Le imprese provano a ripartire dopo la crisi: una su due tornerà ai livelli pre pandemia entro fine anno
Un’impresa italiana su tre è già tornata al livello pre-Covid. E il dato salirà al 50% entro la fine dell’anno. Con le campagne vaccinali europee a pieno regime, le aziende del Vecchio continente guardano al futuro con ottimismo, ma la ricerca Deloitte che a marzo ha raccolto il punto di vista di circa 1.600 direttori finanziari in Europa e in Italia non nasconde l’altra faccia della medaglia: il 48% delle società italiane non tornerà ai livelli pre pandemia prima della fine del 2022. Alcune, addirittura, dovranno aspettare oltre.
L’andamento dei ricavi. L’indebolimento della domanda rimane la principale fonte di preoccupazione per dei manager del vecchio continente, motivo per cui la maggior parte delle aziende deve ancora tornare al livello di fatturato pre-pandemia. A un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, tuttavia il quadro delineato dalla società di consulenza è decisamente migliore rispetto a quello di fine 2020.
A livello di settore, è nel turismo e nei viaggi che i Cfo europei sono più negativi: a livello europeo solo il 17% si aspetta una piena ripresa entro la fine del 2021 e il 44% si aspetta di tornare al livello di ricavi pre-crisi non prima del 2023. Anche nei trasporti e nella logistica, la maggioranza (51%) prevede di tornare ad un livello di ricavi precedente alla crisi solo entro la fine del prossimo anno o successivamente.
Diverse, invece, le prospettive in settori come energia, servizi finanziari, edilizia, beni di consumi e life sciences dove circa la metà dei Cfo europei afferma di essere già ai livelli pre-crisi o prevede di riprendersi completamente entro la fine del 2021. Anche il 37% dei Cfo europei nel settore retail dichiara di operare già a livelli pre-Covid.
Andamento della forza lavoro
Rispetto allo scorso autunno 2020, i direttori finanziari europei che prevedono un aumento della forza lavoro nelle proprie aziende nei prossimi 12 mesi sono passati dal 22% al 43%.
In generale, si vede meno incertezza e l’intenzione è tornare ad investire anche sul capitale umano, con un netto miglioramento delle prospettive per l’occupazione. È il primo saldo positivo per l’occupazione da due anni e le prospettive sono positive per tutti i settori, anche quelli più colpiti dalla pandemia:
La seconda ondata della pandemia iniziata lo scorso autunno ha colpito l’Eurozona più duramente e molto più a lungo del previsto, eppure la metà dei direttori finanziari detto di sentirsi più ottimista sulle prospettive finanziarie della propria azienda, rispetto ai mesi precedenti. La fiducia è migliorata in tutti i paesi presi in esame, anche se in Italia si respira più cautela: gli ottimisti sono appena il 32% contro il 53% di media europea. Inoltre, il 66% dei Cfo ha dichiarato di ritenere la propria azienda in piena fase di rilancio, pienamente operativa verso la ri-definizione del panorama in cui opera.
Sebbene la pandemia non sia ancora stata superata questa edizione della survey rivela un nuovo senso di ottimismo. La propensione ad investire è infatti notevolmente in aumento. Ma il vero fattore chiave per le aziende in questo momento è la capacità di guardare al futuro che si sta delineando e formulare una visione strategica audace, innovativa e sostenibile nel lungo termine.
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"Docente a contratto" o Adjunct Professor, presso l'Università degli Studi di Milano
3 anniBravi ... una ventata di ottimismo non guasta mai!