L'ozio come rigenerazione: breve messaggio prima della pausa estiva
L’«otium» secondo i latini era il tempo che la persona alternava quotidianamente ai «negotia», che erano invece le attività connesse alla dimensione pubblica, politica ed economica. L’«otium» era, quindi, il tempo libero per la cura di sé, per lo studio, la lettura, le passioni e la saggezza.
Un periodo di quiete e di riposo con cui si interrompevano le fatiche abituali.
Oggigiorno, si parla spesso di «ozio creativo» (concetto messo a punto dal sociologo Domenico De Masi), ovvero l’unione del lavoro, con cui produciamo ricchezza, con lo studio, con cui produciamo sapere e il gioco con cui produciamo allegria. In altre parole, l’«ozio creativo» si basa da una parte su un modo nuovo di lavorare, che si nutre di studio e si sviluppa con la creatività; dall’altra, su una diversa concezione del tempo libero, che spesso serve a generare nuove idee ed intuizioni, utili anche per proprio lavoro e la propria professione.
Lavoro e tempo libero non sono più intesi, quindi, come dimensioni contrapposte dell'esistenza umana. Esse, secondo una logica di complementarietà, si alimentano reciprocamente e insieme ci completano.
L’ozio, però, per donarci benessere e nuova energia non può essere vissuto come se fosse lavoro. Il mio suggerimento, quindi, è quello di concedervi in questo secondo tempo dell’estate giornate lente, pochi appuntamenti, momenti di noia.
Esatto, anche la noia è importante per il nostro lavoro: “essa potrebbe essere considerata come la matrice di un’attività fantastica indipendente, la linfa segreta dei processi creativi, uno stato che ci consente di capire cosa per noi ha realmente significato» (cit. Teresa Belton, scienziata inglese esperta in dinamiche di apprendimento).
Buon tempo per voi stessi/-e.
A presto!
Laura Cavaldesi - Business, Executive & Mentor Coach