Partiamo dal presupposto che le vittime della strada sono tante, troppe, e che in qualche modo bisogna intervenire. Del resto, in quale contesto o misura un certo numero di morti può essere considerato accettabile?
Lo sforzo di migliorare la situazione quindi è doveroso.
Credo che per raggiungere un risultato concreto si debbano considerare quattro linee di azione:
- Migliorare i mezzi di trasporto. In questo ambito sono stati fatti dei notevoli passi avanti rispetto al passato, soprattutto per le automobili, con sistemi di sicurezza all’avanguardia e tecnologie sia di prevenzione che di riduzione del danno in caso di incidente. Non so se la guida completamente autonoma sia il punto più alto di questa evoluzione, perché ho il dubbio che la tecnologia debba aiutare l’uomo ma non sostituirlo. Di dotare camion e mezzi di trasporto pesanti di sensori per ovviare agli angoli ciechi si è già discusso, il grande interrogativo mi sembrano essere biciclette e monopattini vari: come si possono rendere più sicuri?
- Migliorare le vie di trasporto. Cioè, le infrastrutture: strade, ponti, piste ciclabili e così via. Qui c’è ancora tantissimo da fare: dagli asfalti rovinati e pieni di buche ai marciapiedi inesistenti o inservibili, dalle finte piste ciclabili (per intenderci, quelle “disegnate” per terra che non offrono nessuna vera separazione tra auto e biciclette) alla capacità della strada di drenare l’acqua in caso di pioggia o alla visibilità/coerenza della segnaletica sia verticale che orizzontale. Concludiamo con gli attraversamenti pedonali: sono tutti ben visibili ed illuminati?
- Lavorare sulle regole del codice stradale e sul piano della viabilità. Unisco i due aspetti perché le norme generali (divieto di svolta o di inversione, divieto di sosta, senso unico, eccetera) devono essere calate nei singoli contesti ed applicate con buon senso, per facilitare una circolazione più ordinata e sicura possibile. Temo che in concreto abbassare in città il limite a 30 km/h serva a poco. In primo luogo, perché la differenza con i 50 attuali non è così marcata in termini di sicurezza: un camion che riparte ad uno stop per girare a destra ed investe un ciclista non sta andando né a 50 né a 30 all’ora. Quando in tv sentiamo che la causa di un incidente è stata la velocità elevata, temo che non si intenda 50 o 55 km/h…eppure il limite urbano c’è. Il problema è la trasgressione del limite, non la sua soglia. Esiste anche la regola che vieta ai neopatentati di guidare veicoli troppo potenti, eppure…
- Educare le persone. Facile a dirsi, difficile a farsi, ma imprescindibile. Bisogna abituare i piloti (mi riferisco a chi è al volante come ai ciclisti) al rispetto della sicurezza propria ed altrui, formandoli per far sì che conoscano e seguano le regole del codice. Ma per centrare questo obiettivo, le regole stesse devono essere credibili, altrimenti perdono efficacia finendo per essere sottovalutate o ignorate. Un esempio banale: non mettere il cartello “lavori in corso, limite a 40 km/H” se poi il cantiere è fuori dalla carreggiata, fermo, senza personale o mezzi in movimento. Quante volte mi è capitato…così tendiamo a pensare che sarà sempre la stessa cosa, un po' come nella favola Al lupo! Al lupo!
Solo la sinergia di queste 4 linee di sviluppo può produrre dei veri miglioramenti.
Non per caso non ho citato l’inasprimento delle pene per chi causa un incidente: intanto sarebbe il caso di comminare davvero quelle che già esistono.
Inoltre, quando parliamo di pena, vuol dire che è già troppo tardi.