Mi dispiace, non si può fare!

Mi dispiace, non si può fare!

“Le dico subito che sarà difficile”

“Mi dispiace non si può fare”

“Chi le ha detto che si può fare una cosa del genere?”

Queste sono solo alcune delle frasi in cui si imbatte ogni creativo quando comunica all’esterno l’idea che sta in gestazione magari da mesi o da anni dentro la sua testa, e che può cambiare se non il mondo (troppo!) almeno una piccolissima parte di esso.

Ebbene. L’ostacolo più grande per un creativo non è avere l’idea, quello gli viene naturale, (è praticamente un fiume umano di idee che spesso non riesce nemmeno lui a gestire), non è nemmeno partorire l’idea, ossia metterla su carta o su qualsiasi altro supporto in modo che possa in qualche modo toccarla oltre che averne la visione in testa. No. L’ostacolo più grande per un creativo è l’impatto tra l’idea e la società in cui l’idea dovrebbe farsi carne.

Non si può fare. Questa è la frase di rito che 99 volte su cento il creativo si sente dire.

Io appartengo, molto fieramente, all’esercito dei creativi. Ne faccio parte da quando ero piccola. Mi sono accorta che lavoravo meglio nel mondo iperuranio piuttosto che in quello materiale e, da grande, ho deciso di fare di questa caratteristica l’asse portante del mio lavoro. Perciò mi sento di essere una specie di portavoce di tutto l’esercito dei creativi che si sentono dire “mi dispiace ma non si può fare perché…”

E questa è una frase che ha un impatto disarmante, sconcertate, soprattutto tra i creativi piuttosto sensibili e che non confidano pienamente nelle loro capacità. Io da giovane, ero così. E quindi stop. Mi fermavo. Mi dispiace non si può fare. Ok non si fa. Sapete quante cose e di quante cose mi sono privata e ho privato gli altri che potevano usufruire delle mie bellissime idee?

Perciò, da un certo punto in poi, ho deciso di girare la cosa a mio favore e vi posso garantire che funziona. Funziona al 100%.

Che cosa? Questo:

Quando comunichi a chiunque la tua preziosa idea che hai germinato e partorito nel silenzio delle notti insonni, impiegando miliardi delle tue preziosissime celluline grigie e ti senti dire “mi dispiace non si può fare” sai cosa devi pensare? Devi pensare "Bene! Se lui dice così vuol dire che l’idea è una bella idea e che sarà vincente".

Io faccio esattamente così. Quando mi viene detto “non puoi” quella è la cartina di tornasole. Vuol dire che non solo posso, ma che l’idea è una buona idea e che quindi fa paura alle menti abitudinarie. Piuttosto mi concentro sulla seconda parte della frase che mi viene detta: non puoi perché… quindi cerco di esaminare e di analizzare il motivo per cui una mente abitudinaria crede che l’idea non sia possibile. E questo è un elemento prezioso. Un aiuto che l’ignaro interlocutore mi sta porgendo.

In altre parole io traduco la frase così:

“Mi dispiace ti dico subito che non si può fare”

Vuol dire:

“Grande idea.. davvero sorprendente. Mi lascia esterrefatto. Fino ad oggi non ci aveva pensato nessuno”

Poi andiamo avanti:

“Non si può fare perché …” per esempio non abbiamo personale qualificato, oppure non abbiamo gli spazi, oppure non abbiamo qualsiasi altra cosa. Di solito infatti l’idea non si può applicare, secondo il loro punto di vista, perché non hanno qualcosa…

A questo punto mi concentro su quel qualcosa che apparentemente non ha a che fare con l’idea che ho partorito ma che ne può diventarne una parte integrante. Lavoro quindi su questo aspetto e magari mi rendo conto che, proprio grazie a quella mente abitudinaria, io ho potuto guardare il mio progetto da altre angolazioni.

Visto in questo modo ogni riunione, presentazione, meeting, o altro diventa una fucina di altre idee e io mi muovo in un mare di abbondanza e di sostegno.

“Mi dispiace non si può fare”… Wow… ma che bel mondo creativo e sinergico!

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