Masaniello, quando la fame genera volontà [Grind #3]
Chi non ha fame, non Grinda!
Grind! raccoglie storie di fatica e successo. Nel sollevamento pesi grindare identifica quei momenti in cui si fa ricorso a energie che non si pensavano di avere, per riuscire a sollevare pesi che non si pensava di poter alzare. Per comprendere a fondo il Grind! di certe storie è necessario raccontarle nella loro interezza.
La storia di oggi è breve. È una di quelle storie che in Italia spesso classifichiamo come "folclore" ma che invece è piena di significato e di speranza.
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Quante storie, quante rivoluzioni e quanti cambiamenti sono nati da situazioni come questa, dalla disperazione più nera.
Queste storie ci insegnano che è dal fondo più nero che nasce quella spinta, potentissima, che ci porta a fare cose che un attimo prima non avremmo neanche pensato di riuscire a fare.
Grindare non è per tutti, di certo non è per quelli che dentro non hanno fame.
Ecco quindi la storia di Tommaso Aniello, detto Masaniello.
Il Sud oppresso e affamato
Nel 1647 Napoli e tutto il Sud vivevano l'occupazione e l'oppressione spagnola.
Questa oppressione, sempre più forte, aveva portato all'esasperazione delle classi siciliane più umili: prima a Messina e poi a Palermo i popolani insorsero contro le gabelle, le tasse più odiose, quelle sul cibo.
Notizie delle esperienze tumultuose siciliane arrivarono ben presto anche a Napoli.
Qui il reggente spagnolo, Rodrigo Ponce de León, duca d'Arcos, che in quegli anni si distinse per inettitudine e per il suo stile di vita pieno di eccessi, fu convinto dalla nobiltà di provincia al mantenimento della gabella sulla frutta.
Mentre la povera gente moriva di fame per le strade di Napoli, la reggenza spagnola ostentava sfarzo. Uno sfarzo che non aveva limiti, neanche di fronte alla disperazione del popolo, la disperazione più nera.
Ecco, la gioventù di Tommaso Aniello, detto O'Masaniello, fu proprio questa.
Tommaso, pescivendolo e contrabbandiere nato in un vicolo
In molti libri troviamo scritto che Tommaso Aniello (O'Masaniello) nacque ad Amalfi: per gli spagnoli non era accettabile che la fedelissima Napoli partorisse un ribelle. In realtà Tommaso nacque in uno dei tanti vicoli di Piazza del Mercato, tra il quartiere Pendino e Porta Nolana, da famiglia poverissima.
Rimasto presto orfano e condannato irrimediabilmente all'anafalbetismo, si fece garzone di un pescivendolo.
Per evadere le gabelle e racimolare qualche denaro riforniva le case dei ricchi e si dedicava al contrabbando. I ricchi lo usavano letteralmente come uno schiavo, veniva quasi sempre pagato male e incastrato dai gabellieri che lo imprigionavano. Era un continuo entra-esci dal carcere.
In un caso fu anche costretto a indebitarsi per pagare il riscatto della ricca Bernardina di Maddaloni, beccata in flagrante con un carico di farina su cui non aveva pagato il dazio.
Secondo la tradizione popolare, fu questo l'episodio che fece traboccare il vaso e scatenò in lui il desiderio di vendicare i poveri dagli oppressori.
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Era ben deciso a rivendicare i diritti del popolo alla fame, per questo donò la sua vita a Napoli.
Masaniello passa all'azione
Il 6 giugno 1647 alcuni popolani guidati da Masaniello bruciarono i banchi del dazio.
Il 30 giugno, Tommaso e un altro centinaio di ragazzi come lui, armati di canne che agitavano come armi, oltraggiarono il Duca di Spagna durante le celebrazioni della Madonna del Carmine. Napoli era una pentola a pressione che stava per esplodere.
Poi basta, la pentola scoppiò.
Masaniello passò così all'azione dura, il 7 luglio 1647. Quel giorno, lui e alcuni suoi alarbi presero il comando dei rivoltosi e sollevarono Napoli contro le angherie spagnole.
Incendiarono ogni casa delle gabelle.
Ogni esattore fu cacciato dai mercati popolari.
Il cibo divenne libero dalle tasse.
Tre giorni dopo il duca d'Arcos, fuggito miracolosamente alla rivolta, promulgò l'abolizione di tutte le gabelle. Di lì a poco la città di Napoli, ridotta alla fame, cacciò gli spagnoli e proclamò la Repubblica Napoletana.
«Ti ricordi, popolo mio, come eri ridotto?», una storia che grinda
La storia di Masaniello finì con una morte violenta, provocata dal tradimento dei suoi detrattori. Ingrati furono coloro che portarono Tommaso alla morte, dandogli del pazzo, screditandolo davanti al suo stesso popolo a cui rivolse un discorso che è il succo di questa storia, il suo più grande insegnamento:
Amici miei, popolo mio, gente: voi credete che io sia pazzo e forse avete ragione voi: io sono pazzo veramente.
Ma non è colpa mia, sono stati loro che per forza mi hanno fatto impazzire! Io vi volevo solo bene e forse sarà questa la pazzia che ho nella testa. Voi prima eravate immondizia e adesso siete liberi. Io vi ho resi liberi.
Ma quanto può durare questa vostra libertà? Un giorno?! Due giorni?! E già perché poi vi viene il sonno e vi andate tutti a coricare. E fate bene: non si può vivere tutta la vita con un fucile in mano.
Fate come Masaniello: impazzite, ridete e buttatevi a terra, perché siete padri di figli. Ma se invece volete conservare la libertà, non vi addormentate!!
Non posate le armi! Lo vedete? A me hanno dato il veleno e adesso mi vogliono anche uccidere. Ed hanno ragione loro quando dicono che un pescivendolo non può diventare generalissimo del popolo da un momento all'altro. Ma io non volevo far niente di male e nemmeno niente voglio. Chi mi vuol bene veramente dica per me solo una preghiera: un requiem soltanto quando sarò morto. Per il resto ve lo ripeto: non voglio niente. Nudo sono nato e nudo voglio morire."
Lo ripeto, Grindare non è per tutti, di certo non è per quelli che dentro non hanno fame.
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Al prossimo Grind, amici!