PANDEMIA e AUMENTO DELL’ AGGRESSIVITA’: nesso di causalità o casualità?
Vi è una connessione tra un aumento di episodi definibili ‘violenti’ e quanto stiamo vivendo …una pandemia?
Rispondo semplicemente e immediatamente… SI!!!
Vi è una strettissima connessione tra uno sconvolgimento così drastico del nostro vissuto quotidiano, basato su una ristrettezza della propria libertà individuale accanto ad una riduzione radicale delle relazioni sociali e lo sfociare di gravi episodi aggressivi : tra i ragazzi e, tragicamente direi, a scapito delle donne nella, oramai nota ma troppo poco ancora trattata, violenza di genere.
Sono due forme di violenza la cui radice è diversa? Una cosa vi è in comune la vittima: l’aggressione è sempre rivolta all’anello apparentemente fragile, spesso simbolo dell’emotività, della sensibilità, dell’accudimento.
Eppure parliamo di due realtà facce di una stessa medaglia, vediamo perché.
Partiamo dai ragazzi, troppo poco peso si sta dando a quanto spazio della loro vita gli è stato tolto, parlo di spazio fisico che è anche spazio psichico (Siamo raramente portati ad associare le due cose, ma il pensiero è connesso agli spazi: lo spazio produce pensiero, lo tratterò in un futuro articolo). In un’ epoca di proliferazione non solo ormonale ma anche neurale, come quella di un giovane che si affaccia all’età adolescenziale, un enorme carico energetico e pulsionale è rivolto alla strutturazione e definizione della propria identità (costituita di corpo e anima).
Questo processo si svolge grazie, e nel, confronto con ‘l’altro da me’ che è un mio pari, che come me vive lo stesso turbolento processo, può così fungere da contenimento per il mio turbamento, come io lo sono per il suo…
meraviglioso vero?! SI, se ciò è reso possibile.
Ma se io mi trovo isolato cosa accade? Se il mio spazio, fisico e mentale,… necessariamente ampio e amplificatile, in questa fase, viene ridotto al minimo (una stanza) : come faccio a trovare il mio contenimento che è anche definizione? Dove trovo quei confini (che non possono essere 4 mura) che mi danno sollievo perché sono ciò di cui ho bisogno…? Il mio essere ora è infinito. Dove trovo dei confini, se l’unico luogo relazionale è un device che mi apre ad una realtà totalmente s-confinata e impersonale? (Io ho bisogno di confini e personalità!!!) Qui il mio Io si estende ma non torna indietro, non può!, esce da sé ma non è riflesso da due occhi presenti di qualcuno: un amico, magari, che quell’Io me lo restituisce... migliorato.
Allora la rabbia, allora il bisogno di difendersi aggredendo, allora un’energia che diventa incontenibile e malamente gestibile, contro tutti, contro chi è facile da sovrastare, se in gruppo è meglio, il gruppo mi identifica.
Da chi prendo spunto?
Chiuso in camera, sente le urla dei genitori, all’ennesima discussione. Adesso i problemi sono aumentati, uno dei due ha perso il lavoro, peggio se l’ha perso il padre. Un’inezia, si è dimenticata di comperargli il giornale, nessuno può ‘uscire’ per far sbollentare la rabbia. Non ci sono modi di far scaricare quell’adrenalina che scorre addosso e brucia. Si è costretti a stare fianco a fianco, in spazi chiusi, stretti, troppo vicini. Siamo animali sociali, ma la troppa vicinanza è una minaccia, il corpo si prepara all’attacco.
Rimane chiuso in camera, sa come finirà, lo sente nel silenzio che immediatamente cala dopo un rumore sordo, è ancora troppo debole per difendere la mamma e poi, chi glielo fa fare? E’ lei la prima a dirgli di non dire niente.
Reagisci mamma, denuncialo, chiedi aiuto, pensa. Ma non lo farà, anzi, è che non lo fa per proteggere lui, allora tutto questo diventa insostenibile, il senso di colpa intollerabile.
Ed eccoci qua, la violenza è una realtà… a dimensione familiare?
La pandemia ci sta mettendo dinanzi qualcosa che non si può più ignorare, come parte del gruppo di Psicologi del lavoro dell’Ordine degli Psicologi dell’Umbria e collaboratrice con diverse realtà legali che si occupano di diritto di famiglia, l’aumento è drastico: i primi dieci mesi del 2020 sono raddoppiati i femminicidi - suicidi rispetto allo stesso periodo nel 2019, aggiungendo che l’80,8% delle vittime viveva con il proprio assassino (Dati VII Rapporto Eures sul “Femminicidio in Italia”)
Possiamo partire anche da qui, da questa sconvolgente pandemia per incentivare, ancora di più, una riflessione. Per acuire l’osservazione, perché i comportamenti ora sono amplificati, la tolleranza è ridotta ai minimi termini e vi è bisogno di massima attenzione, per capire e agire. Si parte dal piccolo, da una donna che trova sostegno e riesce a reagire, da un uomo che sceglie di lavorare sul controllo della propria rabbia, da un ragazzo che vede i genitori discutere e poi… chiedersi scusa !!!
Chiediamocelo, facciamoci domande, parliamone, confrontiamoci… la distanza è uno spazio più ampio per riflettere:)
Per domande o approfondimenti scrivi a: agnesescappini@libero.it
Dott.ssa Agnese Scappini
Psicologa e Dott.ssa in Filosofia
Giornalista economico | videomaker | biografo | seo content editor
3 anniCredo che ci sia una connessione perché il lockdown è stata una misura necessaria ma non sopportata bene dalla popolazione più vulnerabile
Modellista presso ERREMARE
3 anniMolto interessante, mi sento un po’ meglio ora, mi rendo conto che sono molto suscettibile ultimamente, posso quindi considerarla una reazione “adeguata” al momento che stiamo vivendo, fatto solo di solitudine e incertezze, io che sono un ipersensibile!!
Avvocato Cassazionista
3 anniOttima riflessione dottoressa...l'aumento dell'aggressivita' e' palpabile non solo nelle relazioni familiari ma anche nelle relazioni lavorative e amicali. Si coglie una diffusa, eccessiva reattività, una difficoltà a contenere rabbia e nervosismo, una distorsione nella comunicazione che ormai passa solo attraverso social, messaggistica, piattaforme on line e non più, guardandosi negli occhi e prestando ascolto con il cuore. Non si ha più tempo e voglia di soffermarsi nemmeno in una conversazione telefonica, in cui bisogna adeguarsi ai tempi dell'Altro, rispettare le pause ..adesso ci sono i messaggi vocali che eliminano anche quella minima relazione sensoriale diretta con l'altro interlocutore e affidano alla rete le nostre parole, i pensieri, gli stati d'animo, creando una solitudine sempre più alienante e preoccupante.
mediatrice familiare
3 anniTi ringrazio per la chiarezza e la delicatezza con la quale ti esprimi, anch'io sento questo clima emotivo e spero che sia una transizione...