Molta gente crede di pensare mentre sta solo riordinando i propri pregiudizi

Molta gente crede di pensare mentre sta solo riordinando i propri pregiudizi

“Tutti gli uomini sono uguali”, “le donne bionde sono stupide”, “gli uomini sono aggressivi” e “le donne sono isteriche”.

Le "intelligenti" frasi fatte danno sicurezza agli stupidi.

Perché le persone creano i pregiudizi? Per sopravvivenza e anche un pò per pigrizia.

Il processo di stereotipizzazione semplifica la realtà, ci consente di sopravvivere, ma spesso ci toglie possibilità di vita.

Lo stereotipo (dal greco stereòs “rigido” e tùpos “impronta”) è una rappresentazione mentale o un’idea riguardo una determinata realtà. Quando il termine fu coniato, indicava gli stampi di cartapesta rigidi e riutilizzabili che venivano usati per stampare le lettere in tipografia. L’applicazione alla psicologia sociale moderna risale al 1922, quando il giornalista Lippmann gli diede il significato di “calco cognitivo” semplicistico e negativo e non corrispondente alla realtà, atto a riprodurre delle immagini mentali costruite in relazione a come ognuno di noi percepisce la realtà.

Lo stereotipo è una generalizzazione, una semplificazione grossolana, fatta su un gruppo di persone al quale vengono attribuiti indistintamente un ridotto numero di caratteristiche, identiche a tutti i membri, inglobando tutti in un’unica macrocategoria. 

Solitamente si tende a categorizzare con delle credenze condivise rispetto ad una categoria sociale o a un gruppo di persone, allo scopo di inquadrare rapidamente un soggetto o una questione.

Gli stereotipi traggono la loro origine nella cultura di ognuno e derivano da un lungo processo di socializzazione. Non si formano in modo casuale, sono parte integrante del patrimonio culturale ed è per questo che sono resistenti al cambiamento e tendono a radicalizzarsi.

Gli stereotipi possono essere visti come scorciatoie di pensiero o degli schemi mentali che usiamo per dare un senso a ciò che ci circonda, per ottenere informazioni e spiegazioni in maniera facile e per incasellare persone in categorie prestabilite, dandogli una valutazione rigida e inflessibile basata sulle credenze comuni. 

Sono legati al fatto che la mente non è in grado di acquisire e comprendere le infinite sfumature e la complessità del mondo, per cui da un punto di vista ancestrale svolgono una funzione difensiva.

Esistono due tipi di stereotipi:

  1. cognitivi: hanno origine dalla semplificazione delle informazioni che l’individuo immagazzina prima di entrare a far parte del suo patrimonio culturale, influenzando i suoi pensieri e i suoi comportamenti
  2. sociali: derivano da immagini mentali condivise da intere società e che riguardano ampie categorie (cristiani, musulmani, omosessuali, comunisti, etc…); vengono usati per spiegare eventi complessi, legittimare conflitti e giustificare azioni commesse verso gruppi di persone.

A partire dagli stereotipi si creano i pregiudizi.

Lo stereotipo costituisce il nucleo cognitivo e mentale del pregiudizio, che è invece legato alla parte emotiva. Mentre lo stereotipo si riferisce a delle convinzioni, non per forza negative, che si hanno su un gruppo in generale, il pregiudizio si riferisce invece a delle valutazioni negative che vengono attribuite a specifici individui del gruppo.

Il pregiudizio si forma in un processo di 3 passi:

  1. componente cognitiva: lo stereotipo è alla base del processo
  2. componente valutativa: il pregiudizio nasce quando vi si aggiunge un fattore affettivo, che colora lo stereotipo di emotività
  3. componente comportamentale: in seguito ai sentimenti che nascono, si adotta un comportamento discriminante.

Il pregiudizio (dal latino preaiudicium “sentenza anticipata”) può essere definito come un giudizio errato o impreciso, formulato in modo superficiale ed espresso in assenza di dati sufficienti, precedente all’esperienza. Si tratta di opinioni preconcette concepite sulla base di opinioni comuni, che portano ad assumere atteggiamenti discriminatori.

Il pregiudizio rispecchia la naturale predisposizione a percepire, giudicare ed agire in modo sfavorevole nei confronti di una categoria diversa dalla propria. Studi sociologici hanno confermato che delle persone inserite in un gruppo, anche arbitrariamente, tendono ad accentuare le differenze che le distinguono come gruppo e a favorire il proprio gruppo. Il pregiudizio ha basi psicologiche e affonda le sue radici nella fobia verso il diverso, una paura che ha un ruolo difensivo ed è tipica della specie umana, utile a proteggere il suo gruppo sociale di appartenenza.

I pregiudizi sono di due tipi:

  • vecchi: si riferiscono alle caratteristiche fisiche e intellettuali degli individui
  • moderni: si riferiscono al complesso di valori di un gruppo.

Stereotipi e pregiudizi hanno delle conseguenze sui comportamenti che si adottano.

Lo stereotipo orienta la valutazione dei dati provenienti dall’esterno e tende a consolidarsi e a essere riprodotto. Inoltre, ha un peso tanto maggiore quanto più è alto il grado di condivisione sociale e di generalizzazione. Secondo la psicologia sociale, gli stereotipi fanno parte del pensiero automatico, nonché l’uso di strutture mentali in base alle quali comprendiamo la realtà. Queste sono soggette al cosiddetto effetto primacy: la prima informazione che riceviamo influenza le successive. In questo modo lo stereotipo si autoalimenta selezionando informazioni che lo confermano e attribuendo al caso le informazioni che lo contraddicono.

Il pregiudizio induce a produrre pensieri e modificare il proprio comportamento in modo da “confermare” la validità dello stereotipo alla base. Per esempio, se si è convinti che tutti i tedeschi hanno schemi di pensiero molto rigidi, allora si tenderà ad avere una conversazione altrettanto rigida e si presterà attenzione a non uscire dagli schemi quando si parla con loro e questo rinforzerà il pregiudizio.

Il cosiddetto effetto Pigmalione o effetto Rosenthal, che deriva dagli studi sulla profezia che si autorealizza, spiega proprio come, nel momento in cui si nutrono delle aspettative su qualcosa, ad esempio un progetto o un esito scolastico, si agirà inconsciamente per facilitarne la realizzazione.

Rosenthal realizzò uno studio in una scuola elementare, nel quale sottopose gli alunni ad un test di intelligenza. Dopo il test selezionò casualmente un numero ristretto di studenti, senza rispettarne gli esiti, e informò gli insegnanti che gli alunni in quel gruppo erano molto intelligenti. Dopo un anno, gli alunni selezionati erano davvero diventati i migliori della classe. Questo è un celebre esperimento sul pregiudiziopositivo”, ma lo stesso principio è valido anche per un pregiudizio negativo: tanto più si ha una convinzione negativa verso una persona o un gruppo, tanto più si metteranno in atto comportamenti non verbali che esprimono distacco.

Negli ultimi anni si è osservata una diminuzione dei comportamenti esplicitamente discriminatori. Il pregiudizio è diventato più sottile, ovvero molte persone stanno attente a comportarsi senza mostrarsi discriminatorie, anche se dentro di loro rimangono interiorizzati gli stereotipi.

Infatti, spesso i pregiudizi non sono espressi apertamente e non sono evidenti, tuttavia sono comuni comportamenti non verbali discriminatori. Un esempio può essere scegliere un posto sull’autobus che non sia accanto ad un immigrato. L’immigrazione è un ambito in cui proliferano stereotipi e pregiudizi.


Ecco un riassunto delle funzioni di stereotipi e pregiudizi e del perché li utilizziamo:

  • sistematizzare, semplificare e ordinare la realtà affinché sia un mondo più prevedibile
  • facilitare il raggruppamento e il processo di categorizzazione per economizzare la comprensione della realtà sociale
  • orientare la ricerca, l’elaborazione e la valutazione dei dati e degli stimoli (come fossero ipotesi provvisorie a partire dalle quali cerchiamo e selezioniamo tutte quelle informazioni che possano confermarle)
  • mantenere un controllo sociale
  • difendere i valori della persona rinforzando la propria identità sociale attraverso la differenziazione da quella degli altri

COME SUPERARE STEREOTIPI E PREGIUDIZI?

Lo stereotipo racchiude immagini preconfezionate e facilmente reperibili nella memoria, il che li rende difficilmente criticabili. Risulta complicato sradicare pregiudizi e stereotipi, perché hanno delle basi ben consolidate da valori e norme sociali resistenti. Per superarli, bisogna avere una gran forza di volontà e rettificare il proprio modo di pensare e di comportarsi.

Secondo G. Allport, che nel 1954 formulò la Teoria del Contatto, la discriminazione nasce dalla mancanza di conoscenza tra membri di gruppi diversi. Secondo l’autore il contatto diretto tra gruppi diversi, in particolare tra persone con status uguale nel contesto considerato, è il modo per scardinare gli atteggiamenti stereotipati e creare un’interazione favorevole.

Anche se le persone non sono sul chi va là fin da subito, ci mettono poco a ergere le proprie difese quando i loro atteggiamenti vengono messi in discussione. Comunicare con loro richiede qualcosa in più rispetto al dire loro che le loro opinioni sono arbitrarie. 

Un passo fondamentale è convincerle a pensare in maniera controfattuale ovvero aiutarle a considerare le cose in cui crederebbero se vivessero in una realtà alternativa.

In psicologia il pensiero controfattuale implica una ricostruzione immaginaria di come le circostanze della nostra vita avrebbero potuto svolgersi in modo diverso. Nel momento in cui ci rendiamo conto di quanto facilmente avremmo potuto sostenere stereotipi diversi, diventiamo più disposti ad aggiornare le nostre opinioni.

Per attivare il pensiero controfattuale potreste porre alla gente domande del tipo: in che modo i tuoi stereotipi sarebbero diversi se fossi nato nero, ispanico o asiatico? Quali opinioni avresti se fossi cresciuto in campagna anziché in città, o in una cultura radicata dall'altra parte del mondo? A quali convinzioni ti aggrapperesti se vivessi nel 1700?

Questo tipo di domande controfattuali invitano le persone a esplorare le origini delle proprie convinzioni e a riconsiderare le proprie posizioni nei confronti di altri gruppi.

Le persone acquisiscono una sorta di umiltà quando riflettono su come circostanze diverse avrebbero potuto portarle a convinzioni diverse.

Potrebbero concludere che alcune delle loro convinzioni passate siano state troppo semplicistiche e iniziare a mettere in discussione alcune delle loro opinioni negative. Quel dubbio potrebbe accrescere la loro curiosità sui gruppi di cui hanno un'immagine stereotipata, spingendole magari a scoprire alcuni punti in comune di cui non sospettavano l'esistenza.

Tutti dovremo sviluppare meglio la capacità di ripensare ai nostri stereotipi e sono coloro che godono di maggior potere a dover ripensare di più, sia perché è più probabile che privilegino le proprie prospettive, sia perché le loro prospettive hanno maggiori probabilità di non essere poste in discussione.

 

Bibliografia:

  • Adam Grant, Pensaci ancora: il potere di sapere ciò che non sai, Egea, 2021
  • Come Ridurre il Pregiudizio: Il Punto di Vista della Psicologia Sociale, Loris Vezzali e Dino Giovannini, In-Mind Italia 1I, 24–29
  • Multiple processes by which attitudes guide behaviour: The MODE model as an integrative framework. In M. P. Zanna (Ed.), Advances in experimental social psychology (Vol. 23, pp. 75-109).
  • Allport G. W. (1954), The Nature of Prejudice, Addison-Presley Publishing Company,
  • Cambridge (Mass). Trad. it., La natura del pregiudizio, La Nuova Italia, Firenze, 1973.  
  • Arcuri L., Cadinu M. R. (1998), Gli stereotipi. Dinamiche psicologiche e contesto delle relazioni sociali, Bologna, Il mulino.
  • Brown R. (2000), Group Processes. Dinamics within and between Groups, Basil Blackwell Ltd., Oxford. Trad. it. (2000), Psicologia sociale dei gruppi, Il Mulino, Bologna.
  • Brown R. (1995). Psicologia sociale del pregiudizio, Il Mulino, Bologna.
  • Gaertner S. L., Dovidio J. F. (1986), The Aversive form of racisme. In: Dovidio J. F.,
  • Gaertner S. L. (a cura di), Prejudice, discimination and racisme, Academic Press, New York, 1986.
  • Lippmann, W., (2004). L’Opinione Pubblica, Donzelli Editore, Roma.
  • European Journal of Social Psychology. Cit. da: Brown R. (1995), Prejudice: Its Social Psychology, Blackwell Publishers, Oxford. Trad. it., Psicologia sociale del pregiudizio, Il Mulino, Bologna, 1997

Grazia DAL PRA'

Administrative manager: here I am, loving challenges!

1 anno

Importanti riflessioni per cercare di guardare meglio dentro se stessi e non cadere nell’arroganza di credere di non avere stereotipi, di non avere pregiudizi, di credersi migliori… perché il pregiudizio è dietro l’angolo della nostra mente ed è facile caderci dentro😝

Adele Sbrighi

Responsabile Ufficio Risorse Umane NAV SYSTEM S.p.A.

1 anno

Grazie Mauro le tue riflessioni mi danno sempre motivo di fermarmi e pensare. Se evitassimo di dare anche solo giudizi o emettere sentenze, saremmo veramente uomini liberi. Davvero gli stereotipi ci illudono di difenderci da ciò che è diverso, imprigionandoci in una torre fatta di paure. E così arroccati e così "chiusi", così convinti di sapere dov'è e che cos'è "il giusto", diventiamo noi stessi motivo di paura e di dolore per gli altri. Aiutiamoci ad essere meno giudici e più liberi. Grazie Mauro. 💚

Anna Maria Palma

Professional Counselor, Emotional Intelligence Coach, Consulente, Ambasciatrice Gentilezza

1 anno

Accettare luoghi comuni, conoscenze non verificate, giudizi preconfezionati. “Un’economia della mente che diventa un’avarizia del cuore”.                                        Bruno. M. Mazzara "Stereotipi e pregiudizi" Grazie sempre Mauro per i tuoi spunti di riflessione e per i tuoi approfondimenti

Bruno Rodia

Aiuto gli Imprenditori a semplificare la Gestione delle Risorse Umane | Fondatore @HrService Srl

1 anno

È uno sforzo continuo ma necessario anche per vivere meglio noi stessi. Pregiudizi e stereotipi semplificheranno anche la rappresentazione del mondo o del nostro mondo, ma creano continue tensioni, allarmi, attenzioni tutte cause di stress. Mi piacerebbe non solo non avere pregiudizi ma poter eliminare anche i giudizi, quasi sempre basati su apparenze piuttosto che su realtà.

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