Minsait News Italia | 6 settembre 2024

Minsait News Italia | 6 settembre 2024

Scottate dall’esperienza di Cambridge Analytica, dalle interferenze di paesi terzi attraverso la diffusione di fake news e ora dalla diffusione massiccia dell’AI (che aiuta a creare immagini false e iperrealistiche come quella nella copertina di questa newsletter), le Big Tech si preparano al 5 novembre, data delle elezioni presidenziali statunitensi. In un recente blog post, Google ha elencato tutti gli sforzi che l’azienda sta mettendo in atto per garantire imparzialità e informazioni accurate sulle proprie piattaforme, che includono: pannelli informativi su YouTube, un badge per app ufficiali su Google Play, limitazioni nelle risposte dell'IA per domande sulle elezioni e un aggregatore di risorse per la registrazione al voto sul motore di ricerca. Anche Meta ha messo in atto diverse misure per le elezioni del 2024 negli Stati Uniti, tra cui l'intensificazione delle operazioni di sicurezza, il rafforzamento della rete di fact-checking, la trasparenza sugli annunci politici, il contrasto alle interferenze straniere e la promozione di informazioni elettorali affidabili sulle sue piattaforme, come Facebook e Instagram. Threads, invece, ha scelto di adottare una politica più restrittiva per quanto riguarda i contenuti politici, limitando la diffusione di post su argomenti elettorali per evitare la disinformazione e ridurre l'impatto delle campagne politiche sulla piattaforma. Questo approccio ha portato a una diffusione più lenta delle notizie politiche, come dimostrato dal caso del ritiro di Biden. 

La settimana è stata anche segnata da un nuovo capitolo nella saga "piattaforme contro Stati": lo scorso venerdì, infatti, la Corte Suprema brasiliana ha ordinato il blocco di X nel paese, a seguito di una disputa iniziata ad aprile tra il proprietario di X, Elon Musk, e il giudice della Corte Suprema, Alexandre de Moraes. La decisione di sospendere X in Brasile, uno dei paesi con il maggior numero di account attivi sul social, oltre 24 milioni, è stata innescata dal rifiuto della piattaforma di bloccare circa un centinaio di account accusati di diffondere messaggi d’odio e notizie false, come richiesto dalla Corte Suprema. Il tema è attualissimo ed è collegato anche all’arresto di Pavel Durov, fondatore e amministratore di Telegram, avvenuto in Francia la scorsa settimana: questi eventi stanno riaccendendo il dibattito sulla responsabilità delle piattaforme (ovvero aziende private) per i contenuti che ospitano.

Tornando sul fronte Telegram, anche lì ci sono aggiornamenti: dopo l’accusa formale arrivata in Francia nei confronti di Pavel Durov, anche la Corea del Sud lo scorso lunedì ha aperto un’indagine sull’app di messaggistica, accusata di incoraggiare la diffusione di deepfake pornografici, spesso di minorenni. Telegram è da tempo al centro delle critiche per l'assenza di un sistema di moderazione efficace e per la mancata collaborazione con le forze dell'ordine nelle indagini e nella rimozione di contenuti pericolosi o illegali.


Minsait accompagna la Giustizia Amministrativa verso un futuro data-centrico

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