Passaggi di tempo
Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza ha da sempre rappresentato un momento complesso sia per i ragazzi, principali “attori” di questa tappa evolutiva, sia per i genitori, principali “spettatori”.
E’ un momento spesso vissuto con paura e angoscia dalla famiglia. Già da quando il bambino è ancora piccolo, la mente degli adulti viaggia e fantastica chiedendosi cosa potrà diventare una volta raggiunti i 13-14 anni.
L’immagine più diffusa dell’adolescenza è quella di un periodo buio e complesso, in particolare per chi la accompagna, una lotta continua contro muri infrangibili. E’ una sensazione costante di fatica e spaesamento.
Sensazioni reali e concrete, ma che se analizzate e comprese, possono forse diventare più tollerabili, non solo per gli adulti, ma per gli adolescenti stessi.
Eh si, perché quelle sensazioni che comportamenti e atteggiamenti dei ragazzi ci scatenano, non sono che sensazioni provate da essi stessi.
La mente adolescente è una mente in costruzione, come quella di un bambino, alle prime esperienze con il mondo, Silvia Vegetti Finzi, psicoterapeuta, parla infatti di una seconda nascita: ma cosa significa?
I cambiamenti a cui l’adolescente va incontro sono molteplici, sia fisici che mentali. Le certezze costruite faticosamente fino a quel momento crollano, non sono più sufficienti a supportare l’evoluzione della persona. Questa rottura provoca una sensazione di smarrimento e crisi, tipicamente associate a quest’età.
I primi cambiamenti percepibili sono quelli del corpo: a un corpo bambino, conosciuto e familiare se ne sostituisce, poco alla volta, uno nuovo, sessuato, difficile da gestire perché portatore di sensazioni nuove.
Al corpo vissuto, nel quale ci sono i segni delle proprie esperienze di piacere e dispiacere arriva un corpo imprevedibile, nelle sensazioni e nelle trasformazioni.
Questo cambiamento esteriore, immediatamente percepibile da se stesso e dagli altri, è fonte di angosce e insicurezze che vengono manifestate ed espresse attraverso condotte di chiusura, evitamento e opposizione che caratterizzano quest’età.
La fragilità emotiva dei figli si riflette sui genitori che possono arrivare a sentirsi impreparati o inadeguati nella relazione con essi.
Il genitore deve però avere nella mente che la sensazione di smarrimento che sente deriva in gran parte dai comportamenti stessi del figlio. Questo perché la modalità più efficace con cui l’adolescente riesce ad esprimersi e a comunicare il suo stato d’animo è il comportamento stesso. Come spiega la dott.ssa Elena Riva, neuropsichiatra infantile “l’azione prende il posto della parola” . La mente adolescente viene infatti definita, da alcuni specialisti, come “spazio psichico allargato”, per indicare una ancora immatura capacità di mentalizzare (renderli coscienti) i propri pensieri e i propri vissuti. L’immediata conseguenza è l’esternazione attraverso agiti carichi di significati emotivi, in alcuni casi, troppo dolorosi, che la mente adolescente ancora non riesce a gestire da sola.
Ma allora, in questa complessità emotiva di cambiamenti e trasformazioni, come un adulto può guardare-pensare all’adolescenza e al ragazzo-soggetto che la incarna? Lungi dal pensare che esista una risposta definitiva e unica a questa domanda, ci sembra importante affermare che l’adolescenza possa essere pensata innanzitutto come a un’ opportunità; i giochi, infatti, sono aperti, le potenzialità dei ragazzi sono molteplici e, per far si che queste si sviluppino al meglio, hanno bisogno della nostra fiducia. Ciò che si può fare è fornire loro degli strumenti che gli permettano di costruirsi una propria identità e di scrivere mentalmente la propria biografia. Poniamo loro delle domande, domande aperte, non chiuse, domande che aprano alla riflessione.
Una questione sulla quale si discute continuamente e crediamo meriti un accenno riguarda “le regole”. Ci si chiede quante, quali, si stilano elenchi predefiniti e universali di regole. Noi crediamo che le regole abbiano una funzione importante nell’adolescenza, in quanto l’espansione e il vitalismo tipico di questo periodo evolutivo giova di un certo “contenimento”. Ma le regole devono essere significative, devono orientare. Non sono griglie o prigioni ma sono “cornici” che proteggono e, se sono coerenti e significative, possono essere di grande aiuto per i ragazzi nell’affrontare questo viaggio.
Sonia Stoppa, neuropsicomotricista
Matteo Massarotti, psicologo
Il quadrifoglio - spazio di terapia neuro psicomotoria
vicolo Fratelli Cervi 3, Mede
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