L'incontro con il lupo di Montalto: parla il protagonista
Un altro esempio di giornalismo che, pur di ottenere qualche visualizzazione o like in più, non esita a distorcere i fatti – in questo caso anche pesantemente – per attirare l’attenzione di potenziali lettori. Probabilmente senza rendersi conto che, seppure con poche righe ed una foto, si può influenzare in modo importante l’opinione del pubblico su un tema già abbastanza complesso e delicato, com’è il caso delle interazioni tra uomo e grandi carnivori e, più in generale, della presenza del lupo.
In questo caso in particolare si parla di una persona che, dall’interno della sua auto, ha avuto un incontro ravvicinato con un lupo, o meglio un canide che, tra l’altro, aveva delle caratteristiche che fanno dubitare si tratti di un lupo italico selvatico. Si potrebbe quindi definire un caso di interazione auto-lupo (o altro canide), che suona già molto meno sensazionale.
Eppure, nel titolo e in varie parti del testo si parla di “attacco”, parola decisamente forte e inappropriata al contesto, che si discosta ampiamente dai fatti accaduti.
Leggendo il testo, infatti, ci si rende presto conto che i fatti non corrispondono a quanto riportato nel titolo. Ma quante persone, scorrendo – spesso rapidamente – un giornale o la home di Facebook o di qualche altro social media, si soffermano a leggere l’intero testo di una notizia? Veramente poche. La maggior parte delle persone che vedranno questo articolo, e che non sono particolarmente interessate al tema, leggerà solamente il titolo, vedrà l’immagine di un lupo che ringhia, e si fiderà di quel che legge nel titolo. Ed un titolo simile dà un messaggio ben chiaro al lettore: il lupo si è avvicinato con l’intenzione di attaccare questa persona. Il lupo è pericoloso. Del lupo bisogna aver paura.
Dopo aver letto questa notizia, ci siamo subito chiesti come fossero andate effettivamente le cose. Ci siamo quindi messi in contatto con il signor C.M., protagonista della vicenda, e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua versione. Effettivamente, l’incontro è avvenuto più o meno come riportato nel testo della notizia: il signor C.M. era appena partito da casa in auto verso le 5:00 del mattino del 18 dicembre 2020 e si è ritrovato a circa 200-300 metri da un animale che inizialmente gli era sembrato un cane. L’animale, invece di fuggire immediatamente, si è messo a correre verso l’auto e, quando l’ha raggiunta, si è fermato, ha mostrato i denti al fanale, si è voltato ed è corso via, scomparendo nel buio e non facendosi più rivedere.
Comportamento anomalo per un lupo selvatico che, generalmente, teme l’uomo e tende a fuggire se avvicinato. Qualche sospetto sull’identità dell’animale ci viene da C.M. stesso, che assicura che l’animale aveva l’aspetto di un lupo ma era molto più grosso di un comune lupo italico, e aveva la testa grande e nera ed un pelo molto folto sulla schiena. Tutti elementi che fanno dubitare che si trattasse di un lupo italico, tuttavia risulta impossibile determinarlo con certezza. Che l’animale fosse un “lupo nostrano” o meno, non cambia il fatto che si tratti sicuramente di un evento scioccante, sì, ma niente a che vedere con un attacco.
C.M. prova anche a spiegarci a parole il forte spavento e la paura che ha provato durante questo incontro improvviso e fuori dal comune, emozioni che si può solo provare a capire ma che, se non ci si trova nella situazione, sono davvero difficili da comprendere appieno. Sono proprio queste paure, ancestrali e che non siamo più abituati a provare, che rendono questi fatti così accattivanti e sensazionali per i giornali, che però non sempre riportano i fatti in modo corretto, o tendono a drammatizzare gli eventi, come in questo caso.
Nonostante un incontro con un grande predatore non possa di certo lasciare indifferenti e, anzi, possa piuttosto sconvolgere, è bene ricordare che il lupo (sempre che di lupo si trattasse) non riconosce l’uomo come tale se all’interno di un’auto e, quindi, l’atteggiamento apparentemente aggressivo adottato in questo caso non è da considerarsi come rivolto alla persona coinvolta.
In conclusione, articoli del genere non solo sono in grado di vanificare anni di sforzi volti a migliorare la qualità dell’informazione sui grandi carnivori, ma mortificano il lavoro di quei giornalisti che si impegnano per garantire un’informazione corretta e consapevole sul tema.