L'unione fa la forza se il capitale arriva dal territorio
Se l'unione facesse la forza, il nostro territorio sarebbe molto più competitivo.
E poco importa se l'unirsi comporta sforzi, sacrifici non solo di ordine pratico ma anche mentale. Cambiare forma mentis in un mondo, in un mercato sempre più in evoluzione diventa quasi indispensabile.
Anziché "guardare al nostro piccolo orticello" e costruire barricate per proteggerci dagli altri (vicini o lontani, competitors o colleghi) aprire nuove porte a nuovi modelli di business sarebbe proficuo oltre che costruttivo.
Divago, vado probabilmente oltre, ma non a caso.
Leggo questo articolo pubblicato su La Stampa, lo scorso 22 dicembre 2021, firmato da Massimo Righi, dal titolo "Il Capitale che viene dal territorio".
Si legge:
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"Quando l’Ocse, esattamente 20 anni fa, coniò il concetto di 'capitale territoriale', imprigionò in un’armatura lessicale elementi precisi come localizzazione geografica e risorse naturali, ma lasciò in qualche modo aperta una porta che immette in un’ampia zona tra materialità e immaterialità, dove la combinazione di fattori rende sempre possibile l’esaltazione di creatività e innovazione. Valori aggiunti che fanno del territorio un unicum, ma che lo rendono allo stesso tempo la tessera di un mosaico in cui la forza dell’insieme può diventare la risorsa capace di fare la differenza. Soprattutto quando – per dirla con l’Istat proprio sul tema introdotto nel 2001 dall’Ocse - 'le relazioni di prossimità sono in grado di aumentare l’efficienza dei fattori della produzione'”.
"Applicare per esempio a un mondo complesso come l’export il concetto di 'capitale territoriale' rappresenta una sfida che può diventare sempre più decisiva su un piano competitivo nel quale tradizione e qualità costituiscono spesso l’autentico atout. Basti pensare alla spinta di alimentari e bevande nelle esportazioni del Piemonte, comparto che cresce a un ritmo vicino al 15% nella prima metà del 2021. Forse complesso ma non meno importante invece - ampliando lo sguardo all’intero Nord Ovest - individuare nei dati dell’area geografica a cavallo tra Liguria e Valle d’Aosta quella spinta che può venire dalle 'relazioni di prossimità'. Prendiamo come base il chiaroscuro del territorio sotto esame, in un anno in cui l’export nazionale sta superando i livelli pre-Covid: secondo l’Istat, nei primi nove mesi del 2021, la crescita delle esportazioni italiane è stata del 20,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma soprattutto del 5,8% sul 2019, stagione consegnata agli archivi con motivata soddisfazione per i dati positivi. Nei primi due trimestri del 2021, raccontano le statistiche di dettaglio elaborate da Sace, marciano bene Piemonte e Valle d’Aosta".
"E torniamo ora al 'capitale territoriale' e alle 'relazioni di prossimità'. Fermi restando i corridoi privilegiati che ogni singola realtà coltiva per far rendere al meglio il frutto delle proprie fatiche, a guardare molte delle voci che compongono il mosaico delle esportazioni del Nord Ovest c’è un filo che unisce i puntini. Siamo certi che, se tracciamo una linea di condivisione, il sistema di risorse localizzate che a volte è ripiegato su sé stesso non possa allargarsi all’interno dell’area? Di fronte al grande freddo delle incognite che restano in agguato nell’era del Covid, avere una coperta più ampia – in fondo - può sempre far comodo".
Fiammarelli Jacopo, gestione e assistenza commercianti e artigiani di Studio Commercialisti Associati Fiammarelli & Partners
"Docente a contratto" o Adjunct Professor, presso l'Università degli Studi di Milano
2 anniJacopo più volte l'ho pensato ed anche discusso con te. Sono molto favorevole ai Negozi di Vicinato, alle città con al max 30-40.000 Persone, datemi pure dell'antico ma penso sia l'unico modo x superare qs implacabile crisi economica: non dimentichiamo che il ns tenore di vita, rappresentato dal PIL dedotto effetto inflattivo, è ai livelli del 1990