Mercato Cloud 2020 in Italia

Mercato Cloud 2020 in Italia

Si è tenuto stamane il Convegno dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, che ha fotografato lo stato del mercato cloud in Italia alla fine di questo 2020 così complicato.

Va detto subito che il ritmo di crescita dell’adozione del cloud è stato omogeneo nei vari settori e ovunque trainato dai servizi di remote working legati all’evento pandemico. Il mercato vale oggi 3345 milioni di euro, con una crescita del 21%. In particolare, si registra una crescita del 30% per quanto riguarda il cloud Public & Hybrid, che arriva a valere 2030 milioni di euro. Se poi consideriamo separatamente le tre tipologie di cloud, possiamo constatare che il PaaS è cresciuto del 22% (contro un +38% del 2019) arrivando a valere 299 milioni di euro, l’IaaS è cresciuto del 16% (contro un 25% del 2019), valendo oggi 726 milioni e il SaaS è cresciuto nel 2020 di ben il 46% e vale oggi 1005 milioni di euro: nel 2019 era cresciuto solo del 22%. Dunque, solo il SaaS è cresciuto nel 2020 più che nel 2019, sempre in ragione della situazione contingente ed inoltre per nuove esigenze in ambito analytics ed AI. Fin qui, la situazione delle grandi aziende, ma anche nelle PMI si hanno tassi di crescita interessanti. In particolare, nelle PMI, la strategia cloud only segna un +11% e quella cloud first ben un 38%. Se poi andiamo a vedere il tasso di adozione delle varie strategie cloud, vediamo che l’on-premises interessa solo un 9% di casi per arrivare ad un 30% di adozione di strategie selettive e ad un 43% di strategia cloud first sui nuovi progetti.

Stefano Mainetti, responsabile scientifico dell’Osservatorio, presenta i risultati della survey condotta su un campione di 141 grandi imprese, secondo i quali il motivo principale per l’adozione del cloud risiede nel fatto che consente agilità all’IT aziendale ma anche nel delivery, nel business, ed inoltre permette rapidità di sviluppo di nuove soluzioni. In sostanza il cloud, una volta di più, si rivela abilitatore della trasformazione digitale. La survey conferma quanto detto in precedenza per le PMI: nei nuovi progetti digitali (post 2018) si riduce sempre di più il ricorso a soluzioni on-premises per andare verso strategie cloud first e cloud only. La novità è che nel 2020 anche i sistemi legacy sono ritenuti da migrare verso il cloud: solo un 12% del campione ritiene di doverli mantenere on-premises. Il 74% delle aziende intervistate ha già un’infrastruttura di cloud ibrido, dove il numero medio di cloud provider adottati è cresciuto nell’ultimo anno di una unità, arrivando a quattro, in ambito SaaS, mentre abbiamo la media di 1,3 per IaaS e quella dell’1,2 per PaaS. Solo il 34% del campione ha invece adottato un vero e proprio multi-cloud (con un tasso di crescita del 10% rispetto al 2019) e questo nonostante innegabili vantaggi come la possibilità di evitare lock-in con il fornitore, di combinare più applicazioni, di implementarle facilmente e altrettanto facilmente poter scalare e coprire più aree geografiche. Tuttavia, i progetti multi-cloud restano complessi, sia dal punto di vista della governance che della sicurezza, e probabilmente per questo motivo, nella difficile situazione vissuta quest’anno, sono stati un po’ rallentati. Quali sono le strategie di migrazione verso il cloud nel 2020? Per quanto riguarda SaaS, prevalgono senz’altro Lift & Shift e repurchasing: non si è infatti fatto leva sui vantaggi offerti da una vera modernizzazione applicativa, in ottica di replatforming e refactoring, per poter avere l’agilità necessaria ad affrontare il periodo di recessione. In definitiva, volendo fare un bilancio dell’anno che va terminando, possiamo dire che un’accelerazione nell’adozione del cloud c’è sicuramente stata, favorita dalla contingenza, ma il vero problema riguarda ciò che resterà dopo a livello di pratica consolidata.

Per finire, Andrea Gaschi, senior advisor dell’Osservatorio, ha presentato alcune analisi di settore legate specificatamente all’emergenza in corso e al suo superamento. In particolare, le leve del cambiamento post emergenza risiedono nella definizione del percorso architetturale, nella gestione del cambiamento organizzativo e soprattutto nella costruzione di una rete di partner. Su un campione di 283 operatori della filiera digitale, il 64% ha rilevato che la rete dei partner è cresciuta nel 2020 e per un altro 20% crescerà nel prossimo futuro: in primis i partner sono operatori locali o partner di progetto. Il 50% degli intervistati ha poi dichiarato di aver introdotto nuovi servizi, per i propri clienti, in risposta all’emergenza, il 35% ha introdotto nuovi servizi in modo opportunistico e il 47% ha consolidato la propria relazione con i clienti.

Il cloud è a tutt’oggi ritenuto, dalle aziende italiane, il trend tecnologico principale (93% del campione), appunto abilitatore della trasformazione digitale. Nel 54% dei casi il cloud ibrido ha già avuto un impatto sul proprio business e per un ulteriore 36% lo avrà a breve. Altri trend ritenuti di grande importanza sono la necessità di adeguarsi alle normative sulla privacy (81%), l’adozione di pratiche Agile e DevOps (77%), la sostenibilità ambientale (57%) e il Design Thinking (52%).  


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