza.

Dopo 5 minuti per un impegno non rimandabile (doveva essere un caffè o una sigaretta in cortile) dovette lasciare la classe e nominò un mio compagno “guardiano del silenzio” (responsabile, capoclasse… non ricordo come si dicesse allora), che avrebbe dovuto scrivere alla lavagna il nome di chi di noi avesse pronunciato mezza parola in sua assenza. La conseguenza sarebbe stata una durissima punizione.

Bhe… lei poteva tranquillamente bere il caffè durante il lavoro, a me invece era proibito parlare con la compagna di banco? Mi sembrò proprio una sfida che accettai di buon grado, mettendo in mezzo un paio di poveri compagni.

Quando la prof. tornò e lesse il mio nome alla lavagna, mi guardò con un ghigno malefico pronunciando la temuta sentenza, la preannunciata punizione!


“La pioggia nel pineto a memoria, hai tre giorni”.


Mi rivolgo a tutte le insegnanti e gli insegnanti che mi leggono: date la possibilità ai bambini e alle bambine di apprezzare le poesie e le opere dei grandi autori, non denigrandole a punizione ma, al massimo, esaltandole a premio!


Io quella poesia la imparai a memoria solo per vincere una sfida, non considerandone la bellezza.


Lezioni di Fantastica dovrebbe essere letto da tutti, non solo da noi “addetti ai lavori”, come ci chiamano.

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