Oceani e cambiamento climatico: cosa sta succedendo
Come stanno cambiando gli oceani? Che ruolo hanno nella lotta al cambiamento climatico? Scopriamolo in questo numero.
Benvenuti e benvenute!
Luglio è alle porte e si apre con un evento cruciale: il 2 luglio 2024, presso la sede delle Nazioni Unite a New York, si terrà una riunione preparatoria per la UN Ocean Conference, prevista a Nizza nel giugno 2025.
Gli oceani sono un tema ricorrente in queste settimane, visto che alcuni giorni fa si è celebrata la Giornata Internazionale degli Oceani.
Con l'estate e le vacanze in arrivo, mi sembra il momento perfetto per approfondire l’importanza e le minacce che affrontano gli oceani, per tuffarci nelle loro acque con maggiore consapevolezza.
Prima di proseguire con l’argomento di oggi, ho un aggiornamento da darti:
Giovedì 4 luglio, dalle 16.00 alle 17.00 sarò insieme a Banca Etica, Altromercato e Cooperativa Quinto Elemento per raccontare come le aziende possono ottenere tassi agevolati dimostrando il loro impegno nella sostenibilità.
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Torniamo agli oceani: siamo abituati a chiamarlo Pianeta Terra, ma forse dovremmo dire Pianeta Blu! Gli oceani, infatti, coprono il 75% della superficie terrestre.
Sono tante le cose per cui dobbiamo ringraziare l’oceano, ma la più semplice e fondamentale è l’ossigeno: l’oceano produce fino all’80% dell’ossigeno del pianeta, e una buona parte di questo viene consumato per mantenere in salute gli ecosistemi marini.
Mantenere gli oceani in salute è fondamentale per un futuro sostenibile, infatti:
Il valore economico di tutti gli oceani si misura sia in base alla loro produzione diretta, sia in base agli impatti indiretti che producono.
Secondo il World Wildlife Fund, il prodotto marino lordo annuale degli oceani è paragonabile al Prodotto interno lordo (PIL) dei Paesi più grandi, con un valore di 2,5 trilioni di dollari all'anno, il che lo renderebbe l'ottava economia mondiale.
Sono dati interessanti e positivi, che ci fanno capire l’importanza degli oceani e dovrebbero spingerci a essere più attenti, sapendo che il loro funzionamento è pesantemente influenzato dalle attività umane e dal cambiamento climatico.
Fonte: Visual Capitalist
Oceani e cambiamento climatico
L’oceano è uno dei più grandi alleati nella lotta contro il cambiamento climatico: è infatti un enorme pozzo di assorbimento di carbonio.
Circa 1/3 di tutte le emissioni di anidride carbonica prodotte negli ultimi 200 anni è stato assorbito dall'oceano. Pensa che gli ecosistemi di mangrovie hanno una capacità di cattura della CO₂ fino a 10 volte superiore rispetto agli ecosistemi terrestri (a parità di superficie e condizioni).
Purtroppo costituiscono meno del 2% degli ambienti marini, ma ci sono progetti definiti blue carbon che si impegnano proprio nella protezione delle foreste di mangrovie, data la loro importanza.
Come anticipato, dall'inizio dell'era industriale più del 90% del calore in eccesso causato dall'attività umana è stato assorbito dall'oceano. Questa azione mitigatrice, però, non è compiuta “gratuitamente”: i suoi risultati si riflettono sull’aumento delle temperature, sulle condizioni meteorologiche e sull’innalzamento del livello del mare.
Tutto questo sta sconvolgendo gli equilibri degli ecosistemi marini, causando danni e riduzione della biodiversità.
Nello specifico, gli effetti principali del cambiamento climatico sugli oceani includono:
Acidificazione delle acque
Con l'aumento delle emissioni, i mari e gli oceani non riescono più a bilanciare l'eccesso di anidride carbonica, portando a un'acidificazione sempre maggiore delle acque marine.
Fonte: Encyclopedia Britannica
In parole semplici, con acidificazione degli oceani ci si riferisce a una riduzione del pH dell'oceano per un periodo di tempo prolungato, causata principalmente dall'assorbimento di anidride carbonica dall'atmosfera.
Quando la CO₂ viene assorbita dall'acqua di mare si dissolve formando acido carbonico (H₂CO₃), che si dissocia parzialmente in ioni bicarbonato (HCO₃⁻) e ioni idrogeno (H⁺). La concentrazione di questi ultimi è responsabile della diminuzione del pH.
Gli oceani di superficie hanno registrato un calo di circa 0,1 unità di pH a partire dall'inizio della rivoluzione industriale, un lasso di tempo molto breve se paragonato al periodo geologico del pianeta. Il pH delle acque superficiali è diminuito passando da 8,2 a 8,1: considerato che la scala pH è logaritmica (come la scala Richter per i terremoti), questa piccola variazione significa che l'acqua è circa il 28% più acida rispetto a prima.
È previsto che entro la fine del secolo il pH delle acque oceaniche potrebbe diminuire di altre 0,2-0,3 unità, un cambiamento che potrebbe avere conseguenze devastanti per gli ecosistemi marini. Proprio a questo proposito Adrian Fartade ha pubblicato un video Youtube in cui parla di acidificazione degli oceani in maniera molto esaustiva e chiara, citando anche il lavoro che stiamo facendo con Up2You per preservare gli ecosistemi marini.
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Surriscaldamento delle acque
Un altro grande problema per la salute degli oceani e della sua biodiversità è dato dall’aumento delle temperature delle acque.
Nel 2023, per l’ottavo anno di fila, le temperature medie degli oceani sono aumentate. Nell’estate 2022, i sensori posizionati all’Isola d’Elba e nell’area marina protetta di Portofino, hanno registrato fino a 2°C in più, misurati a 10-15 m di profondità, rispetto alle medie degli anni precedenti.
Questo trend, in accelerazione da decenni, vede un aumento del 24% nella velocità di crescita delle temperature negli ultimi anni.
Il Mar Mediterraneo è uno dei principali testimoni di questo fenomeno: nell’estate 2023 abbiamo assistito a un aumento fino a 4°C delle temperature del mare e picchi superiori a 23°C. La parte più colpita è stata il bacino occidentale, quello compreso tra le coste di Spagna, Marocco e Algeria.
Innalzamento delle acque
Fonte: Nasa
L’aumento delle temperature delle acque porta anche all’innalzamento dei livelli del mare, attraverso l’espansione termica. A causa delle crescenti emissioni di gas serra e del conseguente aumento delle temperature, l’acqua si espande.
L'aumento della temperatura terrestre causa, inoltre, la fusione dei ghiacciai in tutto il mondo, innalzando ulteriormente il livello del mare. Ogni anno il livello del mare aumenta di 3,2 mm.
Le barriere coralline sono a rischio?
Il riscaldamento degli oceani e la loro acidificazione rappresentano una doppia minaccia per i coralli e per gli ecosistemi marini, alterando drasticamente i loro habitat e minacciando la loro sopravvivenza.
Con la diminuzione del pH (acidificazione degli oceani) si riduce la concentrazione di ioni carbonato, fondamentali per la formazione di conchiglie e scheletri di carbonato di calcio in molte creature marine, inclusi i coralli. Questa carenza indebolisce la struttura di questi organismi, rendendoli più fragili e vulnerabili.
Parallelamente, l'innalzamento delle temperature marine provoca lo sbiancamento dei coralli: si tratta di un fenomeno in cui i coralli espellono le zooxantelle, le alghe simbiotiche che forniscono loro cibo e colore, a causa dello stress termico. Questa espulsione porta alla perdita di colore e, a lungo termine, alla morte di questi organismi per fame.
Fonte: Focus
Gli eventi di sbiancamento ripetuti e prolungati non solo riducono la capacità dei coralli di riprodursi, ma aumentano anche la loro vulnerabilità alle malattie. Di conseguenza, la biodiversità delle barriere coralline diminuisce drasticamente, dato che molti pesci e altri organismi dipendono da questi habitat per cibo e rifugio.
Gli studi hanno mostrato che oltre il 70% delle aree marine più ricche di biodiversità è minacciato dall'aumento delle temperature, con plancton e pesci di superficie particolarmente vulnerabili.
Proprio in onore dei coralli, questi meravigliosi organismi che devono continuare a popolare i nostri mari e oceani, una delle tecnologie sviluppate da Up2You per accompagnare le aziende nei loro percorsi di sostenibilità è stata chiamata Choral. In particolare, con Choral le aziende possono con facilità raccogliere e gestire tutti i dati per la loro rendicontazione ESG, arrivando fino alla stesura del bilancio di sostenibilità. E avere aziende sostenibili è un bell’aiuto per avere mari con coralli meno bianchi!
Le iniziative per preservare gli oceani
Dopo aver navigato a lungo nei problemi e nelle minacce causate dal cambiamento climatico, proviamo a invertire la rotta e scoprire le possibili soluzioni.
Una buona notizia è che esattamente un anno fa, a giugno 2023 è stato adottato dalle Nazioni Unite il Trattato di Alto Mare, un accordo strategico che ha l'obiettivo di proteggere le acque che non ricadono nelle giurisdizioni nazionali.
L’Alto Mare è l’area di mare che si trova al di là della Zona Economica Esclusiva (ZEE) nazionale – oltre le 200 miglia nautiche dalla costa – e occupa circa 2/3 dell’oceano. Questa zona fa parte delle acque internazionali, in cui tutti gli Stati hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca.
L’Alto Mare rappresenta circa il 70% dell’oceano e svolge un ruolo vitale nel sostenere le attività di pesca, nel fornire habitat a specie cruciali per la salute del pianeta e nel mitigare l’impatto della crisi climatica.
Il problema è che nessun governo si assume la responsabilità della protezione e della gestione sostenibile delle risorse di Alto Mare, il che rende queste zone vulnerabili.
Uno degli obiettivi più ambiziosi del Trattato per la protezione dell’Alto Mare è tutelare il 30% degli oceani entro il 2030, attraverso la creazione di una rete di Aree Marine Protette: attualmente, solo l’1,2% degli oceani è sotto protezione totale.
Le Nazioni Unite hanno anche proclamato il decennio in cui ci troviamo come il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile (2021-2030).
Questa iniziativa ha lo scopo di incoraggiare la presa di consapevolezza, diffondere conoscenza e contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, con particolare attenzione all’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 14 “Vita sott’acqua”.
Che sia promuovendo la divulgazione, diffondendo consapevolezza, studiando soluzioni innovative, o avendo cura dei nostri mari, possiamo dare il nostro contributo per preservare questi ambienti che, oltre ad apportare tutti i benefici che abbiamo visto, ci lasciano a bocca aperta ogni volta che ci immergiamo!
Fonte: foto scattate da me
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