#ParoleAValanga - La questione del lavoro oggi

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#ParoleAValanga

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La questione del lavoro oggi

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Andrò dritto al punto, non mi piace girarci intorno.

Nel mercato del lavoro non c’è più spazio per tutti.

Né ci sarà in futuro.

Fine delle trasmissioni.

La mancanza di opportunità di lavoro non è una condizione passeggera.

Nessuna riforma del lavoro, nessuna legge dello Stato, nessuna iniziativa seppur meritoria può risollevarne le sorti.

Ok.

Hai digerito la cattiva notizia?

Bene.

Ora ascolta.


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La buona notizia è che il problema è risolvibile.

Ma intanto vorrei che questo messaggio te lo stampassi ben chiaro in testa.

Tatuato sulla pelle.

Inciso nella carne: il lavoro per te non c’è.

Bene, ora che il primo punto è smarcato, andiamo pure avanti.


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Se ti dicessi che la colpa è tua?

La colpa è tua.

Se la tua vita professionale non va come tu vorresti, la colpa è tua.

Non è un’accusa.

È solo una presa in carico di responsabilità.

Ragiona con me.

Ci hai mai pensato?

Siamo la generazione più fortunata di sempre.

Abbiamo strumenti e possibilità che i nostri padri e nonni nemmeno si sognavano:

✅hai avuto un’istruzione

✅hai conosciuto il mondo, viaggiando di persona o attraverso la televisione e Internet

✅hai avuto – e hai – la possibilità di connetterti con chiunque nel mondo in pochi secondi

✅ricevi a casa qualsiasi oggetto del desiderio con un click

✅hai in tasca un dispositivo con cui coordini quelle attività per cui tuo padre avrebbe dovuto tenere aperto un ufficio intero, o un laboratorio, o uno studio, o una bottega, o un negozio, con macchinari e dipendenti sul groppone

✅puoi acquisire gratis competenze di ogni genere.

DI OGNI GENERE!

GRATIS!

Su YouTube, su LinkedIn, su Coursera c’è (quasi) tutto lo scibile umano.

Con queste possibilità per le mani è veramente difficile digerire il fatto che tu non sia riuscito a raggiungere un livello soddisfacente nella professione.


Ok, mi dirai.

Ma c’è un però, mi dirai!

Già.

Già, è vero.

So quello che stai pensando.

È vero, siamo anche la generazione più sfigata di tutte.

Perché da piccoli ci hanno preparato ad affrontare un mondo che si è poi sgretolato.

Proprio un attimo prima che arrivasse il nostro turno di prenderlo in mano.

Un istante prima che toccasse a noi afferrarne le redini, ecco che – boom! – è saltato tutto.


Ti avevano detto che dovevi andare bene a scuola e che solo studiando ti saresti guadagnato un futuro roseo.

Un diploma, meglio ancora una laurea, e il mondo del lavoro si sarebbe spalancato davanti a te.

Avresti potuto scegliere fra diverse possibilità: entrare in azienda e far carriera, aprire una tua attività professionale, prendere in mano l’attività imprenditoriale di famiglia o, perché no, aprirne una tua.


❌Poi però, un secondo prima di arrivare al traguardo, il mattino di un 11 settembre qualsiasi tirano giù due torri a 7mila kilometri da casa tua, e improvvisamente il mondo crolla in una psicosi collettiva per cui per anni non si muove più una foglia.


❌ Poi però, un secondo prima di arrivare al traguardo, una crisi finanziaria come non se ne vedevano da decenni devasta il mercato e improvvisamente i posti di lavoro si polverizzano, e quelli che restano sono pagati da fame.


❌ Poi però, un secondo prima di arrivare al traguardo, i robot e le intelligenze artificiali imparano a fare il tuo stesso lavoro, molto meglio di te, molto più velocemente di te e, dulcis in fundo, gratis.


❌ Poi però, un secondo prima di arrivare al traguardo, Internet rende possibile lavorare da remoto, e improvvisamente le aziende danno il tuo lavoro a un cingalese che se ne sta seduto sul divano di casa in Sri Lanka, bello comodo, col pc sulle ginocchia e Skype sempre online.


❌ Poi però, un secondo prima di arrivare al traguardo, il web prende tutti i servizi che avresti voluto vendere e li rende magicamente gratuiti. A quel punto i clienti – chissà perché – ti salutano, ti voltano le spalle e se ne vanno senza salutare.


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Ecco qui.

Questo è il mondo che ti sei ritrovato addosso.

Te lo sei ritrovato, non l’hai scelto tu.

Fosse stato per te, non te lo saresti certo cercato.

E allora perché dico che la colpa è tua?

Dove sta la tua responsabilità?

Ascoltami, e ti avviso già che non ti farò simpatia per quello che ti sto per dire.

👉🏼 È colpa tua

perché hai continuato a ragionare

come se tutto questo

non fosse mai accaduto.

Credimi, non lo dico per accusarti.

Lo dico per farti riflettere.

Anche io ho impiegato tempo per iniziare a vedere le cose in modo differente.

Non è un passaggio immediato, per nessuno lo è.

Ma le cose stanno come ti dico io.

👉🏼 Se sei un professionista hai continuato a ragionare come se l’attività professionale fosse un passaggio automatico che sarebbe scattato una volta acquisito il titolo.

👉🏼 Se sei un giovane imprenditore hai continuato a ragionare come se i clienti dovessero arrivare per grazia ricevuta, come era stato per tuo nonno a bottega e tuo padre a negozio.

👉🏼 Se sei un dipendente hai continuato a ragionare come se il lavoro te lo dovessero dare per forza, in virtù delle tue sudate competenze.

E allora all’inizio no, è vero, non è stata colpa tua.

Perché ti hanno raccontato per anni che è così che sarebbe andata.

Poi però, a un certo punto, ti sei accorto non stava andando proprio così.

E allora avresti dovuto fermarti.

Avresti dovuto capire.

Avresti dovuto agire.

Invece no.

Hai continuato ad avanzare a testa bassa così come ti avevano abituato.

Ecco dove sta la tua responsabilità.

✌🏽Ora hai due possibilità: restare impaludato nella mediocrità oppure cambiare ottica.


E l’ottica, se lo chiedi a me, si chiama #PersonalMarketing.

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