Nuove prospettive in Sessuologia
In questi ultimi anni, è andato consolidandosi un orientamento critico interno alle discipline psicologiche le cui premesse hanno posto in seria discussione i modi usuali attraverso cui la scienza ha spiegato, trattato e affrontato il tema della #sessualità e dell’#erotismo. Tale orientamento critico è nato sia dal contributo teorico di psico-sociologi quali Lemert, Becker, Goffman, sia dal riferimento paradigmatico a tradizioni di pensiero come quelle del pragmatismo americano, dell‘interazionismo simbolico, dell’etnometodologia, del costruzionismo sociale, della #psicologia narrativista e del #costruttivismo, spesso elaborando nuove prassi conoscitive e d’intervento che hanno spostato radicalmente il focus dell’attenzione da ciò che accade “dentro gli individui” a ciò che succede “tra gli individui” nel corso della loro interazione quotidiana. Sessualità ed erotismo, infatti, configurandosi come modalità specifiche di interazione tra le persone, appartengono a quel genere di fenomeni la cui espressione è necessariamente vincolata a coordinate di tipo storico e sociale, tracimando peraltro da tutti i tentativi di riduzione della complessità a cui le categorie a-storiche e oggettivanti delle scienze naturali abitualmente mirano. La conseguenza più evidente di queste riflessioni è stata una destabilizzazione nelle modalità d’uso dei concetti di “#normalità” e “#patologia”, assunti in modo più o meno tacito all’interno delle teorie bio-socio-psicologiche e delle pratiche di intervento clinico (come ad esempio, la psichiatria psicodinamica, la psicoanalisi o la terapia comportamentale).
Questo nuovo movimento, definito variamente con i termini di “postmoderno” o “post-strutturalista”, o ancora “interattivo-costruttivista” (affermato soprattutto a Padova), infatti, non cerca più di spiegare o interpretare l’agire degli esseri umani partendo da un quadro concettuale fondato sulla distinzione tra comportamenti normali e patologici, ma tenta di comprendere come tale riferimento concettuale, tradotto nella pratica, abbia contribuito a costruire quanto diceva di voler spiegare, definire, #curare e correggere. In questo senso, il modello interattivo-costruttivista ha innescato un vero e proprio salto di paradigma, sviluppando nuove aree di ricerca e di comprensione del comportamento sessuale, centrate sullo studio degli aspetti normativi e discorsivi che caratterizzano l’interazione umana. A questo è andata affiancandosi la definizione di un raffinato modello d’intervento impiegato in ambito #terapeutico, sul cui asse si sono integrate le metodiche proprie della #Terapia sistemica con quelle di derivazione più propriamente costruttivista e costruzionista (Ugazio,1998; Fruggeri, 1997). L’attenzione dello #psicologo, in questo modello, non è più rivolta a cercare le spiegazioni del comportamento in ciò che accade all’interno delle persone, prendendo ad esempio in considerazione fattori come stimoli, atteggiamenti, moventi consci o inconsci, input psicologici, percezioni e rappresentazioni personali (Blumer, 1969). Il punto di osservazione viene invece spostato all’esterno, nel tentativo di comprendere un’azione o una condotta umana attraverso ciò che accade tra le persone, nel corso delle microinterazioni della vita quotidiana e dei processi di produzione di senso dislocati entro cornici situazionali, in cui solo la stabilità delle fisionomie e dei corpi crea l’illusione di un sistema chiuso (Salvini, 2002). In questo senso, l’ottica interattivo-costruttivista inquadra la questione da un’altra prospettiva, completamente diversa, e si interessa principalmente dei processi di significazione messi in atto dagli attori sociali che costruiscono quell’esperienza come “reale” e quindi come praticabile attraverso un processo di coordinazione reciproca (Gergen, 2006) e di interdipendenza. Parafrasando le parole di Mead (1943), per lo psicologo interattivo-costruttivista la mente non sta nella testa delle persone, ma tra le persone, tanto da costituirsi come un fatto sociale totale.