Molecola, la “coke” made in Italy filiera tricolore e Eataly come sponsor
Marcello Radighieri
Bologna
Suonerà forse poco originale, ma una volta tanto il paragone con Davide e Golia sembra tutto fuorché esagerato. Perché da una parte, a incarnare la parte del pastorello, c’è una piccola azienda piemontese sbarcata solo da pochissimi anni sul mercato. Mentre dall’altra, a vestire i panni del gigante, alcuni dei marchi più importanti e conosciuti del globo, anzi, una vera e propria icona: la Coca Cola. Ecco, se si vuole raccontare la sfida di Francesco Bianco, 47enne imprenditore di Torino si può partire proprio da qui. Dal tentativo – portato avanti insieme ai suoi due soci, Graziano Scaglia e Paola Pellichero – di intrufolarsi in un settore già dominato in lungo e in largo da multinazionali del calibro di Coke e PepsiCo. E di farlo proponendo una cola alternativa, italiana al 100% e di qualità: Molecola, per l’appunto. «Sì – concede lui – in effetti da questo punto di vista il paragone con Davide e Golia può essere calzante. Ma c’è una differenza: la nostra non è una guerra». Viste le forze in campo, non potrebbe essere altrimenti. Molecola è nata appena sei anni fa, e per diverso tempo è rimasta confinata a pochi locali del Piemonte. Solo nell’estate del 2014 Coop ha scelto di abbracciare il progetto, iniziando a distribuire le lattine nei suoi punti vendita, seguita qualche mese dopo anche da Conad, Auchan, Metro, Crai e Carrefour. Ancora oggi, pur avendo aperto canali di distribuzioni in Australia, Stati Uniti, Francia, Russia, Corea, Brasile e paesi arabi, nel Bel Paese la bibita compare solo sugli scaffali del Nord Ovest (fatta eccezione per gli store di Eataly). Pure i numeri fotografano una crescita costante ma graduale. La Trinca srl, l’azienda che produce la bevanda, ha chiuso il 2015 con un fatturato di 350mila euro, mentre l’anno scorso il giro d’affari ha toccato quota 1,2 milioni. Stesso discorso per i pezzi prodotti, passati da un milione a oltre 3 milioni e mezzo tra lattine e bottiglie – e per il 2018 l’obiettivo è fissato a 5. E allora, viene da chiedersi, dove vuole arrivare quest’imprenditore dalla parlantina spigliata e un passato da agente di commercio nel ramo del packaging? Quali sono le ambizioni della sua azienda, che ad oggi conta una decina di dipendenti? «Vogliamo andarci a prendere il mercato di qualità, dato che esiste un settore del food in cui c’è molta italianità – risponde placidamente Bianco – puntiamo al mercato di Eataly. O meglio, a tutto ciò di cui Eataly è massima espressione. Per quanto riguarda la grande distribuzione, dobbiamo conquistare i galloni sul campo convincendo i clienti con il nostro gusto». In sostanza, si punta sul “made in Italy” che più made in Italy non si può. Italiana è la formula della bevanda, ispirata ad un’antica ricetta piemontese di fine Ottocento e perfezionata assieme all’azienda fiorentina Giotti (successivamente passata in mani statunitensi). Italiana è la filiera, con fornitori del calibro di Italia Zuccheri - cooperativa bolognese che conta 5.700 associati tra Emilia Romagna e Veneto - e del gruppo Montecristo. Italiano è anche l’imbottigliamento, visto che lattine e bottiglie in Pet vengono confezionate rispettivamente a Fidenza, nel parmense, e in provincia di Cuneo. Perfino la nuova bottiglia in vetro, pensata per la distribuzione nel settore dell’Horeca e presentata la scorsa settimana nel parco agroalimentare Fico Eataly World, viene realizzata nello stabilimento di Gazzo Veronese di Verallia Italia. «In questi anni in tanti mi hanno dato del pazzo. Col tempo, però, abbiamo avuto la fortuna di riuscire ad aggregare intono a Molecola grandi realtà italiane. Adesso ci sentiamo abbastanza forti per affrontare il mercato senza alcun tipo di problema dal punto di vista della produzione». Del resto, Bianco e soci non sono nuovi a questo genere di imprese. Già nel 2009 hanno creato la catena di slow-fast food M**Bun, una sorta di McDonald’s in salsa piemontese. «In quel periodo – racconta Bianco – Torino era una palestra di nuove idee. Noi ci siamo fatti contagiare dai principi di Slow Food e, partendo dai prodotti dell’azienda agricola Scaglia, ci siamo lanciati con entusiasmo nel progetto». Il risultato? Tre locali aperti a Torino e dintorni, altri in arrivo forse già entro la fine dell’anno, 4 milioni e mezzo di fatturato e 75 dipendenti. «Molecola è nata proprio dall’esigenza di trovare una cola a chilometro zero da inserire nel menù. Poi la sperimentazione è andata talmente bene che, da “semplice” prodotto, abbiamo deciso di farlo diventare un progetto autonomo».