Mettere in difficoltà un candidato, semplicemente, non ha senso.

Mettere in difficoltà un candidato, semplicemente, non ha senso.

Partiamo da una domanda. Qual è l'obiettivo di un processo di selezione?

Creare un'opportunità di conoscenza e valutazione comune da parte del selezionatore (quindi l'azienda) e il candidato. Un invito a capire, a capirsi. 

Come scrivo spesso, la conclusione di un processo di selezione ha un input iniziale da parte dell'azienda, ma ne ha uno finale molto diverso; quale? la scelta da parte del candidato. In altre parole, l'idea di collaborare nasce dell'azienda ma si conclude positivamente, o meno, a seconda della scelta del candidato. Scambiare informazioni ed esperienze e' quindi fondamentale per raggiungere l'obiettivo di conoscenza, valutazione e di scelta informata, da entrambe le parti; a questo si aggiunge, chiaramente, la valutazione dell'esperienza del candidato ("candidate experience").

Questo obiettivo è possibile creando difficoltà oppure ostacoli? 

Pensa ad esempio se per 30 minuti del tuo tempo sei messo sotto pressione, non conosci il contesto e le persone che hai di fronte. Cosa può succedere? Il minimo che possa succedere e non riuscire ad esprimerti al meglio. Questo non vale solo in selezione, ma in qualsiasi costruzione di una relazione o processo di conoscenza.  

Mettere a proprio agio un candidato durante un'intervista è la condizione necessaria per permettere di mostrare skills, conoscenze ed esperienze. Bisogna veramente prendere le distanze dall'idea di pressione o creare difficoltà per "capire davvero un candidato". Dall'altra parte, fare challenge o follow up alle risposte del candidato è fondamentale, ma va sempre fatto per capire non sfidare.

Quali sono gli elementi da inserire un'intervista o processo di selezione? 

  • Presentazione. Presentarsi reciprocamente, selezionatore/azienda e candidato, e parlare di requisiti di ruolo, carriera e sviluppo.
  • Riflessione. Creare un "ambiente" di scambio che è favorevole alle domande.
  • Valutazione. Chiudere creando uno spazio di valutazione reciproca e di confronto.

Si, non c'è un ingrediente segreto; semplice no? Inizia così. La semplicità fa la differenza.

Francesca Cuccaro

Senior HR Business Partner - Coach PCC (ICF), Advanced Professional Counsellor

3 anni

Qualche domanda “laser” può essere utile, all’interno di un contesto di reciprocità

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